Il nuovo sindaco di Manila Francisco Isko Moreno ha iniziato il suo primo mandato a giugno con grandi cambiamenti per la capitale filippina.
Nel promettere una Nuova Manila ai suoi elettori si è messo a lavorare sul liberare le strade dagli ambulanti per affrontare il problema della congestione della città.
Essendo una delle città più densamente popolate al mondo i 12 milioni di abitanti hanno sempre avuto problemi di traffico, di spazi per vivere e di punti per il commercio.
Le operazioni di pulizia di Moreno nel primo mese sono state accolte molto bene e lo stesso sindaco è apparso dovunque e sulla stampa per mostrare come la sua forte politica di amministrazione fosse applicata.
“Voglio mostrare che faccio quello che prometto” ha detto Moreno.
Vietando agli ambulanti di stare sulle grandi strade Manila ha iniziato ad apparire una città cambiata, espansiva con meno del caos solito. Le strade un tempo bloccate, i distretti commerciali e le aree mercatali sono state rese quasi senza macchia. Gli ambulanti, coloro che tirano l’economia informale giornaliera, erano stati cancellati.
In molti hanno salutato Moreno per i suoi sforzi decisi compiuti in uno spazio di tempo breve. Non sorprende che il nuovo sindaco sia parso un faro di una guida anticonformista quando tutte le 16 città che costituiscono Metro Manila sono presi dai problemi di strade intasate e spazi urbani ristretti.
La Città di Manila ha anche preso di mira le strutture. Persino quelle erette dal governo locale sono state tolte dalle strade.
Senza dubbio ad essere colpiti qui sono i poveri il cui sostentamento e le entrate giornaliere dipendono dalle attività economiche informali, dal poter vendere qualcosa per strada.
Dove dovevano andare gli ambulanti?
Moreno deve ancora fare una dichiarazione chiara su questo oltre a dire che pensa che gli ambulanti devono essere organizzati dal governo.
Quanto fatto da Moreno ha spinto alla una imitazione a livello nazionale per la decongestione delle città. Durante il suo ultimo messaggio alla nazione, il presidente Duterte fece eco all’iniziativa di Duterte ordinando al ministero degli interni di “reclamare tutte le strade pubbliche usate a fine privato”
Con questo esempio il ministero degli interni emise la sua Circolare 121 del 29 luglio dando indicazione a tutti i sindaci della nazione di fare le operazioni di reclamo delle loro strade pubbliche e dando un periodo di 60 giorni perché le città avessero un risultato importante.
Il ministero degli interni ha detto che, mentre solo 97 sindaci non sono riusciti ad adeguarsi alla scadenza dei 60 giorni, oltre un migliaio di sindaci hanno fatto miglioramenti significativi differenti. Secondo il sottosegretario Jonathan Malaya, Duterte ha “dato indicazione al ministro Eduardo Ano di continuare il programma fino alla fine del suo mandato” Malaya ha fatto sapere che ci saranno valutazioni trimestrali da parte del ministero per sostenere questo andamento.
Eppure il maggiore problema è qualcosa che sia i sindaci che il governo nazionale devono affrontare. Che fare con le migliaia di ambulanti sfrattati?
Secondo un rapporto del 2013 del ILO, Organizzazione Internazionale del lavoro, l’economia informale tra cui gli ambulanti, costituiscono oltre il 72% del lavoro nelle Filippine, settore agricolo a parte. Ogni giorno i consumatori comprano le cose per strada a prezzi bassi e molti vivono secondo il detto comune filippino “alla giornata”.
Nessun posto dove andare
Diamond Kalaw, un ambulante di Quezon City a Metro Manila, è la presidentessa dell’Associazione Ambulanti Musulmani Cristiani nell’area Batasan. Ha detto allo scrivente che da quando sono iniziate le operazioni di pulizia le famiglie della sua associazione vivono maggiori durezze e fame.
“Siamo già poveri così, impossibilitati a vendere per strada ci peggiora ancora di più la nostra lotta per sopravvivere” dice Kalaw che vende prodotti per la casa su uno dei passaggi pedonali della città.
La donna ha detto che il sindaco di Quezon City Joy Belmonte aveva promesso che gli ambulanti sarebbero stati spostati in un nuovo mercato in costruzione. Poi sono stati informati che ci vorranno due anni per completare questo mercato e questo significa che devono provvedere altrimenti per sopravvivere.
