Sette militanti papuani processati a Balikpapan per libertà di espressione

Ispirato dal movimento antirazzista statunitense Black Lives Matter, scoppiato all’indomani dell’omicidio di George Floyd, il movimento antirazzista ha avuto una forte risonanza in Indonesia dove si è localizzato con l’hashtag Papuan Lives Matter, la vita dei papuani è importante, di cui abbiamo parlato in un articolo di Febriana Firdaus.

A Papua il movimento è partito dopo gli incidenti di violenza razziale della polizia dello scorso anno, per i quali i tribunali indonesiani hanno posto in giudizio sette militanti papuani, i sette di Balikpapan.

Scrivono le ONG Tapol ed Etan:

“La scorsa settimana i giudici dell’accusa indonesiani hanno chiesto la condanna oltraggiosa con sentenze che vanno da cinque a diciassette anni per sette prigionieri politici di alto profilo di Papua Occidentale detenuti a Balikpapan, nel Kalimanano orientale del Borneo.

Sette militanti papuani processati a Balikpapan per libertà di espressione

Furono arrestati durante la sollevazione di Papua Occidentale dello scorso anno, quando decine di migliaia di persone scesero per strada per protestare contro il razzismo e per l’autodeterminazione.

Di contro la polizia ed i militari indonesiani che commisero gli attacchi razziali contro gli studenti papuani accendendo la sollevazione non sono stati affatto puniti. Solo tre civili indonesiani sono stati condannati ad alcuni mesi di carcere”.

Pensare che il presidente Joko Widodo all’indomani della sua prima elezione fece rilasciare cinque prigionieri politici papuani accendendo così le speranze di un cambio di rotta nelle relazioni coloniali tra Giacarta e Papua.

E’ stata una speranza che è durata qualche anno, ma ora all’indomani del suo secondo mandato presidenziale ci sono 46 prigionieri politici papuani in carcere con l’accusa di tradimento ed altri sette giovani sono in attesa di una sentenza che approfondirà ancor di più il solcato che divide Papua dal resto dell’arcipelago indonesiano e che convincerà molti giovani ad unirsi alla guerriglia papuana.

La sollevazione di Papua Occidentale ad agosto 2019 è stato il movimento più importante in un decennio che iniziò dopo che a Surabaya la polizia locale indonesiana apostrofò degli studenti papuani dei dormitori come “scimmie”.

Il movimento che si sviluppò in quel periodo fu essenzialmente pacifico e coinvolse oltre 30 città indonesiane e papuane in cui l’unico reato fu di sventolare la bandiera dell’autodeterminazione papuana, la Stella del Mattino, che da sempre è la ragione per cui a Papua si arrestano persone.

Quelle manifestazioni poi divennero violente e ne seguirono incendi di strutture pubbliche e palazzi governativi come anche di negozi e di case e la morte di molti cittadini papuani ed indonesiani.

La repressione del governo indonesiano fu molto dura con la chiusura dello spazio internet, l’impiego massiccio di 10 mila persone delle forze di sicurezza da tutto l’arcipelago.

I gruppi dei diritti umani scoprirono che furono 61 le persone uccise tra manifestanti e polizia, ed un centinaio i papuani arrestati arbitrariamente. Una corte amministrativa di Giacarta ha deliberato che quel blocco di internet imposto dal governo era illegale.

56 persone furono arrestate ed accusate di tradimento, dieci delle quali hanno già scontato la sentenza di pochi mesi di carcere, e tutti sono stati arrestati per l’espressione del proprio pensiero con post sui media sociali o per essere membro di partiti politici.

Per sette di loro che sono anche i capi del movimento, arrestati senza mandato, lo stato indonesiano vuole dare una sentenza esemplare.

A favore dei sette militanti democratici accusati di tradimento e che sono Buchtar Tabuni, Agus Kossay, Stevanus Itlay, Ferry Gombo, Alexander Gobai, Irwanus Uropmabin and Hengki Hilapok, si è espressa Human Rights Now che ha chiesto che siano lasciate cadere le accuse.

L’accusa ha annunciato contro i sette militanti papuani di aver chiesto da cinque a 17 anni di carcere.

“I giudici devono rilasciare questi militanti papuani che hanno sofferto abbastanza dato che sono in carcere da mesi lontano da casa per atti pacifici di libera espressione” ha detto Brad Adams di HRW.

La pena più dura è di 17 anni ed è stata chiesta per Buchtar Tabuni, che è l’esponente maggiore de KNPB, il gruppo indipendentista papuano, mentre per Agus Kossay e Stevanus Itlay, esponenti del Comitato Nazionale di Papua Occidentale, sono stati chiesti 15 anni: tutti avrebbero organizzato le proteste ed i disordini in nome del KNPB.

Secondo Brad Adams, la polizia indonesiana arrestando Buchtar Tabuni ha creato le condizioni che le si rivolgeranno contro.

Dieci anni sono stati chiesti per gli studenti universitari Gombo e Gobai ed altri cinque anni per altri due studenti.

Alcune dichiarazioni fatte dagli accusati secondo la difesa sarebbero state fatte e ottenute sotto forte pressione da parte della polizia.

Come le proteste antirazziali di queste settimane hanno scosso gli USA per la morte di George Floyd, anche Papua visse ad agosto e settembre 2019 grandi ondate di proteste che abbiamo riportato su questo blog.

Mentre furono uccise oltre 61 persone, a settembre 2019 furono arrestati a Jayapura i sette giovani che furono poi trasferiti a Balikpapan sul Borneo per ragioni di sicurezza e saranno giudicati da una corte locale ad iniziare dal 14 giugno.

“Le autorità indonesiane devono riconoscere che data l’attenzione globale al movimento Black Lives Mater mandare militanti pacifici in prigione porterà solo maggiore attenzione internazionale sui diritti umani a Papua” ha detto Brad Adams.

L’avvocatessa dei diritti umani e papuani Veronica Koman ha scritto sul suo profilo Twitter dall’Australia dove studia e vive in esilio.

“La Comunione delle Chiese Indonesiane è preoccupata per le sentenze dure cercate dai giudici contro i Sette militanti papuani di Balikpapan. Credono anche che questo approfondirà solo la sfiducia della gente di Papua Occidentale: si deve invece ricercare un dialogo culturale ed umanitario”

Pubblicità

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ottimizzato da Optimole