Ratchadamnoen Avenue: la storia di Bangkok in pericolo di scomparsa

Quello che mi ha colpito in modo alquanto allarmante nel parlare con le persone lungo la Ratchadamnoen Avenue della prossima ristrutturazione è il loro senso di paura.

La proposta dell’Ufficio della Corona di rinnovamento della facciata

Pochissime persone degli intervistati hanno voluto essere identificati. Alcuni hanno detto di non voler parlare affatto su quello che potrebbe essere il cambiamento più significativo in 80 anni al panorama dello storico viale.

La ragione è alquanto immediata. Tutte le dieci costruzioni in stile art deco lungo il viale saranno sostituiti da pastiche neoclassici secondo quanto richiesto dall’Ufficio di Proprietà della Corona, che era il proprietario delle strutture sin da quando erano sotto la supervisione di un governo civile che abbatté nel 1932 la monarchia assoluta.

Attualmente l’agenzia è un’entità differente. Dopo una votazione del parlamento nominato dalla giunta nel 2017, l’Ufficio di Proprietà della Corona non è più sotto il controllo dello stato per essere sotto la supervisione del nuovo monarca, Re Vajiralongkorn.

Agli inizi del 2019, l’Ufficio di Proprietà della Corona invitò gli affittuari di questi palazzi art deco lungo i 1200 metri del viale ad un incontro in cui li informò della decisione presa di sostituir le strutture con una facciata neoclassica.

Quello che si disse nell’incontro mi è stato riferito da un partecipante che era chiaramente a disagio nel parlarne, ma lo assicurai che non c’era nulla di cui essere preoccupato. Quello che mi disse era perfettamente in linea con l’enunciazione del piano dell’Ufficio di Proprietà della Corona del 17 gennaio.

la facciata art deco sulla Ratchadamnoen Avenue

Non c’è nessuno che è eccitato della ristrutturazione. Critici come Chatri Prakitnonthakan, esperto ed autore di lavori sugli edifici dell’era della rivoluzione che abbatté la monarchia assoluta, mi dice che la nuova facciata sarà un “falso” perché è più un applicare una sulla struttura architettonica art deco che è fondamentalmente differente.

Lui sospetta anche che esiste un programma più profondo. Secondo Chatri, l’architettura art deco in Thailandia segnava una rottura rispetto all’assolutismo feudale. Crede che rimuovere questi cimeli legati alla memoria di alcuni rivoluzionari morti da tempo sia un tentativo sinistro di alcuni di vendicarsi di loro.

Indipendentemente dalla propria ideologia politica, la Thailandia ha perso troppe eredità architettoniche quando la vecchia capitale Ayutthaya fu saccheggiata dai birmani nel 1767; quando la città fu soggetta a tanti saccheggi e vandalismi di mercanti thai e cinesi nei secoli successivi.

Bangkok è relativamente nuova essendo stata nominata capitale nel 1782. Perché allora vogliamo togliere il volto sconsacrando le poche eredità architettoniche ed i monumenti che abbiamo?

Non talebanizziamo il nostro patrimonio culturale materiale, il nostro passato, la nostra storia, se non vogliamo finire senza sapere chi siamo, da dove veniamo e circondati da un ambiente alla Disney.

Nella metropoli cinese a rapida crescita di Shanghai, i cinesi sono riusciti a preservare molti edifici costruiti dalle ex potenze coloniali nonostante la storia amara. I Thai dovrebbero imparare a godere delle culture materiali, edifici inclusi, che parlano di una parte fondamentale della nostra storia invece di provare a cancellare quello che non ci piace.

Molti si sono rassegnati al destino che uno dei monumenti storici nella Città Antica di Bangkok sarà disneificato con una leggera patina neoclassica.

1937

Alcuni temono anche che il Monumento della Democrazia, il ricordo più visibile della nascita della democrazia parlamentare nel 1932, potrebbe essere cambiato se non rimosso del tutto.

Alcuni si fanno i selfie con quel monumento ricco di simboli con un fare un po’ nervoso. Non si sa mai.

E se la ristrutturazione è davvero inevitabile si spera che salvino almeno un edificio di art deco sul Ratchadamnoen Avenue: l’imponente Royal Hotel sulla parte di sudest del viale.

Fu aperto nel 1943 da nessun altro che il co-leader maresciallo Plaek Pibulsongkram e da allora ha vissuto un ruolo importante nei vari momenti chiave della storia politica del paese.

Fu un angolo di paradiso per i manifestanti del maggio 1992 che si sollevarono contro i governanti militari fino a quando i militari l’invasero picchiando ed arrestando con la forza chi vi si era rifugiato.

Bangkokpost

Mi domando se mai qualcuno farà una campagna per salvare questi cimeli storici. Con questo clima di paura e la delicatezza della questione, non sarei sorpreso se molti ci penseranno più di due volte a firmare oppure a cambiare idea dopo.

Pravit Rojanaphruk, Khaosodenglish.com

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