Sostenibilità e crescita dei prezzi globali dell’olio di palma e vegetali

Sono volati in alto i prezzi globali dell’olio di palma e degli altri oli vegetali come girasole e soia, spingendo in alto l’indice dei prezzi di febbraio degli oli vegetali della FAO ad un massimo a febbraio, picco che continua a crescere.

A questa crescita enorme hanno contribuito un insieme esplosivo di cause. La pandemia ha portato varie difficoltà nella logistica e le indicazioni di alcuni governi nell’usare l’olio di palma per il biodisel hanno significato una maggiore domanda. Ci sono anche state cadute di fornitura aggravate dalla siccità in America Latina e problemi di alluvioni e mancanza di lavoro in Malesia.

prezzi globali dell'olio di palma e sostenibilità

Altri picchi sono stati causati dallo shock dell’invasione russa dell’Ucraina e delle successive sanzioni contro Mosca e alleati. Il prezzo crescente del petrolio ha fatto crescere i costi del trasporto ed ha accresciuto la possibilità di usare olio di palma come carburante alternativo oltre a sostituire l’olio vegetale russo ed ucraino.

I dati a disposizione del dipartimento di agricoltura USA mostrano che Russia ed Ucraina insieme detengono il 2%, 8% e 57% della produzione di semi globale di soia globale, della colza e del girasole, e sono presenti significativamente nelle esportazioni di olio di soia col 7%, olio di colza con 20% e olio di girasole con 77%.

Il blocco dei porti nel Mar Nero e le sanzioni sul sistema di pagamento SWIFT sono di grande preoccupazione che si intensificheranno se la guerra prosegue. Le azioni a sorpresa dello scorso mese da parte dell’Indonesia, il maggior produttore al mondi di un olio vegetale, di chiudere le esportazioni per alcuni giorni e poi di ridurle per combattere una mancanza interna di olio per cucinare, ha contribuito a rendere costoso l’olio di palma.

Questa miscela di circostanze ha fatto scattare una crescita notevole sui prezzi globali dell’olio di palma pre-pandemia. Il prezzo futuro dell’olio di palma commerciato alla Bursa Malaysia Derivatives è salito dai livelli mensili di 475US$ a tonnellata tra giugno 2018 e settembre 2019 fino a 1627 al giorno prima della guerra. Da allora è saltato fino al valore di 1942 US$ il primo marzo prima di scendere a 1642 a metà marzo. Il picco precedente del 2011 era di 1280 US$.

Mentre il mercato resiste all’impennata dei prezzi e alle carenze dell’offerta, sarà importantissimo la risposta sia dei grandi e piccoli produttori che dei regolatori nazionali per il continuo progresso degli sforzi per sostenere la produzione di olio di palma sostenibile, e impedire la deforestazione legata all’olio di palma.

La minore deforestazione nelle piantagioni del Sud Est Asiatico

La grande maggioranza dell’olio di palma deriva dalla palma da olio africana che ha un ciclo di vita di 25 anni.

Malesia e Indonesia detengono rispettivamente il 23% e 59% della produzione globale dell’olio di palma secondo USDA. La tendenza recente accresce i limiti della fornitura. Negli scorsi 5 anni i dati USDA dicono che la Malesia ha prodotto una media di 19,3 milioni di tonnellate annue, ma nel 2021/22 si è avuta una caduta media del 3% su questa media, per una mancanza acuta di manodopera e la poca terra lasciata a disposizione per espandere la produzione nel paese.

In Indonesia la produzione continua a crescere nonostante la crescita minore di aree usate per la coltivazione, per la moratoria sullo sviluppo dei terreni torbosi, la deforestazione e le nuove concessioni, in collisione con le aspirazioni dell’industria. Nel frattempo la superficie coltivata con alberi maturi, di età tra 9 e 18 anni per la maggiore produttività, cresce con una produzione che ha raggiunto 44,5 milioni di tonnellate, una crescita del 2,3 sull’anno prima.

Il settore, che è dominato dalle grandi piantagioni in Indonesia e Malesia tra cui alcuni gruppi che controllano centinaia di migliaia di ettari ognuno, ha negli ultimi decenni avuto accesso a progetti volontari di sostenibilità come Roundtable on Sustainable on Palm Oil (RSPO) iniziato nel 2004.

