Gli scontri tra l’esercito della giunta birmana e Arakan Army sono cresciuti di intensità nello stato Rakhine e migliaia di Rohingya Musulmani che vivono nell’area di Buthidaung sono sempre più in pericolo.
Stando alle interviste con attivisti Rohingya che hanno potuto parlare con testimoni a Buthiduang si sa che ci sono stati grossi incendi nella città negli ultimi giorni, causati dalla Arakan Army che a sua volta rigetta l’accusa sui militari birmani con i loro attacchi aerei.
Una delle poche cose chiare è che migliaia di Rohingya scappano per salvarsi e sono sempre meno al sicuro, presi nel mezzo tra militari birmani e l’Arakan Army.
Nay San Lwin di Free Coalition Foundation dice che la gente cerca ancora un posto al sicuro, in assenza totale di alimenti e medicine, portandosi dietro tutti i loro effetti personali.
Arakan Army è un’armata etniche dello Stato Rakhine forte di 30mila uomini ed è il braccio armato del United League of Arakan, ULA, che rappresenta la maggioranza buddista dell’Arakan e che cerca l’indipendenza dallo stato centrale. Fino a novembre scorso ha tenuto un cessate il fuoco con la giunta militare.
Nay San Lwin dice che AA diede un ultimatum ai Rohingya di uscire da Buthiduang entro il 18 maggio. AA avrebbe già attaccato luoghi fondamentali dove i Rohingya si rifugiavano tra cui una scuola e un ospedale facendo morti e feriti. L’intera città “ha visto le truppe di Arakan Army mettere a fuoco le loro case”.
Fonti Rohingya hanno detto che dal 17 maggio migliaia di rifugiati si sarebbero rifugiati a Buthiduang centro occupando gli spazi liberi, come case, uffici governativi, un ospedale e una scuola. Varie fonti hanno detto ad Al Jazeera che i Rohingya in fuga erano stati cacciati dalle loro case.
Al Jazeera non ha potuto verificare indipendentemente queste affermazioni stante la chiusura dei servizi di stato di internet e delle reti telefoniche.
AA nega da parte sua questa campagna incendiaria ma ha detto di aver preso il controllo di Buthiduang. Il comandante in capo Twan Nrat Naing ha scritto un avviso su Twitter usando il termine Bengali che i Rohingya considerano offensivo:
“Attenzioni militanti della diaspora Bengali e la loro cricca. La gente del Myanmar lotta contro un regime brutale con grandi sacrifici e tribolazione. Per favore, smettetela di essere egoisti e di sabotare, lottando nella direzione sbagliata. È ora di abbandonare il vostro progetto mal concepito di creare una zona sicura islamica separata attraverso interventi stranieri, è molto antipatriottico.”
AA aveva già accusato i militari birmani per gli incendi condannandoli per “i prolungati attacchi aerei a Buthiduang” che hanno distrutto la città insieme ai propri alleati.
Intrappolati nelle risaie a Buthidaung
A prescindere da chi siano le responsabità degli attacchi, i gruppi per i diritti umani stanno lanciando l’allarme: avvertono il pericolo di un’altra grave ondata di violenza etnica e comunitaria che potrebbe essere persino peggiore di quella del 2017.
Quell’anno, più di 750.000 Rohingya fuggirono nel vicino Bangladesh dopo che l’esercito lanciò una serie di attacchi ai loro villaggi dopo che l’Arakan Rohingya Salvation Army (ARSA), un gruppo armato, aveva attaccato diverse postazioni di polizia.
L’ONU trovò che gli attacchi dei militari birmani del 2017 si configuravano come crimini contro l’umanità e genocidio ed ora la ICJ indaga sul crimine di genocidio ed ha emesso già una prima sentenza.
Ora ci sono almeno 600 mila Rohingya che vivono ancora nel Myanmar e in gran parte nel Rakhine sotto uno stato di pesanti restrizioni.
Fortify Rights denuncia la forte tensione che si vive nello stato che ha una storia lunga di violenza settaria. Sebbene sia molto difficile stabilire le responsabilità degli attacchi ultimi, la situazione degli ultimi giorni è straziante.
“Sia AA che i militari birmani devono evitare di causare danni ed evitare di prendere di mira le strutture civili compreso le case. L’area L’area a cui è stato dato fuoco non appare un obiettivo militare. Si parla di migliaia di Rohingya intrappolati nelle risaie nel mezzo della notte compreso i bambini” ha detto Sai Arkar di FR.
La gravità della situazione è stata denunciata anche dal Consiglio di Consulenza per il Myanmar, SAC-M, composto di ex alti commissari ONU nel Myanmar.
“Ci sono notizie credibili che i Rohingya a Buthidaung siano stati presi di mira negli attacchi delle AA. C’è il rischio molto concreto che questi attacchi possano aggravarsi ulteriormente”, ha dichiarato ad Al Jazeera Yanghee Lee, ex relatrice speciale delle Nazioni Unite sul Myanmar e fondatrice del SAC-M.
