Talvolta Singapore ha qualche notizia buona per quanto riguarda un aspetto conteso del rispetto dei diritti umani, quello della Pena Capitale che per il traffico di droga è obbligatoria: una volta accertata che la quantità eccede una soglia prefissata, il giudice non può far altro che condannare a morte l’imputato.
La buona notizia è che un uomo di 41 anni, sentenziato a morte in prima istanza per traffico di droga, è stato prosciolto in quanto le prove prodotte erano fallaci e non era prudente condannarlo alla pena capitale sulla base di quelle prove. Il suo rilascio dipenderà dal possibile ricorso dell’accusa.
Secondo la ONG singaporiana “MARUAH, che nella lingua malay significa dignità, il giudice ha deciso che fosse appellabile ammettere come prova due confessioni registrate dall’imputato, Azman bin Mohamed Sanwan, da parte del Central Narcotic Bureu senza che gli avvocati ne fossero informati. L’accusa contestava il fatto che le dichiarazioni fossero volontarie, cosa accettata dal giudice di primo grado. Ma Azman aveva dichiarato di aver reso le due confessioni poiché l’ufficiale dell’ufficio narcotici lo aveva minacciato di implicare la moglie e gli aveva promesso che gli sarebbe stata risparmiata la pena di morte se avesse cooperato nelle indagini. Ma la corte di appello non essendo stata convinta oltre ogni dubbio che le confessioni non fossero state ottenute senza minaccia o promessa o estorta, ha escluso la sentenza di condanna a morte.
In precedenza la corte di appello escludeva la sentenza capitale per Ismil Kader per il quale due “confessioni” erano state registrate in procedure non regolamentari da parte di due ufficiali di polizia. La corte perciò decideva di escludere le due affermazioni come prove nel processo. Inoltre la corte di appello citava il fatto che l’accusa ritardava di rendere disponibile alla difesa elementi di prova favorevoli all’imputato. In modo simile era esclusa la sentenza capitale per Ismil Kader.
“Che la condanna alla pena capitale possa essere dichiarata insicura anche se l’accusa fosse affidata a gente esperta e l’accusato processato da giudici di alta corte fa pensare tantissimo al fatto che Singapore debba imporre una moratoria nell’esecuzione delle sentenze capitali. Cosa succede se i nostri giudici di appello avessero fatto anche loro, inavvertitamente o inconsapevolmente, un errore? E’ nella natura della sentenza capitale l’irreversibilità. La società potrebbe perciò accettare in buona coscienza l’uso della pena capitale se e solo se si assicurasse che le esecuzioni non siano state fatte per errore. Questi due casi invece suggeriscono che non possiamo mai essere completamente sicuri dell’assenza di errore. MARUAH rinnova perciò la sua richiesta alle autorità di imporre una moratoria alla pena capitale e rivedere la propria posizione sulla pena capitale obbligatoria, se non su tutta la pena di morte. La natura della condanna in una pena capitale è quella di un atto irreversibile.”
Nel frattempo anche la nota vicenda di Yong Vui Kong sta andando avanti. Il ragazzo giovanissimo è stato condannato alla pena capitale in tutti i gradi di appello, ha visto non accettata la richiesta di grazia rivolta al presidente della Repubblica di Singapore ed è in attesa della esecuzione.
L‘ultimo passo fatto dal suo avvocato è stato quello di appellarsi alla corte di appello per ineguale trattamento. Il giovane sarebbe stato oggetto di trattamento ineguale in quanto l’accusa ha prosciolto il suo capo, Chia Choon Leng, colui che gli aveva fornito la droga da portare a Singapore e che lui aveva denunciato nel processo, dall’accusa di traffico di droga. Inizialmente contro l’uomo erano stati rivolti 26 capi di accusa, cinque dei quali in relazione a Yong, ma in seguito tutte le accuse sono state ritirate, rischiando in pratica solo qualche anno di carcere. Per l’avvocato della difesa questo trattamento è una violazione della costituzione che garantisce l’uguaglianza di fronte alla legge, in quanto il pesce piccolo è stato condannato a morte ma colui che tirava le file non è stato neanche accusato.
In giudice della corte di appello si è riservato il giudizio.
Speriamo bene.