Questa certificazione ha aiutato molto a ridurre sia l’espansione a monte di nuovi campi da parte dei propri membri e li ha limitati nell’acquisire piantagioni dai non membri che praticavano standard ambientali inferiori per lo sviluppo del suolo.

In un panorama dove 3 o 4 imprese controllano i tre quarti del volume globale, gli sforzi verso la sostenibilità sono stati rafforzati da azioni di adottare impegni a “nessuna deforestazione, nessun drenaggio di torbiere e nessuno sfruttamento”, NDPE. Questi si sono accompagnati anche con sforzi vari di tracciabilità tra cui il tracciamento fino al frantoio o anche iniziative più stringenti di tracciamento alla piantagione e all’azienda.

Questi sforzi hanno rallentato l’espansione delle aree di piantagioni industriali come mostrati dai dati di TheTreeMap, un’iniziativa di tracciamento di perdita di foresta. Secondo Chain Reaction Research, gruppo di analisi di rischio di sostenibilità, nel 2021 sono stati ripuliti 19mila ettari di foresta per le piantagioni industriali di olio di palma in Malesia, Indonesia e Papua Nuova Guinea, l’ottavo produttore al mondo, ben meno dei 90mila ettari e 38mila ettari del 2019 e 2020.

Ma mentre questo rallentamento nelle conversioni da foresta ad olio di palma ci danno qualche speranza nel comprare dai grandi produttori, alcuni compratori e ONG sono ancora preoccupati della deforestazione che potrebbe entrare nella catena fornitura mediante un’espansione incontrollata delle imprese più piccole e di piccoli coltivatori.

Piccoli produttori che crescono più velocemente

Gli osservatori dell’industria hanno notato che, quando i prezzi globali dell’olio di palma vanno in alto, ne segue di solito un acquisto entusiasta di semi di olio di palma. La LMC International ha trovato un raddoppio delle vendite di semi del 2021 sui livelli del 2018, ma l’area che è lavorata a olio di palma è sostanzialmente inferiore alle medie storiche.

“Con le maggiori compagnie che non riescono ad espandersi, la vasta maggioranza di queste semine dei nuovi semi acquistati sarà delle aziende piccole e piccolissime meno visibili”.

Guardando oltre, le preoccupazioni sui rischi della deforestazione si focalizzano ora sulla produzione dei piccoli produttori indonesiani e malesi che rappresentano il 40% dell’area di piantagione.

I piccoli produttori vivono meno restrizioni nella loro espansione e politici e parlamentari sostengono i loro interessi. Ci sono state buone indicazioni secondo cui sono stati incoraggiati ad espandersi, particolarmente negli anni delle elezioni da politici locali alla ricerca di voti e mazzette. In questi periodi gli studi mostrano che ci sono stati deliberati puliture e fuochi delle foreste per liberare le terre e accrescere le transazioni di suoli.

Anche il tempo può influenzare il cambio di uso dei suoli: quando i fattori del clima secco del El Nino e la differenza di temperatura nell’oceano indiano coincidono con i cicli elettorali come nel 2015, sembrano fortemente pronunciati i rischi di deforestazione a causa di fuochi.

Prezzi di base elevati hanno di recente reso l’olio di palma più costoso degli altri oli, soia e cocco, la cui espansione ora ha anche problemi di grande sostenibilità. E’ una svolta significativa per quello che per tanto tempo è stato l’olio vegetale più economico. Ma la risultante prospettiva stretta di fornitura oltre alla grande domanda spinta dai miliardi di dollari pompati a sostenere il biodiesel sia da Indonesia che da UE ha aiutato a creare un segnale di prezzi alti per piccoli produttori e aziende.

Dove saranno piantati gli altri semi di olio di palma così tanto entusiasticamente comprati? Riusciranno i politici a tener lontani i coltivatori dalle aree forestate?

Incanalare premi di sostenibilità ai piccoli coltivatori

Come sostiene il SIIA, Istituto di Singapore di Affari internazionali, la spinta di prezzi alti dell’olio di palma che accresce la deforestazione è divenuta meno importante negli ultimi anni. Ma potrebbe invertirsi la tendenza? Quello che si sa è la crescita nei premi pagati per produrre olio di palma sostenibile certificato che possono andare dai 10US$ a tonnellata per olio di palma di base ai 1000US$ per tonnellata per frazioni raffinate di olio di palma speciale pagati ai raffinatori.

