Morte dell’opposizione cambogiana se togliete le tariffe privilegiate

Hun Sen, primo ministro cambogiano, ha detto che il partito di opposizione disciolto sarà “morto” se l’Unione Europea continua col suo piano di ritirare la Cambogia dall’accordo di riduzione delle tariffe.

prospettive per Hun Sen
REUTERS/Darren Whiteside

La notizia giunge tra le notizie di grandi nomi della moda che ritirano i contratti dal settore delle confezioni e delle scarpe cambogiane anticipando la possibile fine dell’accesso privilegiato ai mercati europei delle esportazioni cambogiane.

Per segnare il suo trentaquattresimo anno al potere, il più longevo al mondo per capi di stato non monarchici, Hun Sen si è lanciato in una delle più forti tirate contro l’Europa.

“Non c’è bisogno di accogliervi perché è troppo tardi, che sia così. Se dovessimo passare sul collo del partito di opposizione, sarà proprio così” ha detto in un discorso pubblico riferendosi al CNRP che fu sciolto a novembre 2017 dalla Corte Suprema cambogiana.

L’accusa contro il CNRP era di cospirare con gli USA per fare una “rivoluzione colorata”, ma nessuna prova è stata mai data per questa accusa. La UE ha fatto pressioni per il ripristino del CNRP e per il rilascio di Kem Sokha, tenuto in detenzione per tradimento prima del processo dal settembre 2017.

“Se volete la morte dell’opposizione cambogiana andate avanti” ha aggiunto Hun Sen riferendosi alla minaccia della Commissione Europea di ritirare la Cambogia dal suo schema di tariffe preferenziali EBA in risposta alla sua repressione politica. “Se volete l’opposizione viva non fatelo e venite a parlare con noi”. Sembra un possibile ultimatum all’Europa.

Il Partito del Popolo Cambogiano, CPP, al potere sin dal 1979, lo scorso luglio vinse delle elezioni nazionali in cui prese tutti 125 seggi dell’Assemblea Nazionale. Molti paesi occidentale considerarono quelle elezioni illegittime.

La Commissione Europea vuole far sì che il governo di Hun Sen inizi una riforma giuridica e politica, compreso qualcosa che permetta il ritorno del CNRP ad essere legale. Il CPP ha sempre detto che il ritorno del CNRP non è da considerare, sebbene abbia rilasciato molti militanti in carcere e condotto qualche riforma politica negli ultimi mesi.

E’ stato offerto a 177 politici del CNRP, messi al bando dalla politica nel 2017, un ritorno dopo che il governo ha modificato la costituzione a dicembre.

Questi tentativi sono parsi riconoscere l’importanza di mantenere l’accesso ai privilegi EBA. Le esportazioni cambogiane verso l’Europa nel 2017 valgono 5,8 miliardi di dollari secondo il progetto.

La gran parte delle esportazioni venivano dai settori manifatturieri e calzaturieri che costituiscono il 40% del PIL cambogiano.

Nel 2016 quasi il 18% delle importazioni europee sotto il progetto EBA veniva dalla Cambogia, una quota leggermente inferiore solo al Bangladesh. Il processo di ritiro non è stato formalmente iniziato sebbene si pensi che siano iniziate le procedure informali nella direzione.

Ad ottobre la commissaria europea Cecilia Malmstrom disse che avevano notificato alla Cambogia la posizione europea ed aggiunse che “senza un chiaro e palese miglioramento sul terreno questo porterà alla sospensione delle preferenze commerciali godute”

Il processo dopo che è iniziato potrebbe impiegare fino ad un anno prima che la Commissione Europea decida se le tariffe saranno poste su tutte le esportazioni o solo alcuni prodotti. E’ improbabile se la UE non vorrà essere punitiva, che le esportazioni della confezione sarà il rimo a vedere i dazi.

Ma persino la minaccia di ritiro dà agli investitori una pausa con alcuni che scelgono di lasciare la Cambogia in via precauzionale per mercati percepiti più sostenibili.

All’inizio del mese la rivista Apparel Insider diceva che la Cambogia è destinata a perdere “grandi quantità” di ordini perché le marche internazionali temono che potrebbe perdere i privilegi EBA.

“Le nostre fonti dicono che varie marche hanno già deciso di iniziare a togliere ordini dal paese” si legge nell’articolo che non nomina le ditte. Le ditte principali come fonte di abbigliamento qui sono tra gli altri Armani, gap e H&M.

Secondo un rapporto di un progetto ONU, le condizioni di lavoro sono migliorate nelle fabbriche cambogiane, fattore che qualche anno fa divenne importante per alcune marche.

