Le elezioni thai di domenica scorsa hanno emesso un risultato forte e inatteso a favore di Pita Limjaroenrat del partito MFP Move Forward che è il partito più votato nel 2023 con il maggior numero di seggi per la sua agenda fortemente riformista che vuole rimandare i militari thailandesi nelle baracche.
Contro le aspettative di vittoria del Pheu Thai come previsto dai sondaggi preelettorali e come attestato nella storia elettorale della Thailandia, il MFP ha vinto 151 seggi dei 500 della Camera dei Deputati che superano di 10 i seggi ottenuti dal Pheu Thai di Paongtham Shinawatra.
E’ un terremoto politico che rappresenta un cambio significativo nell’opinione pubblica e che ripudia con fermezza i due partiti dei militari di Prawit Wongsuwon e Prayuth Chanocha che fecero il golpe del maggio 2014. Ora la vecchia coalizione di governo ha avuto solo il 15% dei seggi.
Il candidato del Move Forward, 42-enne Pita Limjaroenrat, ha detto di aver fatto tutto il possibile e che la gente ne ha abbastanza di questo decennio scorso decidendo di aprire una nuova stagione.
Pita Limjaroenrat ha anche detto di avere a disposizione una coalizione di 309 parlamentari, circa 60% della Camera, dopo i primi colloqui fatti con Pheu Thai e gli altri partiti di opposizione che hanno accettato che il MFP guidi la nuova coalizione.
Questo risultato forte e inatteso delle elezioni thai del 2023 con 309 seggi deve però fare i conti con il fatto che ad eleggere il nuovo premier concorre anche un senato di 500 prescelti nominato dalla vecchia giunta militare di Prayuth.
Se il senato thailandese dovesse votare all’unisono con i partiti militari la maggioranza richiesta sarebbe a 376. Molti dei senatori che sin qui si sono espressi hanno detto che non voteranno mai un governo guidato da Pita Limjaroenrat perché vogliono sia la modifica della lesa maestà che della leva obbligatoria. Ci sarebbero però alcune voci discordanti dal Senato.
Scrive Jonathan Head da Bangkok per la BBC:
“Nei prossimi negoziati politici molti thailandesi temono che i militari ed i loro sostenitori possano provare a impedire ai partiti vincitori di guidare il nuovo governo. Un golpe militare è improbabile ma è ancora possibile un altro verdetto di tribunale che squalifichi il Move Forward per delle questioni tecniche come accaduto al predecessore Future Forward nel 2020.”
“… La maggioranza degli elettori riflette il bisogno di scappare dal regime di Prayuth e desidera il cambiamento. Mostra che la gente crede, molto di più di quanto previsto dai sondaggi, nella richiesta di cambiamento del MFP” ha detto Prajak Kongkirati alla BBC.
“Abbiamo gli stessi sogni e le stesse speranze. Ed insieme crediamo che la nostra amata Thailandia possa migliorare, ed i cambiamenti sono possibili se iniziamo a lavorare da oggi” ha scritto Pita Limjaroenrat su Twitter. “Questa elezioni dicono che sono passati solo quattro anni ma la gente è cambiata tantissimo sia nel campo democratico che nel potere … La democrazia non è una cosa che si dà una volta per tutte”.
La piattaforma di cambiamento del MFP ha le sue radici nelle lotte per la democrazia di questi anni e tanti suoi dirigenti politici sono attivi sin dai giorni del golpe del maggio 2014, ma pochi credevano che avrebbe raccolto questa maggioranza di consensi, raccolti dall’impegno di moltissimi militanti di base impegnati nelle proprie realtà locali che non avevano a disposizione i mezzi finanziari di altri partiti più potenti.
L’elettorato giovanile in Thailandia rappresenta il 14% degli elettori ma ha rappresentato un grande volano di cambiamento che è riuscito a convincere gli elettori più anziani.
Pita ha detto che questo risultato elettorale fa sì che è altissimo il prezzo da pagare per chiunque voglia dirottarlo con qualunque metodo, che sia l’annullamento delle elezioni o un governo di minoranza composto da Senato e partiti dell’ex governo. Sarebbe un’ipotesi lontanissima secondo Pita che aggiunge: E non credo che i thailandesi lo permetteranno”.
Gli scenari elettorali ipotizzabili dopo il risultato forte e inatteso
Un primo scenario è che Pita Limjaroenrat con i suoi 309 seggi riesca a convincere almeno 67 senatori ad unirsi alla propria coalizione per raggiungere la maggioranza di 376 voti nella Assemblea Nazionale Thailandese che nomina il primo ministro.
Uno degli ostacoli a questo scenario è la tendenza fortemente monarchica dei senatori che rigettano la volontà di riformare la legge di lesa maestà o articolo 112 del MFP e che potrebbero optare di nominare uno tra Prayuth Chanocha o Prawit Wongsuwon a fare un governo di minoranza dei partiti militari, United Thai Nation (UTN) e Palang Pracharat.
Proprio questo è il secondo scenario che potrebbe delinearsi dopo il risultato forte e inatteso delle elezioni thai del 2023 a cui basterebbero solo 90 seggi della camera dei deputati per poter eleggere un governo di partiti militari.
Come scrive la analista di Singapore Tan Hui Yee:
“Questo vorrebbe dire che Prayuth guiderebbe un governo di minoranza che sarebbe instabile perché non sarebbe capace di fare approvare leggi o dovrebbe affidarsi a complessi negoziati per ogni singola legge”.
Un terzo scenario è che Pita Limjaroenrat sia squalificato come membro del parlamento dalla commissione elettorale o tribunale per il possesso di azioni di una compagnia dei media ora defunta, secondo l’accusa di un politico del Palang Pracharath Party, Ruangkrai Leekitwattana.
Se fosse verificata questa accusa e Pita dimesso da parlamentare, il MFP non avrebbe altri nomi da proporre a primo ministro. Inoltre non si conoscono le conseguenze anche per il MFP visto che nel 2020 fu sciolto proprio il partito Future Forward da cui poi nacque MFP.
Proprio lo scioglimento del Move Forward Party sarebbe il quarto scenario, uno di quelli che ha costellato la storia moderna della Thailandia.
La commissione elettorale thailandese ha 60 giorni per certificare il risultato delle elezioni thailandesi e per decidere del destino di Pita Limjaroenrat e del MFP.
Sebbene queste elezioni abbiano portato questo forte risultato inatteso ci si deve aspettare che finché non si definisce il governo, ci sarà un periodo di incertezza notevole nel breve periodo, che potrebbe diventare tumultuoso se il risultato elettorale dovesse essere affossato.