Le forze di difesa popolare PDF contro il golpe si stanno legando ai gruppi etnici ribelli per formare un corridoio di resistenza ininterrotto da nord ad ovest.
Le piogge monsoniche da maggio ad ottobre segnano una tregua nelle tante guerre intestine che da decenni scoppiano lungo i confini del Myanmar.
Ma un anno totalmente differente della storia moderna del paese ha sconvolto questo ritmo annuale con gli scontri feroci tra il regime del golpe militare contro una pletora di insorgenti etnici e gruppi di difesa popolare che sono proseguiti durante la stagione dei monsoni.
Un conflitto crescente con grandi implicazioni strategiche è localizzato in un pezzo di campagna comune lungo i fianchi occidentali del Myanmar centrale dove il Tatmadaw si trova di fronte ad una nuova sfida posta dagli insorti della dominante comunità etnica Bamar.
La zona di guerra occidentale, delimitata dal fiume Chindwin a nord e distesa a sud tra il fiume Irrawaddy e le colline dello stato Chin lungo la frontiera indiana, comprende una serie di cittadine un tempo silenziose della parte meridionale del Sagaing e nelle punte settentrionali del Magway.
Queste cittadine isolate dai nomi strani come Kalay, Kani, Pauk e Tilin non sono mai state zone turistiche, né hanno mai hanno reclamato una propria importanza commerciale o industriale, e non sono state mai toccate fino ad ora dalle eterne insorgenze del Myanmar.
Da aprile, l’ostinata e crescente resistenza alla presa del potere dei militari a febbraio delle forze locali del PDF sta cambiando fondamentalmente la mappa dei conflitti del Myanmar.
Le aree dove i PDF sono attivi formano un vasto corridoio di resistenza che connette le grandi forze insorgenti a nord e ovest del paese che sono già emerse come attori fondamentali nella lotta per il futuro del Myanmar.
A settentrione, il potente esercito Kachin KIA combatte il Tatmadaw nel Kachin e negli stati settentrionali Shan da marzo con una delle campagne militari più vaste e dure dei suoi 60 anni di storia di insorgenza.
Da luglio l’organizzazione armata etnica con i suoi 10mila combattenti ha esteso la sua presenza operativa verso sud nella regione del Sagaing unendosi alle forze del PDF nelle cittadine Shwegu e Kathe lungo il fiume Irrawaddy come anche a sud nel Kawling e Mogok, l’area mineraria della regione di Mandalay.
Nello stato occidentale del Rakhine sul versante birmano della Baia del Bengala, il già protetto e attuale alleato del Arakan Army con i suoi 8000 uomini ha sospeso una sanguinosa guerra di due anni con il Tatmadaw dedicandosi a consolidare le forze ed il controllo sotto la forma di un cessate il fuoco.
E’ un’iperbole definire il sentiero di Ho Chi Minh il corridoio di resistenza di terra tra le due potenti armate etniche.
Ma tra il 2015 e ora ha di certo fatto da corridoio logistico vitale e generalmente sottovalutato attraverso cui le armi, cinesi o di produzione del KIA, fluivano verso sud lungo strade strette e poco notate dentro le colline del Chin Meridionale e alle forze principali dell’Arakan Army nelle città settentrionali del Rakhine.
Il comando del AA resta di base nel nord vicino alla capitale Laiza del KIA sul confine cinese. Ma mentre le armi arrivavano a meridione, le sue forze nel Rakhine sono cresciute piano piano da qualche centinaio di combattenti nel 2015 ad almeno 6000 nel 2018.
Con il senno di poi è notevole l’impunità con cui queste linee di rifornimento funzionavano trasformando profondamente la mappa strategica del Myanmar.
Anche mentre sul Rakhine si addensavano le nubi di guerra, il sottoscritto ha girato nel novembre 2018 per il corridoio occidentale con una moto senza incontrare mai un posto di controllo della polizia o dei militari.
Arakan Army si stava rafforzando sotto gli occhi dei militari che presto avrebbero pagato amaramente questo fallimento di intelligence di proporzioni storiche.
La guerra che scoppiò alla fine nel Rakhine a gennaio 2019 durò fino a novembre 2020 quando si ebbe un cessate il fuoco con scontri continui semi convenzionali che coinvolgevano l’artiglieria pesante e gli attacchi aerei dei militari birmani con perdite forti da entrambe le parti.
Nonostante le perdite AA è emerso automaticamente vincitore. Mentre il Tatmadaw ha ridotto la propria presenza militare per affrontare i disordini dopo il golpe e le offensive dell’insorgenza nelle altre aree, i ribelli nazionalisti Rakhine hanno avuto tempo e spazio per estendere la presa nel loro stato mentre rafforzavano le strutture nascenti del governo parallelo.
Dopo aver emesso le misure di contenimento del Covid-19 a luglio, AA ha annunciato ad agosto che i propri tribunali gestiti dal braccio politico United League of Arakan (ULA) avrebbero gestito le dispute locali. Inoltre il gruppo ha messo in campo una propria polizia, separata da quella nazionale, e proprie unità militari.
Mentre continua ad espandersi, il controllo del territorio del AA ha confermato la sua posizione di una delle tre forze etniche più importanti insieme al KIA e al UWSA forte di 30 mila uomini.
