Riso e gamberetti nel delta Mekong: guadagni e insostenibilità

La coltivazione a rotazione di riso e gamberetti presenta dei guadagni maggiori a breve termine ma maggiore insostenibilità ambientale

Nella regione del delta del Vietnam meridionale, dove il fiume Mekong si immette nel Mare Cinese Meridionale, la gente del posto teme che la loro madre stia morendo. Vedono le sue rive ingrossarsi e collassare, il sale che penetra sempre più in alto e lontano di prima. Il Mekong sprofonda.

giornata del Mekong

Il fiume Mekong si allunga per 4350 chilometri scendendo dai ghiacciai tibetani attraverso sei paesi per trovare nel Vietnam la via verso il mare. Il suo nome viene da Mae Nam Khong, un nome laotiano e thailandese che vuol dire Madre Acqua. Un nome adatto perché porta risorse vitali per oltre 70 milioni di abitanti nel Sud Est Asiatico Continentale.

Le sue rive hanno dato storicamente le condizioni perfette per la produzione di riso fino a diventare il cesto del riso nel suo delta meridionale.

Ora il cambiamento climatico e il degrado ambientale dovuto allo sviluppo umano rappresentano la sua sfida esistenziale.

L’intrusione delle acque salmastre nel fiume d’acqua dolce, l’innalzamento del livello marino, la subsidenza dei suoli, l’estrazione della sabbia, il minore flusso di minimo vitale e la costruzione delle dighe a monte hanno contribuito ad un declino della produttività agricola negli ultimi anni. Nel 2020 i coltivatori di riso che più sono stati colpiti dall’intrusione salina avrebbero perso il 30% del loro raccolto per la mancanza di acqua dolce.

Di recente, le organizzazioni internazionali e programmi governativi hanno incoraggiato la diversificazione dell’agricoltura verso prodotti di maggiore resilienza economica e climatica. Per molti questo si traduce nel mantenere le risaie tradizionali nella stagione umida quando il Mekong può dare acqua dolce a sufficienza per i raccolti, mentre si fa la transizione degli stessi campi all’allevamento di gamberetti nella stagione secca. Dopo i successi iniziali, questo modello specifico è stato esaltato come un adattamento vincente nella regione del Delta del Mekong.

Si è data meno attenzione però agli impatti ambientali negativi di questa transizione di massa verso l’allevamento di gamberetti, una mossa alla fine dei conti insostenibile.

Un fiume antico da donatore di vita a peso

Da oltre un secolo il delta del Mekong è uno spazio di contestazione globale in cui governi vietnamiti e potenze esterne lo trattano come una risorsa desiderabile e terreno di scontro.

Le prospettive francesi coloniali che rendono prioritario “la padronanza sulla natura” con lavori idraulici estesi e l’uso pesante americano di erbicidi a base di arsenico e diossina durante la guerra del Vietnam spinse il Delta del Mekong verso una grande vulnerabilità ambientale per cui poche potenze mondiali si sono assunte le responsabilità.

Insieme alla cattiva gestione odierna, alla corruzione del governo e errori di sviluppo, il Mekong non è nelle condizioni di adattarsi. Nei secoli è cambiato in modo radicale come si presentava il Delta con la rapida urbanizzazione, l’intensificazione agricola e la devastante distruzione ambientale. Di recente il premier vietnamita Pham Minh Chinh, in un discorso all’Assemblea Nazionale Vietnamita, disse che le maggiore preoccupazioni nel Delta erano la subsidenza dei suoli, le slavine, la siccità e nell’intrusione di acque salmastre.

La subsidenza del suolo si riferisce alla decompressione del terreno dovuta al peso delle infrastrutture e/o agli impatti destabilizzanti dell’esaurimento delle acque sotterranee. Questo ostacola il drenaggio, portando a inondazioni e a un aumento dell’erosione. L’intrusione di acqua salata si riferisce alla contaminazione delle fonti di acqua dolce, in quanto l’acqua salata è in grado di fluire più a monte. Questo fenomeno naturale ha rappresentato un problema significativo nel delta del Mekong, aggravato dall’estrazione illegale di sabbia e dagli ostacoli al deflusso del fiume dalle dighe a monte, in combinazione con l’innalzamento del livello del mare a valle e le intense mareggiate.