Le sue preoccupazioni sono supportate da un rapporto del Crisis Group del 10 maggio, che metteva in guardia dalla recrudescenza delle tensioni intercomunitarie nel Rakhine. Crisis Group ha avvertito che il regime militare, che ha recentemente attivato una legge di coscrizione da tempo inattiva, avrebbe cercato di fomentare le lotte intercomunitarie costringendo i Rohingya a combattere al loro fianco. Probabilmente migliaia di persone sono state arruolate, per lo più con la forza, e i militari hanno fatto leva sui timori delle intenzioni degli AA, ma anche sulla promessa di salari regolari.
“I militari non si fanno scrupoli a usarli come carne da cannone contro l’esercito Arakan”, si legge nel rapporto.
Pur sottolineando che l’esercito è il “principale responsabile delle violenze contro i civili nello Stato di Rakhine”, Lee ha aggiunto che è “estremamente allarmante che gli AA sembrino ora rivolgere le loro armi contro i Rohingya per completare il genocidio intrapreso dagli stessi militari a cui si sono a lungo opposti”. Ha esortato il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a prendere provvedimenti immediati per affrontare la situazione in Rakhine.
Prove dai satelliti
Data la complessità del conflitto in Rakhine, è difficile dimostrare chi sia il responsabile degli attacchi incendiari, ma le prove satellitari sembrano corroborare le testimonianze locali.
Nathan Russer, analista geospaziale presso l’Australian Strategic Policy Institute (ASPI), ha dichiarato ad Al Jazeera che, sulla base delle prove satellitari e di altre prove disponibili, è molto probabile che gli attacchi incendiari siano stati compiuti dalle AA.
“Quello che vediamo è una scala diffusa di attacchi incendiari a Buthidaung. Sembra che la maggior parte dei villaggi e delle aree prese di mira negli ultimi giorni sono insediamenti Rohingya”.
Russer ha notato che una ondata precedente di attacchi incendiari a Buthiduang tra 11 e 17 aprile prese di mira le comunità etniche Rakhine.
Russer ha osservato che una precedente ondata di attacchi incendiari a Buthidaung ha preso di mira comunità in gran parte di etnia Rakhine dall’11 al 17 aprile.
La maggior parte degli incendi dolosi degli ultimi giorni ha preso di mira i villaggi alla periferia di Buthidaung, soprattutto a sud e a sud-est. Ha detto che almeno 35 villaggi dell’area sembrano aver subito danni significativi a causa degli incendi.
“Stiamo vedendo praticamente villaggi bruciati, un’intera area urbana bruciata, mentre i campi e le foreste circostanti sono in gran parte intatti. Questo fa pensare a una campagna di incendi dolosi in loco, piuttosto che a una campagna di incendi dolosi a distanza”.
“Mettendo insieme questi due fatti si può dire che è molto probabile che sia responsabilità della Arakan Army e si hanno resoconti di testimoni oculari pressoché unanimi da Buthiduang e dalle aree circostanti”.
Rasi al suolo
I Rohingya del posto affermano che gli attacchi aerei dell’esercito hanno avuto luogo nel pomeriggio del 19 maggio, mentre gli incendi dolosi sarebbero iniziati in tarda serata. Nay San Lwin ha sottolineato che le truppe militari hanno lasciato la città almeno tre giorni prima, il 14 maggio, dando maggior credito alle accuse contro le AA.
Anche Wai Wai Nu, direttrice della Women’s Peace Support Network che ha stretti legami con il Rakhine, ha dichiarato ad Al Jazeera di sospettare che dietro gli attacchi ci sia l’AA.
La mia comunità sul campo mi dice che si sente come se fosse la “fine del mondo” e che la situazione è peggiore di quella del 2017″, ha detto Wai Wai Nu. “Sono stata anche informata di casi di uccisioni di massa in diversi villaggi. Possono essere uccisi dall’esercito di Arakan o dalla giunta di Myanmar in qualsiasi momento”.
L’autrice ha affermato che i Rohingya vivono da tempo sotto un “regime di apartheid” applicato dall’esercito del Myanmar, che ha attuato leggi e politiche discriminatorie, come le restrizioni ai viaggi e altri abusi. Ora più che mai, ha detto, i gruppi armati etnici e il più ampio movimento pro-democrazia devono impegnarsi di più per proteggere le comunità vulnerabili, soprattutto i Rohingya che non hanno “nessun posto dove andare”, ha detto Wai Wai Nu.
Nelle ultime 24 ore, Nay San Lwin ha passato il tempo a rispondere alle telefonate dei familiari e di altre persone che conosce a Buthidaung, cercando di raccogliere maggiori dettagli sugli attacchi. Ma è una lotta, visto il blackout della rete.
“Ho parlato con sei persone ieri… Ma la rete mobile è estremamente scarsa”, ha detto.
“Non c’erano militari del Myanmar né l’ARSA presente in città. Le truppe dell’Esercito Arakan sono arrivate all’improvviso in città e hanno costretto la gente a lasciare le loro case prima di appiccare il fuoco. Quasi tutta la città è stata rasa al suolo. Solo poche case sono rimaste intatte”.
Caleb Quinley, AlJazeera