Raccomandazioni forti per il processo di pace in Thailandia

La commissione parlamentare thai adhoc con il compito di esplorare come rafforzare il processo di pace del Meridione Thailandese presenterà, prima della sua conclusione, alcune raccomandazioni forti su alcune questioni spinose al centro dell’insorgenza.

La commissione parlamentare thai adhoc, che è stata costituita nell’ultima legislatura, ha consultato esperti e le parti tra cui i negoziatori del BRN in Malesia e presenterà il mese prossimo le raccomandazioni al parlamento prima del probabile scioglimento del partito del suo presidente MFP.

raccomandazioni forti per Patani

La commissione ad hoc aveva il compito anche di fare proposte sul migliorarmento del processo consultivo pubblico per sentire la voce dei cittadini residenti del contestato meridione a maggioranza musulmana ai negoziatori thailandesi e del BRN.

I membri più progressisti del comitato di 35 parlamentari sosterranno di far andare avanti il processo di pace oltre le misure di costruzione della fiducia per affrontare le cause radicali del conflitto decennale.

Ma queste richieste di cambiamenti sostanziali troveranno la resistenza sia di parlamentari che della burocrazia che vogliono mantenere la struttura altamente centralizzata del paese e che sono poco inclini a fare concessioni speciali al meridione che potrebbero essere un precedente per altri regioni.

A gennaio 2020 il BRN, gruppo separatista armato dei cittadini di Patani che controlla l’insorgenza sul campo, iniziò i colloqui diretti con il Pannello del Dialogo di Pace della Thailandia con un processo negoziale irto di criticità e con disaccordo sull’approccio preferito da usare.

Sebbene si siano fatti dei progressi, vi sono tensioni di fondo sulla legittimità dei negoziati e sulle motivazioni politiche alla base della violenza nella regione del confine meridionale.

In primo luogo, il processo non ha avuto fin dall’inizio la piena approvazione dell’esercito, che preferisce ancora usare mezzi militari per sedare l’insurrezione.

L’elite politica thai e i militari non hanno mai amato l’idea di parlare ai separatisti considerando l’idea come una legittimazione non necessaria del BRN. Loro preferiscono non riconoscere le radici politiche della violenza nella regione di frontiera meridionale.

I combattenti del BRN da parte loro si domandano se l’idea dell’indipendenza sia ancora parte degli obiettivi del movimento ora che i loro capi politici hanno accettato di negoziare sotto la costituzione thailandese.

I capi del movimento si affideranno alle consultazioni pubbliche per risolvere questa questione e nel caso che la popolazione voglia l’indipendenza, che sia così.

I combattenti, nel frattempo, non abbandonano la loro campagna di violenza con gli attacchi che sono diventati più che mai una parte essenziale del messaggio politico dei ribelli.

L’aumento degli incidenti violenti è il più alto degli ultimi sei anni e la natura intensa di alcuni di questi attacchi di alto profilo, spesso coordinati e simultanei, coinvolge decine di operatori e a volte dura fino a 30 minuti. Gli obiettivi sono le unità di sicurezza che pattugliano la regione e le installazioni governative nelle città.

E’ un modus operandi molto distante dalle bombe lungo la strada seguite da scontri a fuoco di tre minuti per poi ritirarsi nella giungla.

Oltre all’aumento della violenza, la reazione suscitata da una copia che è trapelata del Joint Comprehensive Plan Towards Peace (JCPP) riflette la fragilità del processo di pace.

Le solite teste parlanti hanno espresso la loro opinione, ma sono stati i commenti di Surachart Bamnrungsuk, membro del Dipartimento di Relazioni Internazionali dell’Università Chulalongkorn, a suscitare l’indignazione di molti. Egli ha osservato che il Gruppo di dialogo per la pace sta procedendo nel modo sbagliato e si è chiesto se i negoziatori thailandesi non stiano oltrepassando il loro mandato con questa cosiddetta road map per la pace.

Il documento che è stato fatto trapelare dal BRN contiene punti specifici sulla riduzione della violenza e indica una linea temporale per il rilascio dei detenuti e le linee guida per monitorare il cessate il fuoco.

Il JCPP non è una dichiarazione politica in sé, ma i critici del processo di pace non riescono a vederla in altro modo. Per molti politici thailandesi e per le élite conservatrici, tutto ciò che riguarda l’estremo Sud di lingua malese e tutti i rapporti con la BRN sono essenzialmente politici.

Il comitato ad hoc per il profondo meridione è guidato dal veterano legislatore Chaturon Chaisang, ben rispettato dai musulmani malesi dell’estremo sud della Thailandia.

Quando era ministro dell’Istruzione, due decenni fa, Chaturon aveva esortato il governo a sostenere l’identità locale e a concedere ai malesi un maggiore spazio culturale come modo per colmare il divario di fiducia tra lo Stato e la popolazione locale, ma queste raccomandazioni forti furono immediatamente rigettate dai militari.

Oggi Chaturon non è più un ministro e non ha più quella forza propulsiva che aveva con il governo o il partito. Nessuno si attende un significativo salto in avanti perché non è ancora chiaro che concessioni il governo sia disponibile a dare ai cittadini di etnia malese di Patani.

Inoltre, il mandato di tre mesi alla volta affidato al suo comitato ad hoc non è un granché, considerando che il conflitto è riesploso 20 anni fa e che da allora più di 7.500 persone sono morte a causa della violenza legata all’insurrezione.

I membri del comitato sono un gruppo eterogeneo di persone, tra cui coloro che sostengono la necessità di intraprendere azioni serie per dare potere alla regione di lingua malese, in modo che la popolazione locale possa abbracciare pienamente la propria identità culturale e religiosa e la propria narrativa. E poi ci sono quelli che credono che l’estremo Sud possa scendere a patti con lo Stato se il governo migliora le sue prestazioni in termini di beni e servizi.

I funzionari governativi, in generale, continuano ad aggrapparsi alla politica di assimilazione di lunga data – migliorare la Thailandia tra i Melayu senza capire che, per i musulmani di questa regione storicamente contesa, la loro religione islamica e la loro identità malese sono inseparabili.

Inoltre, non sembra esserci molto interesse tra i legislatori, compresi quelli che siedono in questa commissione ad hoc. Molti sembrano avere di meglio da fare che partecipare alle riunioni della commissione.

In ultima analisi, per quanto audaci possano essere le loro raccomandazioni, spetta essenzialmente al Parlamento e al governo agire in base alle raccomandazioni forti della commissione.

Dato il clima politico del momento, unito alla mancanza di interesse da parte dell’attuale classe di legislatori e alla mentalità dell’esercito e delle élite politiche che non sono disposte a fare serie concessioni ai Malesi Patani al di là di piccoli aggiustamenti amministrativi, la violenza politica nell’estremo Sud continuerà come sempre.

Dan Pathan, Benarnews

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