Le ragioni: cambiamento climatico o degrado ambientale?

C’è una dicotomia interessante all’interno di questo inquadramento. Nel Vietnam settentrionale dove sta il governo centrale, e dentro molto del discorso internazionale, la maggiore minaccia all’ecosistema Mekong è il cambiamento climatico. Nel meridione, e tra i più colpiti dall’ambiente che cambia, il problema è il degrado ambientale che è direttamente causato dallo sviluppo e dalle pratiche di sfruttamento come l’estrazione illegale di sabbia e la pesca senza regole.

Quando si tratta del cambiamento climatico il Vietnam si vede come una vittima passiva. Il paese contribuisce solo con 0.8% alle emissioni globali di gas serra, ma soffre sia per le decisioni ed emissioni attuali che storiche del Nord Globale e della vicina Cina.

Invece il degrado ambientale si riferisce agli abusi attivi del Vietnam del suo ecosistema con l’estrazione senza regole, gli input di contaminazioni e il rapido sviluppo insostenibile perché il governo privilegia la crescita economica sull’ambiente ed ottenere lo status di paese di entrate medie entro il 2030.

Mentre il Vietnam promette di diventare paese ad emissioni zero entro il 2050, le sue maggiori emissioni provengono dal settore energetico. Vari militanti ambientalisti e capi della società civile, che criticano delle priorità contraddittorie del Vietnam, sono stati arrestati con l’accusa di evasione fiscale. Mentre la maggiore attenzione del Paese alla mitigazione e all’adattamento al clima a livello internazionale riflette un’acuta consapevolezza dei costi economici dello sfruttamento non sostenibile delle risorse, coloro che esprimono preoccupazione per la forte dipendenza del settore energetico vietnamita dal carbone (49,7%) temono giustamente l’arresto.

Questo illustra l’atmosfera tesa che circonda le questioni dell’educazione ambientale e la trasparenza che a loro volta macchia la transizione agricola e le politiche del clima. Ciò garantirà ulteriori danni agli ecosistemi e renderà più difficile l’adattamento a lungo termine.

Profitti e perdite: l’economia dello sviluppo sostenibile

Sebbene il panorama dei finanziamenti nel delta del Mekong rimanga frammentato, soprattutto per quanto riguarda le questioni agricole, gli agricoltori e gli istituti di ricerca come l’Università di Can Tho ricevono il sostegno del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite e degli aiuti bilaterali di Paesi come Giappone, Corea del Sud, Australia e Paesi Bassi. Gran parte di questi finanziamenti sostiene l’adozione in tutto il delta di nuovi modelli di sussistenza, tra cui il modello di coltivazione a rotazione del riso e gamberetti (PRRC).

Il modello del riso con gamberetti vede gli agricoltori piantare i loro raccolti di riso nella stagione umida quando abbonda l’acqua dolce nel Mekong, e la transizione verso raccolti che non sono toccati in modo negativo dall’intrusione di sale nella stagione secca. I gamberetti sono il raccolto di acquacoltura più comune perché riescono a vivere con salinità pari a 45 grammi/litro di sale.

Nel 2020 quando l’acqua salmastra risalì fino a 40 chilometri restandoci più a lungo di quanto atteso nella stagione secca, si persero 240mila ettari di raccolti di riso.

Da questo disastro alcuni coltivatori hanno fatto la transizione verso l’allevamento esclusivo di gamberetti, perché il 45% del suolo agricolo nella regione del delta vive livelli di salinità ben superiori ai 4 grammi/litro, valore medio superiore di tolleranza per i raccolti di riso.

Il governo vietnamita ha incoraggiato questa transizione e la ricerca iniziale ha descritto questi modelli come successi del clima. Una provincia sul fiume, Bac Lieu, mira ad accrescere la propria produzione di gamberetti fino ad esportare per un valore di 1,3 miliardi di dollari per il 2025, facendo fare una transizione all’industria verso un 95% di contributo delle entrate di esportazioni totali. I rapporti mostrano che, in media, grazie alla rapida espansione dell’industria e delle esportazioni, i coltivatori della PRRC ottengono profitti annuali superiori del 65% rispetto ai coltivatori di riso tradizionali.

