L’incidente è è iniziato sabato scorso alle 2 di pomeriggio quando le autorità indonesiane hanno individuato la Kway Fey 10078 di 200 tonnellate nella zona economica esclusiva dell’Indonesia.
Un’imbarcazione indonesiana arrestava la ciurma e portava l’imbarcazione presso le isole di Natuna con l’accusa di pesca illegale.
La notte seguente mentre il peschereccio cinese era trascinato in una delle isole di Natuna una imbarcazione della guardia costiero cinese provò a speronare il peschereccio per rompere il motore, mentre un altro mezzo cinese intimava alla nave indonesiana di lasciar andare il peschereccio.
Dalle proteste successive del governo indonesiano si capisce che il peschereccio è stato lasciato andare, benché la ciurma sia stata arrestata.
Mentre il governo cinese ha affermato che il peschereccio stava facendo la sua normale attività “nelle zone di pesca tradizionali cinesi” chiedendo il rilascio immediato dei pescatori fermati e la loro incolumità, il ministro della pesca Susi Pudjiastuti ha definito arrogante l’intervento cinese di bloccare l’attività di lotta alla pesca illegale ed ha invitato il ministro degli esteri a fare protesta formale presso l’ambasciatore cinese a Giacarta.
L’Indonesia sta attuando una politica di lotta alla pesca illegale con l’affondamento di almeno 120 imbarcazioni colte a pescare illegalmente nelle acque delle zone economiche esclusive indonesiane.
Secondo il comandante della base navale di Ranai, il peschereccio cinese era in una zona che interseca la ZEE indonesiana e la mappa delle nove linee della Cina, zona dove spesso imbarcazioni cinesi si trovano ad operare con una scorta molto forte di navi della guardia costiera cinese.
Benché l’Indonesia non abbia ancora una zona di contesa di sovranità con la Cina, come l’hanno invece Filippine, Vietnam, Malesia e Brunei, le Isole Natuna sono dentro la mappa delle nove linee con cui la Cina reclama tutto il mare cinese meridionale. In passato si ricorda un evento accaduto nel 2013 analogo a questo.
Con le normali attività nei luoghi storici della pesca cinese, si comincia a temere che la Cina voglia in realtà reclamare la sovranità in tutta la mappa delle nove linee.
“La cronologia egli eventi suggerisce un livello senza precedenti dell’aggressione della guardia costiera cinese contro le navi di pattuglia marittima indonesiana. In precedenza erano accaduti incidenti simili nel 2010 e 2013, ma nessuno in prossimità alle acque territoriali indonesiane come in questo incidente. Nel passato simili scontri la guardia costiera cinese li ha avuti con i filippini e i vietnamiti, ma su aree dove i cinesi hanno rivendicazione di sovranità, come nelle isole Paracelso e Spratly.”
Nel 2014 la Cina presentò nuove mappe delle nove linee delle sue rivendicazioni marittime che includono le Isole Natuna facendo sorgere preoccupazioni a Giacarta. “La Cina reclama le acque di Natuna come proprie acque territoriali” disse un ufficiale della difesa.”
Poi l’Indonesia decise nel 2015 di rafforzare la propria difesa lì a Natuna e il ministro della difesa indonesiana disse: “Non siamo in una situazione di guerra ma il mare cinese meridionale è proprio vicino a noi”.
Con l’avvento di Joko Widodo l’Indonesia ha cominciato ad esercitare un particolare interesse nel garantire la sovranità e la sicurezza in mare dell’Indonesia.
Va ricordato che la Cina attualmente ha posto varie installazioni militari nelle Spratly come i missili terra aria e lavora forse ad una zona di sicurezza aerea, mentre allo stesso tempo le Filippine hanno posto al tribunale dell’arbitrato dell’UNCLOS il problema se quanto reclama la Cina con la mappa dalle nove linee segue le norme internazionali dell’UNCLO.
La posizione indonesiana finora è sempre stata di paciere nel forte confronto tra Cina contro Vietnam e Filippine, ed ora si sente di essere stata sabotata e potrebbe, in via ipotetica, portare la questione davanti al tribunale dell’arbitrato internazionale, perché la guardia costiera cinese è penetrata ben dentro le acque indonesiane, attaccandone la sovranità.
La Cina comunque afferma di non rivendicare la sovranità su Natuna: “La sovranità di Natuna è dell’Indonesia. La Cina non ha nulla da obiettare” Ed anche la Cina non ama la pesca illegale che combatte, ma chiede una soluzione delle dispute mediante colloqui.
Il confronto con le capacità del potente vicino è a sfavore dell’Indonesia e la strategia di Jokowi di difesa della sovranità marittima a forza di barche affondate potrebbe dimostrarsi vana con la Cina se non sostenuta da un’azione diplomatica seria.