I ragazzi di Davao nella guerra alla droga a Quezon City

I ragazzi di Davao non è il titolo di un cinepanettone, ma un gruppo di poliziotti della città di Davao, dove è stato sindaco per 20 anni il presidente Duterte, fatti arrivare a Quezon City a formare il gruppo di fuoco speciale di un’unità antidroga.

La stazione di polizia è la Stazione Batasan della Polizia di Quezon City, su cui i giornalisti della Reuters, Clare Baldwin e Andrew RC Marshal, hanno fatto una puntigliosa inchiesta “Come una squadra segreta di polizia ha collezionato omicidi nella guerra alla droga di Duterte”.

Dopo qualche incertezza, lo stesso capo della polizia Rolando De La Rosa, ha ammesso di aver di persona inviato in quella stazione di polizia il gruppo dei Ragazzi Di Davao, affidando il compito a Lito Patay perché molto professionale e molto dedicato al suo lavoro.

Patay in filippino significa morte, uccidere, essere spacciato: un nome e la garanzia di un lavoro fatto bene. Patay ha portato con sé una decina di persone scelte, specializzate in questo compito.

Patay è l’uomo di fiducia di De La Rosa che lo assegna in una zona delle più difficili e gli dà mano libera.

La stazione di polizia Batasan ha ucciso 108 persone nelle operazioni antidroga, il 39% di tutte le morti a Quezon City.

“Fu assegnato lì per affrontare il problema della droga e non per uccidere chi meritava di essere ucciso. Se fanno resistenza perché rischiare la propria vit? Devi rispondere” ha detto De La Rosa a chi gli ha chiesto se avesse personalmente indicato chi uccidere.

“La polizia, che fece irruzione nella casa di Kathrina Polo, quella notte piovosa di agosto 2016, sparò due volte il marito al cuore e alla testa, parlava una lingua che la donna riconobbe ma che non sapeva parlare, il visaya.”

Lo si parla nelle Filippine meridionali, ma nelle baraccopoli di Quezon City lo si sente pochissimo. Era la lingua con cui la polizia continuava a parlare perché sapevano che non sarebbero potuti esere compresi.

La stazione Batasan di Queson City è la più mortale delle dodici con 108 omicidi ed il 39% del conto totale dei morti a Quezon secondo dati di polizia analizzati dai giornalisti della Reuters. Quasi tutti sono stati eseguiti dai ragazzi di Davao.

I giornalisti della Reuters hanno pure intervistato il capo dei dieci ragazzi di Davao, quel Lito Patay che a Davao conduceva uno dei gruppi paramilitari.

“Non provo rimorso perché ci difendiamo soltanto. Seguiamo sempre il governo della legge” ha detto in un’intervista a novembre.

Si legge nell’articolo:

Patay ha detto che i suoi uomini erano al suo servizio a Davao, ma non li ha identificati. Ma il nome di otto di loro appaiono in un ordine di trasferimento della polizia che uno di loro ha messo su Facebook. Quei nomi sono gli stessi dei rapporti di Quezon City rivisti dalla Reuters. I rapporti mostravano che questo piccolo gruppo di uomini era coinvolto in oltre la metà degli omicidi di droga della stazione 6 (la Batasan), 62 su 108 comprese le tre operazioni col più alto numero di morti.”

Reuters poi ha detto di aver intervistato uno di questi poliziotti, Charles Owen Molinos, che ammette le speciali abilità di uccidere del gruppo.

“Reuters ha passato quattro mesi a ricostruire il percorso di morte dei Ragazzi di Davao a Quezon City, parlando a tantissimi poliziotti e ai familiari del defunto ed analizzando migliaia di rapporti di polizia che trattavano il primo anno di guerra alla droga. I rapporti non specificavano chi avesse tirato il grilletto, ma solo chi aveva preso parte all’operazione. Dopo l’arrivo a Quezon City i ragazzi di Davao furono velocemente coinvolti in decine di omicidi secondo quanto la polizia descrive come operazioni legittime, ma che i familiari e avvocati descrivono come esecuzioni sommarie.”

Secondo la Reuters emerge un quadro dettagliato di come si sia mobilitata una unità antidroga segreta, poi sciolta in attesa di altri incarichi.

“La storia dei Ragazzi di Davao mette in luce una dinamica maggiore: molti degli ufficiali di polizia fondamentali della guerra alla droga vengono e hanno fatto servizio nella città del sindaco Duterte, dove i metodi brutali della campagna hanno avuto origine.”