Gli studi di questa transizione si concentrano esclusivamente sugli aspetti economici e la capacità di adattamento invece degli impatti ambientali di lungo termine.

I veri costi delle transizioni agricole redditizie

L’allevamento di gamberetti non solo è più redditizio del riso ma produce anche più emissioni di gas serra pari a 13 chili di CO2 per chilo, contro i 0,9 del riso.

Per gestire la qualità dell’acqua degli stagni per gamberi, molti allevatori utilizzano ancora sistemi di aerazione a pale che hanno una bassa efficienza e alta intensità energetica, che spesso riescono a introdurre particelle aeree portatrici di malattie piuttosto che distribuire ossigeno e nutrienti.

Negli allevamenti più grandi, non biologici, vengono utilizzati prodotti chimici e antibiotici per prevenire le malattie e aumentare la resa, causando la contaminazione delle falde acquifere e il deflusso dell’acqua, che intacca gli stagni di acquacoltura biologica e l’ecosistema circostante. Gli agricoltori della PRRC hanno iniziato a notare l’impatto a lungo termine degli stagni per gamberi sulla qualità del suolo, poiché il cambiamento climatico limita la capacità del Mekong di espellere il sale, rendendo la terra meno fertile.

Alla fine, mentre peggiora l’intrusione di acque salmastre a causa dell’innalzamento del livello marino e della subsidenza del suolo, i livelli di salinità supereranno i livelli di tollerabilità per queste specie di gamberi. Questa osservazione ha spinto l’estrazione di acqua di falda per diluire i livelli di salinità nelle pozze dei gamberetti.

L’esaurimento delle falde acquifere ha contribuito alla subsidenza del terreno attraverso il delta del Mekong per decenni, accelerando lo sprofondamento del delta a un tasso senza precedenti di 18 centimetri negli ultimi 25 anni. Ciò perpetua un ciclo di feedback negativo in cui l’intrusione salina incoraggia la diversificazione dell’agricoltura verso l’acquacoltura dei gamberi, impoverendo la falda acquifera sotto il delta. Ciò contribuisce ulteriormente alla subsidenza del terreno, uno dei principali fattori iniziali dell’intrusione salina.

Come andare avanti: mettere al centro il bisogno degli ecosistemi

Sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio gli impatti sull’ecosistema del delta del Mekong. Attualmente, le politiche di adattamento al clima proposte che incoraggiano drastiche transizioni agricole verso modelli come il PRRC, pur essendo più redditizie, non sono sostenibili dal punto di vista ambientale nel lungo periodo.

Sebbene sia difficile, è importante che i governi locali e la comunità internazionale riconoscano la dissonanza tra le due priorità. Date le minacce esistenziali che incombono sul paniere di riso del Mekong, in bilico tra le priorità della prosperità economica e della sopravvivenza ambientale, è necessario esplorare alternative politiche per un’agricoltura più sostenibile.

Alcuni punti di forza nello sviluppo agricolo provengono dall’Università di Tra Vinh, che ha condotto ricerche sulla tecnologia Alternate Wetting and Drying, che consente di produrre riso tradizionale utilizzando il 20% di acqua in meno. Allo stesso modo, nel settore dell’acquacoltura, aziende come Rynan Technologies stanno sviluppando soluzioni innovative per fornire nutrienti e migliore resa energetica.

Attraverso l’attuazione di politiche, la ricerca e lo sviluppo e gli investimenti in iniziative locali, il Vietnam può essere in grado di raggiungere gli obiettivi concomitanti di crescita economica e resilienza climatica, diversificando e intensificando al contempo il settore agricolo. Ma dobbiamo ricordare che l’acqua del Mekong è il filo vitale che unisce tutta la vita lungo il fiume: il rispetto e l’umiltà in presenza di una così grande forza vitale dovrebbero guidare tutti gli sforzi.

Quinn Goranson, TheDiplomat

Taggato su:
Ottimizzato da Optimole