Un altro sindaco filippino ucciso nelle Filippine centrali, a Catbalogan Samar, in uno scontro a fuoco tra Polizia Filippina e sicurezza del sindaco nel mezzo del traffico cittadino.
Dopo la domenica di Sangue che ha visto la morte di nove attivisti in differenti parti di Luzon Meridionale, il Consiglio dei diritti umani dell’ONU aveva appena salutato positivamente la decisione di un’indagine del ministero della giustizia filippina sulla vicenda, seguito anche dalla Comunità Europea.
Ora questo nuovo scontro a fuoco che ha visto la morte del sindaco Ronaldo Aquino e delle tre guardie del corpo, che andavano ad una celebrazione di famiglia, apre un altro capitolo tragico di morti più o meno eccellenti.
Secondo la polizia, una pattuglia di polizia a Calbayog si è trovata sotto il fuoco della sicurezza del sindaco filippino ucciso.
“Si sono insospettiti ed hanno aperto il fuoco” ha detto il generale Ronaldo de Jesus che ha ricordato che nello scontro a fuoco sono anche morti due poliziotti. “Le nostre forze hanno solo risposto al fuoco”.
Uno scontro fortuito, lo ha definito il generale di polizia de Jesus.
Il video che è comparso sui media sociali mostra il SUV del sindaco pieno di buchi di proiettili che si è schiantato contro il guardrail mentre tutta la gente scappava.
Il parlamentare Edgar Mary Sarmiento, amico e collega del sindaco ucciso, non crede allo scontro a fuoco fortuito.
“Avevano caschi e lanciagranata M203. E’ stato ben pianificato” ha detto Sarmiento.
“Mi arreca dolore sentire dire che si è trattato di uno scontro fortuito. Secondo i testimoni è chiaro che il veicolo del sindaco è stato oggetto per prima del fuoco della polizia. Chi ha portato avanti l’imboscata, è doloroso dirlo, ma erano in uniforme, erano membri della polizia” ha detto Sarmiento ad una stazione radiofonica.
“E’ stato ben pianificato. Dopo che l’auto si è fermata è stata colpita immediatamente. E’ stato un bene che sono riusciti a rispondere (la scorta del sindaco). Siamo in una pandemia e cose del genere accadono ancora”
A fare le indagini sarà NBI, Ufficio nazionale delle indagini del ministero della giustizia.
Si devono registrare altri due casi di presunti scontri fortuiti.
Uno accadde a giugno 2020 quando quattro militari dell’intelligence, alla ricerca degli attentatori di Abu Sayaff, furono uccisi da 9 poliziotti a Sulu a sangue freddo dopo essere stati fermati per il riconoscimento ed accompagnati alla stazione.
Dopo essere stati licenziati sono stati rilasciati per questioni tecniche ed ora sono uccel di bosco.
In un altro caso c’è stato uno scontro a fuoco con alcuni poliziotti morti in operazioni antidroga tra polizia filippina e polizia antidroga, PNP e PDEA, che avevano provato ad incastrati a vicenda.
Ultimo caso è stata la domenica di sangue che ha visto la morte di nove militanti che sempre secondo la polizia aveva provato a fare resistenza.
L’alto commissario per i diritti umani dell’ONU, Bachelet, ha detto di essere “inorridita” dagli omicidi arbitrari dei nove militanti e che era stata informata dal governo che gli omicidi erano il risultato di operazioni legittime.
A giugno scorso lo stesso ufficio lamentava “una grave mancanza del giusto processo nelle operazioni di polizia e la quasi totale impunità per l’uso della forza letale da parte della polizia e del militari” e invitava “la polizia a prendere misure urgenti per prevenire che l’uso eccessivo della forza comportasse perdite di vita umana nelle operazioni”.
“Invitiamo il governo e le forze di sicurezza ad evitare la retorica che potrebbe condurre a violazioni e a impegnarsi invece pubblicamente a tenere alti i diritti umani e il governo della legge”
Parole molto dure sono giunte dalla vicepresidente filippina Leni Robredo sull’imboscata e la morte del sindaco Aquino che si recava alla festa di compleanno del figlio. La vicepresidente ha lamentato una certa desensibilizzazione della gente per queste notizie continue di omicidi.
“Non si deve considerare come una cosa normale che sindaci, organizzatori sociali, avvocati, giudici, giornalisti, bambini e persino le vittime del commercio della droga siano assassinati così per strada o nelle case. Dobbiamo unire tutti i punti tra queste morti orribili e vedere la rete che permette e rafforza questi omicidi. Impunità, normalizzazione ed incitamento alla violenza e la retorica dell’uccidi uccidi uccidi che vengono da chi sta in alto”