Il premier malese Mahathir Mohamad viene in Thailandia alla fine del mese di ottobre e presenterà al governo di Bangkok il facilitatore di recente nomina per i colloqui di pace nel meridione thailandese.
La nomina di Abdul Rahim Noor, già capo della polizia malese, ha generato molte discussioni tra gli osservatori del processo di un processo di pace che non è mai riuscito ad andare avanti sotto il governo della giunta militare.
La mancanza di progressi si origina dal fatto che il governo non ha introdotto alcun cambiamento significativo di politica per le province della frontiera meridionale di lingua malay, dove un’insorgenza separatista ha fatto quasi 7000 vittime dal gennaio 2004.
La giunta diede un mandato al Consiglio di Sicurezza Nazionale di presiedere alla risoluzione del conflitto e nominò un generale thailandese in pensione, Aksara Kherdpol, a guidare il gruppo del negoziato.
Aksara non è riuscito a fare alcunché perché l’unica cosa che è riuscito a produrre fu un concetto di Zona di Sicurezza, cioè un’area libera dalla violenza dove i nemici potessero parlare, credendo che avrebbe conquistato il BRN che controlla i militanti armati nel meridione ma che si è rifiutato di negoziare.
Al pari di chi in uniforme lo ha preceduto, Aksara conosce la strategia ma non comprende la logistica ed ancora meno le cause radicali del conflitto, un aspetto chiave che la giunta non ha mai affrontato.
I generali vedono la violenza in corso nel meridione non come un conflitto, ma come una serie di atti criminali, i cui colpevoli devono essere presi e perseguiti.
Ora c’è la speranza che Rahim Noor possa convincere il BRN a sedersi al tavolo, ma è un rifletto della pace illiberale della Thailandia, una nozione meschina che i pianificatori della sicurezza abbracciano da fin troppo tempo.
Piuttosto, hanno bisogno di comprendere che il BRN e gli altri gruppi separatisti storici sono tutti insieme un sintomo della politica sbagliata thailandese della assimilazione.
Assimilazione è ciò che i malay di Patani cominciarono a rigettare violentemente 50 anni dopo che la regione venne sotto il diretto governo di Bangkok, quando fu ridisegnato della Malesia Britannica.
Persino nei primi 50 anni, le relazioni tra lo stato e i Malay di Patani erano tutt’altro che perfette, ma la situazione era comunque gestibile.
Tutto questo cambiò quando le autorità thailandesi cominciarono a provare ad imporre la Thailandesità nel profondo meridione che ha insistito nel mantenere la sua identità etnico-religiosa. Le armi uscirono negli anni 60.
La comunità internazionale conosce poco il conflitto meridionale o il suo retroterra storico. Sente i capi del paese a maggioranza buddista dire che i musulmani armati di Patani interpretano erratamente le scritture islamiche e viene loro insegnata una storia falsa nelle loro scuole.
Neanche i nostri capi si domandano dove sia andata a male questa politica rispetto al meridione.
Invece di affidarsi così pesantemente su Mahathir e Rahim Noor, il governo ha bisogno di negoziare con l’insorgenza con tutto il cuore e ristabilire lo stesso livello di agiatezza che godevano nel meridione prima degli anni 60, basata sulla dignità e il mutuo rispetto.
Mahathir e Rahim Noor si troverà sotto una pressione sostanziale per raggiungere quello che si è dimostrato impossibile in tutti questi anni, ma il processo di pace non può essere fatto sotto pressione.
La giunta ha passato i quattro anni scorsi perseguendo tattiche mal escogitate. Ha avuto opportunità di cambiare il corso ma non lo ha fatto, afferrandosi invece in modo testardo allo stesso percorso e rifiutandosi di ascoltare prospettive diverse.
Speriamo che i generali sono pronti ad ascoltare e seguire i buoni consigli.
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