Un gruppo dei diritti umano di Davao, la Coalizione contro le esecuzioni sommarie, ha accusato le squadre della morte della città di 1424 omicidi tra il 1998 e il 2015, piccoli criminali e tossicomani.

Con l’elezione a presidente delle Filippine il modello viene esportato dovunque ed a comandare le azioni è proprio il più importante ufficiale di polizia di Davao, a cui Duterte dà mano libera nella lotta al crimine.

La polizia dice di aver ucciso 4000 criminali in operazioni legittime, tutti in autodifesa. Le morti in realtà sono tante di più, molte delle quali fatte da presunti gruppi di vigilantes in cui molti sospettano la mano segreta della polizia.

“Come De La Rosa, Patay ha la reputazione di chi ama l’azione. Fu ferito al braccio nel 2008 durante degli scontri con la guerriglia comunista, ed odia la droga. Siamo davvero molto arrabbiati contro chi è coinvolto nelle droghe, dice Patay alla Reuters, alzando la voce e dando una forte enfasi alle parole. Li vogliamo distruggere. E’ la nostra dottrina.”

I poliziotti del posto della Batasan dicono che quel nome di famiglia Patay ha lo stesso suono della parola filippina morte. Spaccia la droga e Patay ti ucciderà. Ma è lo stesso poliziotto a giocarci sopra.

Dopo una premiazione all’unità Batasan per i grandi risultati ottenuti ad agosto Patay è promosso ed entra in un’unità importante della polizia, Gruppo di Indagine Penale, CIDG.

“La stazione 6 presiede sei grandi distretti che includono quelli el governo, un’immensa discarica ed alcuni dei distretti più ricchi. L’area presenta aree ricche, con i cancelli di accesso e mai toccati alla guerra alla droga. Le aree più povere hanno invece vissuto tutta la furia della campagna di Duterte e della squadra della stazione batasan.

L’arrivo di Patay nel luglio 2016 coincide con una purga epocale. La polizia distrettuale di QC rimosse l’intera unità antidroga della stazione se, fatta di 53 poliziotti per sospetto coinvolgimento nella droga, in estorsioni ed altri reati, La purga ha dato mano libera a Patay di mettere su una nuova squadra con i suoi ragazzi di Davao al centro. Patay dice alla Reuters. Mi conoscono, conoscono la mia integrità e sanno che una volta che dico loro di fare qualcosa devono farlo. Ed aggiunge devono obbedire”.

La cosa che sorprende in questo rapporto è che molto di quanto descritto dall’articolo della Reuters trova riscontro su Facebook, su alcuni profili di questi ragazzi di Davao, dove pubblicano il biglietto del volo da Davao a Manila oppure la notizia della loro assegnazione provvisoria a Quezon City. Charles Owen Molinos è uno di questi.

“Col trasferimento da Davao a Quezon City sull’isola principale di Luzon, Patay parlava ed agiva come se si trovasse in territorio nemico. I poliziotti di Davao non prendono soldi della droga, dice Patay alla Reuters, ma a Luzon Persino i generali di polizia sono corrotti, dice senza addentrarsi molto.

Prima del trasferimento Patay fa un discorso di incoraggiamento ai suoi. Andremo a Manila, siamo un gruppo, non dobbiamo farci corrompere lì. Preghiamo Dio di resistere alle tentazioni. A Manila Patay tenne i ragazzi in baracche improvvisate all’ultimo piano della stazione di polizia e si assicurò che i suoi fraternizzassero solo con gli ufficiali, non con i ranghi bassi.

Ronnick de Ocampo, un membro della squadra antidroga della Stazione Batasan ma non dei ragazzi i Davao, ha detto che i ragazzi di Davao avevano tra i trenta e quaranta anni, e si chiamavano tra loro fratelli.

Ocampo non ha fatto nomi e si agitava cambiando soggetto appena gli si faceva qualche pressione.

I ragazzi di Davao erano una razza differente. Indossavano giubbotti antiproiettili anche per comprare le sigarette, diceva di loro Reynaldo Esteban” della stazione di polizia 6 che lavorava per la campagna di prevenzione. “Noi siamo la prevenzione, loro la cura” dice Esteban con uno scherzo nervoso.

L’azione di Patay e della sua squadra aveva il compito di organizzare tutto il resto della stazione di polizia per le operazioni in cui incastravano presunti spacciatori e per assicurare la buona riuscita dell’operazione. “Non siamo dei superpoliziotti noi” diceva Patay capaci di agire in aree molto pericolose.

Le squadre antidroga erano assemblate di poliziotti che fingevano di acquistare droga, personale armato fino ai denti di sostegno, tutti reclutanti nel giro di venti minuti mediante messaggi via Facebook Messenger.

