Appena di ritorno da una visita ai campi profughi in Bangladesh, Andrew Gilmour ha detto di non riuscire a vedere come possa iniziare i rimpatrio dei Rohingya a causa della persistente sistematica violenza contro la propria gente in Birmania.
E’ cambiata la natura della violenza contro gli apolidi Rohingya passando dalla “furioso sversamento di sangue e di stupri di massa dello scorso anno ad una campagna di bassa intensità di terrore e fame” ha detto Andrew Gilmour, che è assistente al segretariato ONU per i diritti umani, e che ha passato tre giorni a parlare con i rifugiati giunti da poco ed incontrando i responsabili dei campi a Cox’s Bazar.
La nuova campagna di di bassa intensità mira ad espellere i Rohingya dal Rakhine, il loro stato.
“Il governo birmano è indaffarato a dire al mondo che è pronto a ricevere i Rohingya che rientrano mentre allo stesso tempo le sue forze continuano a cacciarli nel Bangladesh” ha detto Gilmour l quale ha detto che un ritorno sicuro, in dignità e sostenibile sono impossibili elle attuali condizioni.
“Ora bisogna concentrarsi sul fermare la violenza nello stato Rakhine assicurando che i colpevoli siano portati in tribunale e sul bisogno che la Birmania crei le condizioni per il loro ritorno” ha detto Andrew Gilmour.
Ci sono tre fattori che ostacolano il rimpatrio dei Rohingya in questo momento.
Il primo fattore c’è una minaccia immediata di omicidi, stupri e altre forme di violenza. Il secondo fattore è legato alle risorse di alimenti e mezzi di sostentamento che sono stati distrutti o dichiarati irraggiungibili per la maggioranza dei Rohingya rimasti in Birmania. Questo rende impossibile vivere nello stato Rakhine nel breve termine.
“Sembra un tentativo quasi sistematico di distruggere le loro possibilità di vivere nel futuro”.
Il terzo fattore di ostacolo al rientro dei Rohingya nello stato Rakhine è la chiara assenza di una volontà di affrontare le cause radicali che discendono da politiche decennali di discriminazione contro i Rohingya, come il rifiuto del governo birmano di riconoscere il loro diritto alla autoidentificazione e alla cittadinanza.
I rappresentanti birmani negano da mesi le accuse del mondo interno che le sue forze di sicurezza hanno portato avanti una campagna i pulizia etnica contro il gruppo di minoranza i cui membri non sono riconosciuti come cittadini birmani.
“Alla fine il mondo non può permettere gli autori di questa storia brutale di pulizia etnica, che per molti rappresenterebbe un genocidio, siano premiati. Il rimpatrio dei Rohingya nelle loro case e nel paese sarà necessario come anche che qualcuno risponda per i crimini contro l’umanità che possono essere stati commessi contro di loro” ha detto Gilmour.
“Ma mentre i rifugiati restano inb Bangladesh chiediamo alle autorità di assicurare che possano vivere dignitosamente permettendo anche l’accesso ad opportunità di sostentamento e e sostenendo il diritto all’istruzione dei bambini Rohingya”.
Le dichiarazioni di Gilmour è anche sostenuta da un rapporto di Amnesty International.
“Questo è ancora un’altra prova che i piani per un rimpatrio riorganizzato dei profughi Rohingya dal Bangladesh sono estremamente prematuri. Non si deve far tornare nessuno in Birmania finché non lo possao fare volontariamente, al sicuro e in modo dignitoso, qualcosa che chiaramente è impossibile oggi” ha detto James Gomez di AI per l’Asia Pacifico.
Lo scorso mese il Bangladesh diede una lista di 8000 Rohingya che la Birmania deve verificare come primo passo per il processo di rimpatrio. Nel novembre 2017 i paesi vicini dissero che oltre 750 mila persone che erano scappate in Bangladesh da Ottobre 2016 per sfuggire alla violenza nel Rakhine sarebbero state rimpatriate in Birmania.
Andrew Gilmour ha detto che un rifugiato gli ha raccontato che i militar avevano rapito il padre lo scorso mese. Qualche giorno dopo all’uomo fu detto di riprendersi il cadavere il cui corpo era coperto di ferite.
Un altro uomo ha ricordato di essere stato legato e picchiato dalla polizia mentre altri sequestravano la figlia di diciassette anni che non vede dal 15 gennaio.
Il rappresentante dell’ONU ha elogiato il Bangladesh che ha accettato 700 mila Rohingya che attraversarono il confine dopo le repressioni del Tatmadaw ad agosto 2017.
Gilmour ha chiesto ai donatori internazionali di sostenere gli impegni di lungo termini del Bangladesh a sostenere i Rohingya e le comunità ospitanti.
Ha anche messo in guardia dell’arrivo della stagione delle piogge.
“Dopo aver sofferto così tanto dal disastro di mano umana inflitto dalla Birmania, la paura è che a questo si aggiungeranno i disastri naturali delle piogge forti che porteranno a valanghe e allagamenti. Avrà un altro effetto sull’inquinamento fecale delle risorse acquifere causando scoppi di colera con le molte morti conseguenti”