Nel primo giorno della serrata birmana di Yangoon, centinaia di lavoratori delle confezioni siedono sul incerate sgualcite davanti alle fabbriche, i trisciò sono alla ricerca di affari nelle strade calme, e l’anziana Daw Aye si riposa sul pavimento di bambù della sua capanna.
Pensano tutti ad un problema più familiare del COVID-19, la fame. Ma mentre la città si prepara ai dieci giorni di solitudine nel tipicamente movimentato fine anno birmano, la prospettiva che centinaia delle persone più povere possano soffrire la fame nell’isolamento ha galvanizzato migliaia di volontari.
Daw Aye era abbastanza preoccupata da telefonare ad un cantante rock Kyaw Thu Win conosciuto per il suo lavoro generoso con Food Not Bombs, Alimenti Non Bombe. I due si incontrarono cinque anni fa vicino alla Sule Pagoda, dove Daw Aye vendeva riso appiccicoso in un tino di metallo che trasporta sul capo.
Ciò si fermò quando il suo fornitore chiuse lo scorso mese e sebbene i suoi vicini nella cittadina di Thanlyin la sostenessero, cominciò a scarseggiare il mangiare.
“Mi inquieta vedere così poca gente per strada” dice. “Mi fa sentire sola”
La compagnia venne sotto la veste di volontari vestiti in cuoio con le catene appese mentre le riempivano la capanna di olio da cucina, pesce secco, spaghetti ed altre provviste.
“E’ come la mia nonna” dice Kyaw Thu Win. “Sto attento al virus ma sto più attento alla gente che soffre la fame. Il nostro aiuto non è così grosso ma sempre meglio di nulla”
Nutrire il Popolo
Agli oltre sette milioni di abitanti di Yangoon hanno detto di stare in casa se non per comprare alimenti e medicine per i prossimi dieci giorni, dal momento che il governo reputa che le prossime due settimane saranno critiche per sapere se Myanmar, che finora ha visto 27 casi e tre morti, vedrà un’esplosione di casi di COVID-19.
La serrata birmana colpirà con durezza chi si guadagna da vivere sulle strade perché non hanno l’opzione di accumulare scorte nel supermercato.
Da domani il governo distribuirà aiuti alimentari fondamentali alle famiglie che non hanno entrate sebbene non sia garantito che chiunque ne abbia bisogno li riceverà.
A riempire i vuoti ci sono le associazioni come We Love Yangoon che è passata da aiutare 1000 famiglie ad aiutarne 15 mila al giorno nel corso di un mese, come dice il segretario generale Zaw Win Khine.
“In questo periodo sono in tanti a soffrire i problemi. Diamo non solo riso ed olio da cucina ma anche polli e verdure” dice il direttore.
Il governo ha permesso ad un gruppo di 300 volontari di percorrere durante la serrata i quartieri più poveri per cercare chi ha fame.
Nel frattempo, il centro educativo Journey YGN ha trovato un modo con cui ristoranti e caffè possono contribuire con pasti gratis chiedendo ai clienti di dare qualcosa in più.
Il progetto che si chiama “Sa Pe Be La?”, il saluto ordinario birmano che vuol dire “hai mangiato?” comparirà sui manifesti nei ristoranti e sulle pagine web di consegna a casa.
Incerti su come le autorità gestiranno la serrata, Food Not Bombs si è affrettato ad aiutare chi lavora in strada.
Il progetto era di distribuire 200 sacchi di riso, 200 cartoni di uova, 1050 pacchi di spaghettini, 200 bottiglie di olio da cucina e 200 saponette ai poveri ed ai senza casa.
Ma quando Kyaw Thu Win ha saputo che un migliaio di lavoratori delle confezioni è in sciopero per le ferie non pagate il piano si è trasformato aggiungendo altri 25 sacchi di riso, ognuno dei quali va 50 chili.