“Un comandante di polizia disse a febbraio che le operazioni erano esecuzioni ben pianificate. Gli spacciatori facilmente individuavano i poliziotti sotto copertura e non vendevano loro droga. Invece gli operativi di polizia passavano per le armi i loro obiettivi, di solito disarmati, piantando droga e armi per giustificare l’uso della forza.

Patay ha detto che i suoi uomini aprono il fuoco solo per autodifesa. Prima di ogni operazione ha detto che pregava con i suoi uomini. Per la propria protezione ma anche divea per la protezione dei loro obiettivi e per la comunità.”

Insieme a loro pregava anche un cappellano che cita la bibbia a giustificazione degli omicidi, Duterte come agente della collera divina.

I giornalisti della Reuters sono riusciti ad intervistare solo Molinos, dopo aver provato a contattarli attraverso Facebook, perché Patay ed i suoi superiori hanno invitato il gruppo a non parlare.

“Solo Charles Owen Molinos ha accettato di parlare con la Reuters. Molinos che è stato addestrato nelle squadre SWAT di Davao non ha molta simpatia per i tossicomani che deve combattere.

Hanno distrutto tanta gente, ha detto, e questa è la volta che devono patire le conseguenze.

Molinos ha partecipato ad azioni dove sono morte 56 persone secondo i dati analizzati. Ha negato di aver ucciso qualcuno a Quezon City. Poi dice di averlo fatto. Quando gli fu chiesto quanti ne avesse uccisi, ripose con zero. Poi non ha risposto quando gli si chiede della cifra di 56 persone.

Una delle vittime è il marito di Kathrina Polo.

Quando quel 15 agosto 2016 i ragazzi di Davao entrarono nel quartiere della donna appena dopo la mezzanotte, con fucili di assalto e in piena tuta di combattimento, come dice la donna, la squadra della stazione 6 aveva ucciso otto persone in sei operazioni, secondo i dati criminali.

Quella notte la squadra aggiunse altre cinque esecuzioni: Cherwen Polo, tre dei suoi amici di bevuta e un vicino. Cherwn celebrava i suoi 39 anni.

Caterina disse che quando la polizia entrò nella casa lei era nella stanza di dietro e Cherwen era di sopra con gli amici, addormentati dall’alcol. Udì dei passi salire per le scale e poi sei colpi.

Disse di essere andata nella stanza e di aver trovato almeno 5 poliziotti. “Non sparate perché ci sono bambini qui!” li supplicò. Un ufficiale con un accento visaya le ordinò di portarsi i bambini fuori. Nell’uscire sentì altri colpi.”

Il rapporto di polizia parlava di operazione legittima. Secondo il rapporto della polizia Chewren nel capire che stava vendendo droga alla polizia avevano tirato fuori le armi ed aprirono il fuoco. L’ufficiale disse “di non aver avuto alcuna altra scelta se non rispondere al fuoco” dice Patay in una sua dichiarazione a parte alla Reuters.

Dall’autopsia della polizia i proiettili colpirono la testa, il cuore ed il braccio di Chewren, ma nessun poliziotto era rimasto ferito.

La polizia non portava maschere, dice la donna. Li potrebbe riconoscere se li vedesse di nuovo, dice senza esitazione.

“La Reuters mostrò alla donna le foto dei ragazzi di Davao prese dalle foto su Facebook di Molinos e lei indicò l’uomo che riconobbe: Michael Maderable, che è nella lista del rapporto di polizia di chi ha partecipato all’operazione. Il suo nome compare nell’odine di trasferimento del luglio 2016.

Un account di Facebook in suo nome dice che proviene dalla città di Tagum, dove Patay lavorava prima di assumere il comando della stazione di Batasan…. Maderable hanno impedito alla Reuters di fare domande a Maderable”.

“Molinos e Maderable erano tra i cinque ragazzi di Davao coinvolte nelle operazioni più mortali della stazione 6 e di tutta Quezon City nel primo anno di guerra alla droga”

La guerra cambia un po’ pelle a settembre 2016, quando la polizia comincia a portare agli ospedali le persone che ha preso di mira nella sua guerra. Tutti arrivano morti naturalmente, uccisi per autodifesa. Tutti uccisi al cuore e alla testa. La Reuters ovviamente ricorda che la polizia ufficialmente smentisce queste tesi.

Nel 2017 comunque il tasso di omicidi della stazione 6 comincia a diminuire, dagli 87 ai 21 fino a dicembre 2016.