Il comandante del AA Twan Mrat Naing ha chiaramente definito l’ambizione di ottenere ad ovest del paese un’autonomia piena del tutto simile a quella goduta dal UWSA sostenuto dalla Cina, nel nordest dello stato Shan.
Sono sviluppi che il Tatmadaw, ora bloccato dai risultati catastrofici della presa di potere di febbraio, può solo guardare con sempre maggiore allarme, dal momento che almeno per ora non ha né il tempo né la forza per piegare AA e potrebbe essere persino troppo tardi quando lo farà.
Su questo sfondo non sorprende che le forze PDF locali siano emerse lungo il corridoio che connette il Sagaing meridionale con Magway settentrionale, dove attingono al flusso di armi, di tattiche e tecnologia che permette loro di diventare i più attivi nel paese.
E’ difficile però dire fino a che punto il KIA o AA, insieme o da soli, abbiano incoraggiato questo sviluppo.
E’ chiaro che l’uso attuale di tante mine improvvisate da parte del PDF lungo il corridoio occidentale è eredità dell’esperienza del KIA; che gli scontri in atto avvengono con insorti armati meglio degli antichi fucili da caccia; e che la crescita di un sempre più attivo fronte armato sul lato occidentale del Tatmadaw serva agli interessi strategiche sia del KIA che del AA.
Al pari del sentiero di Ho Chi Minh della guerra del Vietnam il corridoio non è legato ad una strada ed il condotto logistico sembra coinvolgere una rete di strade secondarie che collegano le città vicine al Irrawaddy come Yesago alle altre più ad occidente come Pale e Kyaw.
Alcune arterie sono più importanti di altre. La più importante è la stretta strada asfaltata di 130 chilometri che va a sud da Kalay, attorcigliata ai piedi del ripido massiccio delle colline Chin nel Sagaing, a Gangaw, una bella cittadina nelle dolci colline del Magway settentrionale.
Il luogo di ripetuti attacchi con mine ai veicoli e convogli delle forze di sicurezza, questa remota strada è diventata “una delle strade più pericolose … nel paese” , come la descrive in un rapporto una ditta di sicurezza aziendale.
La vicinanza alle Colline Chin di alcuni gruppi PDF ha fatto comparire una nuova alleanza tra gli etnici Bamar e i gruppi di resistenza Chin.
Il 26 luglio il ramo di Mindat del CDF, forza di difesa del Chinland annunciava un’alleanza con l’appena formata YDF, forza di Difesa Yaw che opera tra le tre cittadine di Gangaw, Tilin e Saw.
Nelle ultime settimane la risposta del Tatmadaw a questa minaccia è cresciuta con perdite ingenti per i militari a beneficio del KIA e AA. Incursioni nei villaggi, in forza e per vendetta, sono diventate quotidiane e coinvolgono colonne di militari che giungono nelle comunità di campagna per arrestare sospetti, saccheggiare e bruciare case.
Le operazioni di rastrellamento prendono di mira aree più vaste e coinvolgono le appena formate bande di miliziani Pyu Saw Htee che sostengono le unità militari da guida, da informatori e da miliziani.
L’ultima di questa operazione è avvenuta alla fine di agosto a Pauk nel Magway dove le forze del PDF hanno attaccato con mine i veicoli del Tatmadaw.
Secondo il sito The Irrawaddy, un centinaio di militari hanno preso di mira i villaggi e le foreste vicine. Il 31 agosto il Tatmadaw ha usato i mortai contro il villaggio di Wun Chone costringendo circa 30 mila persone a fuggire.
Le incursioni dei militari hanno a vote portato a massacri di abitanti sospettati di legami con l’insorgenza, procedure che di solito il Tatmadaw riserva alle minoranze etniche tra cui i Rohingya.
Secondo fonti dell’opposizione e dei media, le operazioni di fine luglio a Kani sul fiume Chindwin portarono all’esecuzione di 15 cittadini che poi furono scoperti avere le mani legate alle spalle
Il caso fu poi amplificato all’ONU dove il 4 agosto il rappresentante democratico del Myanmar Kyaw Moe Tun ha scritto una lettera al segretario generale Guterres in cui denunciava più di un massacro avvenuto nelle operazioni di Kani e chiedeva un “intervento umanitario urgente”.
Non è ovvio se le tattiche del Tatmadaw riusciranno a fermare l’opposizione lungo questo corridoio.
Mentre le incursioni e rastrellamenti mirati nei villaggi ribelli possono cacciare le persone dalle case, i limiti umani precludono di gran lunga la possibilità di controllare militarmente larghe porzioni di campagna.
Gli attacchi ripetuti ai convogli e ai movimenti delle truppe ridurranno il numero di strade che si possono controllare anche parzialmente, portando in prospettiva alla creazione di zone “vietate” dove i militari birmani possono andare solo con grandi offensive.
Nel Myanmar occidentale la posta è alta per la giunta. La comparsa di una zona dominata dall’insorgenza che va dallo stato Kachin a nord fino alla Baia del Bengala ad ovest pone il regime di NayPyidaw di fronte ad una sfida di ardue proporzioni.
Si può dire con certezza che sarà data mano libera alla propensione dei militari alla repressione da terra bruciata e alla violenza senza limiti contro la propria gente nel tentativo di prevenire questa prospettiva. Ma la tattica di una guerra totale rischia di mettere altra benzina sul fuoco di una ribellione contro il golpe che i militari del Myanmar hanno difficoltà a spegnere.
Anthony Davis, Asiatimes