La Camera Preliminare della ICC Corte Penale Internazionale ha autorizzato la ripresa delle indagini sulla guerra alla droga e sugli omicidi delle Squadre Della Morte di Davao nelle Filippine, dopo la sospensiva di novembre 2021 accordata alla richiesta del governo filippino.

La Camera Preliminare della Corte Penale Internazionale ha approvato la richiesta del procuratore Karim Khan di continuare ad indagare la “Situazione nella Repubblica delle Filippine” dopo che “da una attenta analisi dei materiali forniti dalle Filippine, la La Camera non è convinta che le Filippine stiano svolgendo indagini pertinenti che giustifichino un rinvio delle indagini della Corte sulla base del principio di complementarietà”.
Quindi secondo la Corte Penale Internazionale non sono soddisfacenti gli sforzi di Manila per indagare e perseguire i crimini presunti contro l’Umanità nelle Filippine.
“Dopo aver esaminato i materiali e le prove inviate del governo filippino, della Procura della ICC come anche dalle osservazioni delle vittime, la Camera Preliminare ha concluso che le varie iniziative e procedure nazionali, valutante nel suo complesso, non corrispondono a prove investigative progressive, tangibili e concrete da corrispondere in modo sufficiente alle indagini della Corte” ha detto il tribunale internazionale de L’Aia.
Per la Corte comunque non è preclusa in futuro la possibilità di fornire altre prove e materiali alla Procura o alla Camera al fine di determinare la inammissibilità di un’indagine o di un caso concreto, se e quando necessario.
Quindi il procuratore Karim Khan può contare sulla ripresa delle indagini per cercare prove e individuare i responsabili coinvolti nella guerra alla droga e solo allora si sapranno i nomi delle persone indagate.
Il governo filippino a settembre 2022 aveva sostenuto in un documento inviato alla Corte Penale Internazionale, firmato dall’Avvocato Generale Menardo Guevarra già ministro della giustizia sotto Duterte, che la Corte non aveva la giurisdizione per condurre l’indagine su presunti crimini che non hanno la gravità da richiedere l’intervento del corpo internazionale. Inoltre secondo Guevarra il governo filippino ha indagato e sta dando fatto giustizia su detti crimini.
Secondo Khan il governo filippino non ha dato sostanza alle affermazioni secondo cui il sistema giuridico filippino funziona bene e che le procedure amministrative possano portare a processi penali. Mancherebbero secondo il procuratore Khan interviste ai testimoni o ai sospettati e la raccolta di prove documentarie che sono poi le “prove investigative progressive, tangibili e concrete” che il tribunale penale si aspetta.
Mancano secondo Khan anche le prove sugli omicidi della guerra alla droga a Davao tra il 2011 e 2016 o quelle commesse dai vigilanti.
Ci sono stati vari pronunciamenti a favore di questa decisione della Camera Preliminare dell’ICC particolarmente da chi si è battuto contro gli omicidi extragiudiziali sul cui numero resta un divario enorme tra le cifre ufficiali della polizia e quelle dei gruppi dei diritti.
Questa decisione della ripresa delle indagini sulla guerra alla droga porta luce nell’oscurità secondo il PCICC, coalizione filippina per il Tribunale Penale Internazionale, dal momento che la giustizia non è alla portata di migliaia di vittime e delle loro famiglie, ed il presidente Marcos Figlio dovrebbe ritenere il governo Duterte responsabile degli abusi dei diritti umani.
“Il governo filippino deve ora capire che le retoriche e le faccende diplomatiche sulla giustizia non impediranno all’ICC di fare il proprio lavoro per dare giustizia per i gravi crimini nella legge internazionale” ha detto Aurora Parong che ha ribadito che ci vogliono prove concrete di indagini serie per i casi specifici e non dichiarazioni di facciata.
Padre Flavie Villanueva che ha aiutato le famiglie delle vittime della guerra alla droga ha detto che la decisione della ICC di far ripartire le indagini sulla guerra alla droga orchestrata dal presidente Duterte e dai suoi amici parla forte e chiaro che “non si scappa dai propri peccati passati”
L’organizzazione Karapatan spera che la ICC continui fino a quando Duterte non sarà condannato e punito per la sua guerra violenta e che “questo serva da avviso all’attuale regime che continua essenzialmente le politiche di Duterte sulla guerra alla droga”. Cristina Palabay ha detto: “Con l’aiuto dei meccanismi internazionali dati da agenzie come ICC possiamo incidere sulla cultura dell’impunità che da tanto reprime la richiesta di giustizia”.
La Commissione dei diritti umani, CHR, ha invitato l’amministrazione Marcos Figlio ad accettare la decisione della Corte Penale Internazionale di una ripresa delle indagini sulla violenta guerra alla droga lanciata da Duterte e considerare questa decisione come “un’opportunità di adempiere alle precedenti promesse fatte nell’assicurare “un alto livello di responsabilità per le questioni e violazioni dei diritti umani durante il suo mandato.”
“Che questo processo sia una possibilità per le Filippine di dimostrare apertura e trasparenza come parte della fraternità delle nazioni che dà valore ai diritti umani e al governo secondo la legge” ha detto CHR che ha espresso la propria “apertura e volontà di assistere l’amministrazione attuale a sostenere i diritti e la dignità di tutti”
Human Rights Watch ha salutato positivamente la decisione della Corte Preliminare dell’ICC perché “è la sola strada credibile per dare giustizia alle vittime e alle famiglie colpite dalla sanguinosa guerra alla droga del Presidente Duterte”.
“Come hanno anche detto i giudici del tribunale le autorità filippine non stanno facendo indagini rilevanti in questi crimini né fanno sforzi genuini o reali per portare avanti le indagini. La Corte Penale Internazionale offre un percorso per riempire questo vuoto di responsabilità”.
Di altra opinione è il ministro della giustizia filippino Jesus Crispin “Boying” Remulla secondo cui questa prosecuzione di indagine è un insulto alle Filippine ed il governo non vuole ancora cooperare con le indagini .
“Beh ci stanno insultando. Con le tante limitazioni nostre e le cose che stiamo facendo nel paese. L’Ufficio di Indagini NBI si sta riorganizzando, la modernizzazione avanza, stiamo per assumere altri mille agenti. Stiamo costruendo le capacità. E’ un esercizio di costruzione delle capacità che facciamo” ha detto Remulla che non accetta l’ICC nelle Filippine “se non chiariranno che ci rispetteranno in questo ambito”
“Non avranno alcun processo obbligatorio nel paese. Non avranno neanche il potere di convocare gli indagati. Non si sono neanche coordinati con noi su questo. Se vogliono perciò venire come una forza ostile o governo ostile, vengano. Ma non possono farlo a noi”.
In precedenza il presidente Marcos Figlio ha detto che le Filippine non pensano di tornare nella corte penale internazionale da cui ha cessato la partecipazione il 17 marzo 2019 ad un anno dall’annuncio di Duterte.
Poiché il ritiro segue alla decisione del procuratore di allora Fatou Bensouda di dare inizio alle indagini preliminari, la Corte Penale Internazionale ha ancora giurisdizione e può indagare. Resta da vedere cosa si potrà ottenere senza la collaborazione del governo e delle sue agenzie.
I dati del governo indicano che almeno 6252 sono le persone uccise durante le operazioni di polizia contro le droghe illegali tra 1 luglio 2016 e 31 maggio 2022, cifra che però è fortemente contestata dai gruppi dei diritti umani che portano il numero complessivo a 30 mila includendo gli omicidi commessi dai “vigilanti”.