Dopo la morte dell’uomo di affari sudcoreano nella stazione di polizia a Camp Crame, l’opposizione si fa più forte e Duterte di smantellare le unità antidroga, cosa che comunque non è mai accaduta.

Deve essere parso così anche a Dennis Pal, un altro dei ragazzi di Davao che sulla pagina Facebook commenta: “Significa tornare a casa per noi poiché le unità della droga sono state abolite”.

Cambia il nome ma non la sostanza.

Il 28 febbraio Duterte ordina di riprendere le operazioni e alla stazione Batasan crescono di nuovo le morti. Otto dei ragazzi di Davao prendono parte all’esecuzione di Bernabe Sabangan di 23 anni e del suo amico a maggio 2017.

“Mariel Sabangan ha detto alla Reuters che suo fratello stava cucinando e guardando la televisione quando gli uomini di Patay entrano e lo ammanettano. Mariel li supplicò di lasciarlo andare, ma loro la portarono fuori insieme al marito. Poi la donna udì tre colpi. Piangevo già ed impazzivo perché sapevo cosa significasse, disse la donna.”

La polizia rimase lì vicino per una mezzora prima di portare il corpo del fratello e dell’amico all’ospedale dove furono dichiarati morti all’arrivo.

“L’ufficiale bevve il caffè del fratello morto e rubò gioielleria, telefonino, i salvadanai dei figli e una moto, dice la donna”

Mariel poi riconosce i tre uomini dalle foto di Facebook di Molinos che è colui che con la pistola puntata porta il fratello fuori di casa. Riconosce l’accento dell’uomo come quello del presidente. Il nome di Molinos rientra nel rapporto di polizia sull’incidente.

“Mariel dice di non riuscire a dormire. E’ come se sytessi uscendo pazza, dice. Sento come se la polizia potrebbe tornare”

“Patay si attendeva obbedienza e trasparenza totale dai suoi uomini. Devo sapere tutto delle operazioni perché devo sempre guidare, dice di aver detto loro. Patay deve anche eseguire ordini. Ha sottolineato che alla stazione 6 non applicava sue politiche ma quelle del governo e di capi della polizia.”

Patay dice che i politici del posto, cioè i capitani del barangay da tempo non mettevano più piede in molte aree. Ha detto alla Reuters di aver cambiato il gioco con un messaggio. Non è il momento di aver paura dei criminali. E’ il momento che siano i criminali ad aver paura di noi.”

I metodi di Patay hanno avuto una ricezione ambigua a livello locale. “Quando Patay comandava gli omicidi erano continui” ricorda la comandante del barangay dove fu ucciso Bernabe Sabangan, Crisell Beltran. Se gli omicidi rendevano alcuni distretti pacifici, il lato negativo è che la gente moriva.

“Beltran ha detto che la stazione 6 non l’ha mai informata prima di lanciare le operazioni speciali. Il barangay veniva chiamato solo dopo, a portare via i morti o i sospettati feriti. Beltran ha detto che il giorno 8 ottobre non riusciva a ricordare di un solo omicidio nel suo distretto da quando Patay è stato trasferito a settembre. Patay e la polizia non hanno risposto alla richiesta di commenti”

Ma un altro capitano di Barangay, Manuel Co invece fu avvisato e partecipò persino a qualche incursione di polizia con il suo fucile d’assalto.

“Quei figli di puttana degli spacciatori non dovrebbero avere diritti umani. Meritano di morire. Secondo Manuel Co Patay era per la vita. “Non vuole che muoia qualcuno. La sola ragione della loro morte è perché rispondono al fuoco”.

ragazzi di davao

Mentre Manuel Co sostiene che il crimine sia sceso nel suo distretto dopo la guerra alla droga, la storia è alquanto differente.

“Da luglio 2015 e giugno 2016, l’anno prima dell’arrivo di Duterte, la stazione 6 registrava1129 grandi crimini, tra i quali omicidi, stupri e furti. Nel primo anno della guerra alla droga, registrò 931 grandi crimini. Ma la proporzione dei grandi crimini nell’area della stazione 6 relativi a tutta Quezon City sono cresciuti dal 12 al 15%. In altre parole l’area della stazione 6 sono diventati più pericolosi se paragonati ad altre parti di Quezon City”.

Mentre Patay è diventato capo regionale del CIDG ed indaga sui grandi crimini di cui risponde a De La Rosa, il destino dei ragazzi di Davao è posto un po’ nel limbo perché si trovano in una casa sicura, cioè sotto protezione, in un barangay di Quezon City.

Una casa di protezione per i soli ragazzi di Davao.

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