Ma la minaccia fondamentale ed il desiderio di evitare potenziali problemi di fare affari in un paese sanzionato dall’Europa potrebbe spingere molti a disinvestire o a fermare le proprie lavorazioni nei mesi prima.

Una portavoce di Marks&Spencer disse ai media tempo fa che “avrebbero cancellato contratti e terminato il commercio” con i produttori cambogiani se non si fossero seguiti gli standard del diritto del lavoro.

E’ difficile dalle statistiche ufficiali capire lo stato di salute dell’industria. Il ministero dell’economia ha detto questo mese che i primi mesi del 2018 le esportazioni sono cresciute del 16,3% e che il settore delle confezioni è il settore a crescita maggiore rispetto al 2017.

Ma solo un mese prima il ministero del commercio riportava che le esportazioni erano cresciute di appena il 4% nel 2018, un valore di 11 miliardi di dollari, rispetto al 19% dello scorso anno. Comunque il governo sta cercando delle salvaguardie contro la perdita dello status EBA.

“Dipendiamo troppo dalle esportazioni e dagli investimenti esteri diretti. E’ una debolezza” dice Mey Kalyan consigliere presso il SNEC, consiglio economico nazionale supremo. “Gli eventi nella economia globale possono danneggiarci significativamente. Dobbiamo diversificare la produzione e il mercato di esportazione.”

Da mesi i ministri cambogiani hanno promosso la diversificazione rispetto al mercato europeo ma sarà una transizione onerosa e dolorosa. Il 40% delle esportazioni di calzature ed abbigliamento sono destinate al mercato europeo e la stessa quantità è invece destinata a USA, Canada e Giappone insieme.

Si pensa che i negoziatori cambogiani cerchino un accordo di commercio con Euroasian Economic Forum, vale a dire Armenia, Belarus, Kazakhstan, Kyrgyzstan and Russia.

Il ministro del commercio ha detto che questi paesi domandano abiti invernali e potrebbero essere un nuovo mercato per i prodotti cambogiani.

Ci sono colloqui ufficiali con Cina e ASEAN perché compensino le esportazioni ma gli analisti hanno i loro dubbi.

La Cina, maggiore investitore e alleato, ha importato solo 182 milioni di dollari di prodotti di tessuti e vestiario nel 2016 perché la Cina produce lo stesso tipo di prodotti di vestiario.

La Cambogia esportò solo 609 milioni di dollari di beni in Cina; l’Europa ha ricevuto 5,7 miliardi di dollari con il progetto EBA.

La Russia importò solo 41 milioni di dollari di tessuti e vestiario dalla Cambogia nel 2016 con un totale di esportazione del valore di 46 milione di dollari.

E’ difficile prevedere paesi come Cina, Russia o Vietnam, partner fondamentale ma altro paese esportatore delle confezioni, possano accrescer le loro importazioni da sostituire l’Europa.

L’agenzia Moody’s ha messo in guardia sull’impatto della perdita dei privilegi EBA sulle esportazioni e dice:

“I costi accresciuti come conseguenza delle tariffe mineranno la competitività del prezzo delle esportazioni della manifattura cambogiana se non saranno compensate da guadagni di produttività”

Cinque sindacati cambogiani in una lettera alla UE affermavano che l’imposizione delle tariffe compirebbe direttamente quasi 3 milioni di Cambogiani: oltre agli 800 mila operai che lavorano nel settore abbigliamento e le loro famiglie che dipendono dalle loro rimesse.

La chiusura delle fabbriche che si trovano attorno alla capitale, potrebbe avere implicazioni per la stabilità. E’ dal 2014 che non si vedono scioperi del settore quando quando cinque operai furono tragicamente uccisi dalle forze di sicurezza.

Il governo di Hun Sen vuole mantenere il sostegno degli operai del settore che nelle votazioni hanno votato per il CNRP ed ha fatto un sacco di leggi per migliorare il loro stato.

Uno degli editti ultimi impone alle imprese il pagamento dell’anzianità quando i loro contratti terminano.

Ci sono preoccupazioni che questi programmi di cassa, che potrebbero valere decine di milioni alle imprese quando saranno pagate a giugno, potrebbero spingere alcuni a chiudere in Cambogia per spostarsi in destinazioni quali il Bangladesh.

La questione dell’anzianità è particolarmente grave per le imprese più piccole che potrebbero non avere il capitale a loro immediata disposizione per pagare il bonus. Lo scorso anno ci furono vari datori di lavoro fuggire dal paese lasciando i lavoratori con mesi di salari non pagati e spingendo il governo a trovare un accordo con i lavoratori.

DAVID HUTT, Asiatimes

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