Il soft power della Thailandia è balzato recentemente nelle cronache, dopo che la rapper thailandese Danupha Khanatheerakul, Milli, ha mangiato una porzione di riso appiccicoso con mango al festival Coachella di aprile dando una grande popolarità a questo dolce tradizionale thailandese.

La Thailandia coltiva tantissimi strumenti di soft power, che è la capacità di avere influenza attraverso la persuasione piuttosto che la coercizione, con le sue tradizioni locali, la sua cultura e la reputazione di essere ospitali.
Ma secondo il Global Soft Power Index del 2022 il paese è sceso al trentacinquesimo posto su 120 paesi per il soft power rispetto al 2021, che è misurato su sette colonne portanti tra cui commercio, governo, relazioni internazionali, cultura, media, comunicazioni, istruzione e valori.
Un aspetto della metodologia è il governo, dove sono degli indicatori fondamentali la capacità di guida, la stabilità politica, i bassi livelli di corruzione e il rispetto per diritti umani e governo della legge. In questo campo il risultato della Thailandia è terribile.
La coltivazione del soft power della Thailandia va in contrasto con caratteristiche meno desiderabili che minano la sua abilità ad utilizzare e massimizzare i guadagni del potere dolce.
Il potere del governo sostenuto dai militari della Thailandia di piombare per reprimere qualunque minaccia percepita è un ambiente fertile in cui fioriscono musica e creatività.
Per una Milli che si fa strada al Coachella ci sono artisti come Rap Agaist Dictatorship che attirò l’attenzione del governo quando una loro canzone “prathet ku mi” raggiunse i venti milioni di viste nel giro di qualche settimana. Un loro pezzo fu poi oscurato su YouTube dopo una denuncia legale del governo Thailandese.
Un membro del gruppo Dechathorn è stato di recente avvisato da Apple sulla possibilità che i suoi smartphone fossero stati presi di mira da hacker statali. Al centro dello scandalo vi è il gruppo NSO israeliano il cui software Pegasus prende di mira gli iPhones.
La creatività, ingrediente essenziale in questa varietà di soft power richiede un ambiente adeguato. Il governo repressivo thai fa sì che i successi individuali come quello di Milli sembrino più un’anomalia che una cosa normale.
Un capo di stato come il premier thai Prayuth Chanocha che si fa scherno della stampa libera e minaccia i manifestanti con tutte le leggi ed articoli tra cui il reato di lesa maestà, che tratta le offese al re o alla monarchia, non è colui che può elevare di fatto il soft power della Thailandia.
L’indifferenza del regno verso i diritti umani sta diventando conoscenza comune in tutto il mondo in modo del tutto simile a quella cinese dove il vasto soft power culturale è di molto sminuito da storie di prima pagina della repressione statale verso gli Uighuri musulmani del Xinjiang, della repressione autoritaria ad Hong Kong e dalla minaccia costante dell’invasione di Taiwan.
La Thailandia deve coordinare i propri approcci del Soft Power. Attitudini, comportamenti del consumatore e norme sociali sono cose molto più complicate delle strategie del Hard Power che è la capacità di persuadere gli altri con la coercizione con metodi che sono sia economici che politici o militari.
Il soft Power è un processo più sofisticato del calcolare attraverso un’analisi costi benefici, del prevedere una strategia e quindi un modo per applicarla. Le persone sono complesse e reagiscono in modo differente ai messaggi. E come mostrato dalla Cina, gli approcci da potere duro e l’applicazione del potere dolce spesso entrano in collisione.
Tokyo era prima associato all’imperialismo e all’occupazione come anche ad una cultura degli affari considerata di sfruttamento. Nel 1972 il National Student Centre of Thailand definì il Giappone “il solo paese al mondo etichettato da quasi tutti gli altri paesi come un animale economico che ama invadere le economie degli altri paesi”.
Nonostante le agitazioni politiche della Thailandia, il Giappone ha passato decenni a cambiare la propria immagine con i metodi del potere dolce, ed ora continua a godere di legami di affetto col regno.
Di contro i guadagni del Soft Power della Thailandia sono temperati da decenni di instabilità politica e di una reputazione internazionale tutt’altro che stellare.
La Thailandia dovrebbe considerare il potere dolce come una strategia di lungo termine piuttosto che un approccio frammentario che si basa su mode e tendenze del momento.
E’ improbabile che la tentazione del riso appiccicoso con mango di Milli accrescerà il soft power della Thailandia nei tempi brevi.
I piani del governo sono rari o distaccati. Dal momento che le industrie creative hanno una loro parte crescente dello sviluppo economico del paese, il governo creò un’Agenzia dell’economia creativa CEA nel 2012. Comunque mentre è stata da stimolo per oltre 15 settori dell’economia, il CEA deve ancora legare uno di questi settori ad una strategia coesa nazionale di potere dolce come invece fanno Corea del Sud e India.
Il soft power della Thailandia non deve per forza essere globale. Una entità stabilita di potere dolce thai potrebbe fare di Bangkok un centro regionale creativo per la televisione e contenuti di streaming, per arte, musica, teatro ed altro.
La Thailandia comunque deve ancora imparare che la libertà creativa deve anche andare a braccetto con le libertà individuali e politiche. Prayuth ha usato le opportunità del potere dolce per promuovere il nazionalismo thai che può essere tanto corrosivo come storicamente affascinante.
La sua promozione recente dell’Era Rattanakosin è anche contrastata per la sua glorificazione di un periodo di monarchia assoluta, un periodo che fu segnato da guerre con i regni birmano e laotiano, argomento favorito dei nazionalisti di destra thai.
Se si vuole che il potere dolce thai si coaguli in qualcosa di maggiore ci vogliono pazienza, tempo ed un approccio coordinato guidato da individui e imprese private e sostenuto dalle risorse del governo.
Non è chiaro se Prayut e questo governo abbiano il temperamento per nutrire il potere dolce senza minarlo per ragioni politiche o per perseguire il potere duro.
Nel frattempo i negozi che vivono una crescita di vendite del riso appiccicoso con mango farebbero bene a considerarsi fortunati finché dura.
Mark S. Cogan GLOBE