“Queste operazioni di ripulitura sono ingiuste. Non ci importa se ci spostano in un mercato pubblico ma impedirci di farci lavorare è anche come condannarci ad una maggiore povertà” dice la donna.
Il gruppo dei poveri della città Kadamay ha criticato ai programmi di decongestione perché violano i diritti dei cittadini poveri nella città. La presidentessa Bea Arellano ha spiegato che “parte della gente ha esaltato queste pratiche di polizia come positive, ma dobbiamo prestare anche maggiore attenzione a come queste iniziative colpiscono le economie delle famiglie dei poveri o degli ambulanti su cui si appoggiano molte famiglie povere. Il loro dolore non deve essere invisibile.”
Sia Kadamay che Associazione Ambulanti Musulmani Cristiani hanno fatto proteste in varie città tra cui le più importanti a Caloocan e Quezon City. In entrambi i casi i sindaci hanno risposto che devono ancora trovare alternative fattibili per gli sfrattati.
“E’ chiaro che il benessere degli ambulanti, di quelli che ogni giorno sfacchinano per strada per sopravvivere, la cui presenza si sente per tutti coloro che camminano per strada alla ricerca da mangiare o di altre merci, non è assolutamente nella lista delle priorità del governo. Invitiamo i sindaci a tenere maggior conto delle loro circostanze” ha detto Arellano.
Modi per andare avanti?
Arellano ha aggiunto che per capire meglio la situazione i sindaci devono guardare alle cause radicali che spingono la gente la lavorare da ambulanti per un minimo di guadagno. La dura povertà spinge di fatto la gente a sfruttare questi mezzi informali per fare commercio. Affittare uno spazio e aprire un negozio legalmente non solo costa molto nell’economia privata ma richiede costi impossibili di registrazione presso i governi locali. Non ci sono negli ordini del ministero degli interni delle linee guida sul come salvaguardare la sicurezza economica di chi è colpito da queste iniziative di pulizia.
D’altro canto il caso di un ambulante ha ricevuto qualche attenzione per il suo ritorno imminente al suo posto di vendita solito. Un libraio di strada di proprietà e gestito da Aj Laberinto, Books From Underground, era stato inizialmente cacciato da un sottopasso di Manila durante le operazioni di pulizia.
Poi molti sostenitori hanno fatto una campagna online per riportare la vasta gamma di libri di Libertino venduti a prezzi ragionevoli. Il sindaco Moreno ha seguito il caso e dice che la città di Manila è pronta a reintegrare Labertino per farlo diventare un commerciante legittimo.
Labertino ha espresso la propria gratitudine per il sostegno al suo negozio da parte del sindaco e dei suoi clienti. “Mi considero fortunato perché mi è data un’altra possibilità con il ritorno ad un posto vicino al centro politico di Manila”
L’umile commerciante però si sente in conflitto per tutta la questione.
“Sono diviso ed insicuro sul come pormi sulla questione. La legge da un lato o la mancanza di ordine su cui molte vite sono in bilico dall’altro. Spero che siano dati spazi a tutti per guadagnarsi da vivere senza ostruire la vita della città”
Il professore Andre Ortega del Population Institute del UP ha studiato molto pianificazione urbana e gli spazi e crede che “la costruzione di una città inclusiva richiede assolutamente la partecipazione attiva e collettiva degli ambulanti nella pianificazione urbana. In una città come Manila gli ambulanti giocano un grande ruolo nella vita quotidiana e ne maggiori programmi economici. Quindi si deve dare loro una voce nel come utilizzare gli spazi e che forma prenderà la città”
Nel complesso l’interezza delle economie quotidiane delle Filippine vanno verso l’esclusione, dice Kadamay. La forma più comune ed economica di trasporto pubblico come le Jeepneys stanno uscendo di scena, i grandi progetti infrastrutturali sostituiscono le comunità povere, e le strade sono ripulite delle attività frenetiche e delle transazioni che si associano agli ambulanti.
Questi modelli di sviluppo aggressivo non tengono conto della sicurezza economica di chi è già povero e la gente non deve chiudere un occhio a favore di una strada vuota
Michael Beltran, TheDiplomat