L’associazione Myanmar Business Answers ha donato 300 maschere ed il gruppo ha fatto visita a 40 fabbriche a Dagon Seikkan portando con se la loro chitarra per incitare i lavoratori con qualche canzone.
Circa 25 mila lavoratori delle confezioni di oltre 40 fabbriche hanno perso il lavoro per la pandemia, secondo una dichiarazione della UE che annunciò ieri un aiuto finanziario da 5 milioni di euro per i lavoratori.
Quando la Birmania confermò i suoi primi casi di COVID-19, la maggioranza dei lavoratori a maggioranza donne chiesero ai datori di lavoro di chiudere e pagare la vacanza per aprile, due settimane del quale sono festività pubbliche, per salvaguardare la propria vita.
I datori di lavoro rifiutarono ed i lavoratori si sono seduti fuori della fabbrica giorno e notte, sotto il sole cocente, le zanzare dopo il calar del sole e gli altri pericoli della zona industriale.
Benché preoccupati che l’essere tutti insieme potesse aiutare la diffusione del virus, l’incertezza di quando avrebbero potuto nutrire le proprie famiglie e se stessi ebbe il sopravvento sulle loro paure.
“La nostra sola possibilità è di continuare a negoziare con il padrone” dice Zar Zat Htun, giovane madre di un bambino di due anni, che protesta dal 3 aprile con altre 200 donne davanti ai cancelli della fabbrica di borse da donna, Blue Diamond World.
Poiché lavora da otto mesi, ha un salario alto equivalente a 3 euro al giorno.
“Tante fabbriche hanno chiuso e i padroni sono scappati senza dare nulla ai lavoratori” dice. “Siamo preoccupati anche per questo”.
San Dar Win che si affida alla sua paga per dare da mangiare ad un bimbo di sei anni, due fratelli ed un padre che vivono vicino Naypyidaw, dice:
“Se giunge qui la pandemia, non abbiamo strutture sanitarie qui”
Nelle vicinanze, i lavoratori della Brightberg Enterprises Myanmar che fa borse temono che non riaprirà mai più. Ad aumentare l’ansia un dimostrante tornò a casa febbricitante.
Il giorno dopo un video li ritraeva mentre provavano a bloccare una consegna di materiali grezzi provocando uno scontro con la gestione cinese della fabbrica.
Si sono fasciati la testa con le bandane rosse “per mostrare quanto il loro sangue rosso ribolle dalla rabbia” dice Wa Wa Khine che guida lo sciopero di 150 lavoratori.
Ai cancelli dell’impreda Mayshar Myanmar che produce guanti di plastica, i lavoratori usano il momento di questa protesta per un salario di ferie per chiedere maggiori diritti e la fornitura di maschere, disinfettanti per le mani ed altri equipaggiamenti sanitari.
“Hanno licenziato senza un preavviso coloro che non piacciono” dice Wai Zin Oo, sindacalista licenziato il 31 marzo che col suo salario mensile di 230 euro deve sostenere la madre e la sorellina di 1 anni.
“La serrata non può andare troppo a lungo e ci saranno più disoccupati, più persone affamate e più povertà” dice il giovane vice presidente della federazione degli studenti birmani Wai Yan Phyoe Moe. “La situazione potrebbe peggiorare di molto”
Nella sua capanna di Thanlyin, Kyaw Thu Win ha dato a Daw Aye 60 euro per aiutarla a pagare il fitto e il costo della vita.
Dei polli scheletrici affacciano il capo attraverso i fori nel pavimento mentre la luce del sole penetra tra i buchi nel tetto.
Kyaw Thu Win le chiede cosa di cosa ha bisogno per i prossimi giorni, ma Daw Aye che lavora nove ore al giorno per cinque giorni la settimana gli chiede qualcosa che non può dare.
“Non ho nulla da fare. Voglio solo tornare a vendere da mangiare”
Lorcan Lovett TheDiplomat