Gli elevati premi e shock della fornitura non devono essere una sorpresa rispetto alla notevole sebbene relativamente limitata disponibilità di olio di palma sostenibile certificato RSPO, che vale il 20% della fornitura globale.

Ma gli sforzi per sostenere e accrescere la parte di RSPO sono stati ostacolati dal momento che per varie ragioni alcuni membri sono sotto osservazione per varie azioni tra cui le accuse di pratiche distruttive e lavoro forzato. Inoltre i fornitori del RSPO sono anche certificati con ISCC, Certificazione di Sostenibilità Internazionale e del Carbone, la certificazione prevalente per il mercato dei biocarburanti EU che rende la loro fornitura al RSPO inferiore.

Comunque piccole aziende e produttori potrebbero essere portati fuori strada dalla retorica che dice che i mercati occidentali mettono troppe richieste ambientali, sociali e di governo mentre altri mercati come Cina, India e Africa potrebbero essere motivati solo dal prezzo e quindi sarebbero più affidabili. Sono anche presi da un pervasivo discorso pubblico che dice che “la sostenibilità non paga” o che potrebbe esserci un vasto surplus di prodotti certificati. Ma nei fatti combinando la produzione dei certificati RSPO e ISCC, domanda ed offerta sono sono troppo sbilanciate come fu qualche anno fa. E se la forte crescita dei premi RSPO dice qualcosa, è che l’offerta è di fatto alquanto stretta.

Cionondimeno per la maggior parte dei materiali di olio di palma c’è una sorprendente mancanza di scoperta dei prezzi, e trasparenza attorno ai processi, per i prodotti certificati RSPO (per settori del mercato non energetico) e quelli ISCC. Piuttosto i premi di sostenibilità si determinano di solito nelle transazioni tra grandi venditori e i loro clienti, e l’informazione che usano è tenuta lontano dalla gente. I grandi venditori dominano il mercato sostenibile e i nuovi fornitori hanno tempi difficili a capire cosa accade. Di conseguenza i piccoli produttori non vedono l’incentivo economico a spostarsi verso la produzione sostenibile.

Ma per avere un peso e guidare la finanza a monte nella catena di offerta dell’olio di palma, ci si deve fare qualche altra domanda sul come rendere pubblico il processo di formazione del prezzo e su come condividere questi premi in modo più equo con i piccoli produttori e aziende. Se RSPO, ISCC e altri non lo mettono nel proprio programma, non si capisce come potrà cambiare la situazione.

Comunque la conoscenza di questi premi elevati inizia a trapelare come conseguenza di alcuni frantoi indipendenti nella regione che sono nel RSPO e dalla crescita smodata tra i produttori del Sud America e Africa Occidentale che ottengono la certificazione negli ultimi tre anni.

A differenza dei centri tradizionali come Indonesia e Malesia, molte origini più nuove di olio di palma hanno iniziato con politiche di non deforestazione a cercare di differenziarsi. Inoltre hanno catene di fornitura previ e semplici che offrono facile tracciabilità e sono più facili da certificare dal momento che i loro frantoi hanno legami immediati con una base di piccoli produttori vincolati. Di contro Indonesia e Malesia devono superare questioni sistemiche come la storia della conversione della foresta e un panorama di business dominato da reti complicate di mediatori che scoraggiano la tracciabilità e la certificazione.

Se grandi compratori dovessero acquistare prodotti certificati di piccoli produttori, i fornitori minori dubbiosi e difficili da certificare non potrebbero restare indietro nei mercati ad alto valore, superati dalle controparti di altre regioni dell’area tropicale?

Qui vediamo la difficile sfida che vive la regione. In un panorama di prezzi che saltano e climi che cambiano, gli sforzi per portare i piccoli produttori nel campo della sostenibilità richiederanno politiche e azioni attente bilanciando le tematiche ambientali, la produzione e la vivibilità.

Dato il loro contributo significativo alla produzione regionale e globale, è una sfida da non ignorare.

Kor Yu Leng Chinadialogue.net

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