Con in tentato omicidio contro Anousa Luangsuphom il Laos, da sempre stato autoritario che non tollera la critica pubblica, sembra trasformarsi in uno stato criminale in cui le elite corrotte si appropriano dell’apparato statale per propri fini
Il 29 aprile scorso uno sconosciuto ha cercato di uccidere Anousa Luangsuphom, Jack, giovane amministratore di una pagina Facebook che ha fatto da piattaforma di dibattito in Laos, con due colpi a bruciapelo in un caffè di Vientiane.
Dopo le prime notizie della morte di Anousa si è capito che il giovane è riuscito a sopravvivere e che è ricoverato in un ospedale laotiano.
Anousa rappresenta uno dei tantissimi giovani laotiani che fanno sentire la propria voce contro la mancanza di libertà politiche in Laos, nonostante i tentativi ripetuti del governo di censurare i media sociali e le critiche crescenti verso il governo a partito unico.
Lo sconosciuto assalitore di Anousa non è stato catturato e si teme per lui e la sua famiglia, visto che le indagini della polizia latitano.
E’ un altro atto di violenza di una lunga lista di abusi dei diritti umani compiuti contro chi lotta per promuovere la trasparenza politica e le libertà in Laos, tra i quali ricordiamo Od Sayavong, Houayheuang Xayabouly e Sombath Somphone tra i più famosi.
Houayheuang continua a restare in carcere per le sue critiche alla risposta ignobile del governo d sostegno ai sopravvissuti del crollo della diga di Xe-Pian Xe-Namnoy, mentre restano sconosciuti i luoghi dove si trovano sia Sayavong che Somphone, vittime di scomparsa forzata.
Il Laos resta da sempre uno stato autoritario che non tollera la critica pubblica e a quanto pare sembra trasformarsi in uno stato criminale
In esso le elite corrotte si sono appropriate dell’apparato statale per accumulare ricchezze.
Si consideri per esempio la Zona Economica Speciale del Triangolo d’Oro nella provincia settentrionale di Bokeo, dove vari articoli di notizie indicano che stranieri di 20 paesi diversi siano trafficati e costretti a partecipare ad operazioni di crimine informatico. In questa area ove il governo laotiano tiene una partecipazione del 20% sono comparse notizie di tortura, schiavitù da debito, assassini e suicidi.
Oltre alle vittime straniere internazionali sono stati detenuti moltissimi cittadini laotiani le cui famiglie sono state costrette a pagare tasse di estorsione per liberare i propri cari dalla prostituzione forzata e da varie forme di lavoro non cercato.
Nella provincia di Bokeo è cresciuto di molto il traffico della droga dall’istituzione della Zona Economica Speciale del Triangolo d’Oro.
Il governo laotiano di recente, nel mezzo di queste attività criminali, ha invece premiato il presidente della zona economica Zhao Wei, il quale a livello internazionale è risaputo sia attivo nel traffico della droga e di schiavi, nel riciclaggio, corruzione e traffico di fauna selvatica.
Il fatto che gli sia stata data un riconoscimento ufficiale nel mezzo dell’attenzione dei media internazionali testimonia della criminalità del governo laotiano e dello stato sempre più difficile della sicurezza pubblica.
A dicembre 2022, Phankam Viphavanh si dimise da premier laotiano per l’inflazione che saliva alle stelle insieme al debito pubblico. Oltre alle problematiche economiche del paese, a causare la sua partenza dal governo è stato anche il ritrovamento di un corpo di donna in una valigia nel fiume Mekong.
Come Anousa la donna è stata sparata più volte e non sono stati identificati gli autori. In seguito la donna è stata identificata come una milionaria laotiana che si vocifera fosse l’amante di Phankam.
Lo scandalo che ha circondato questa morte è stato forse alla radice del suo incoraggiato e veloce ritiro dalla politica.
Cosa si può dire della sicurezza quando gli assassini di una persona ricca ed importante di Vientiane, forse l’amante del premier, passa senza che nessuno sia arrestato?
Non si devono neanche dimenticare le minacce contro visitatori internazionali come la morte nel 2015 di Nara Pech, ventottenne canadese, la cui morte è costellata di dettagli poco chiari. Quello che si sa è che morì per colpi di coltello dopo che passò la dogana all’aeroporto internazionale di Vientiane.
Poco prima della sua morte, Pech lasciò uno straziante messaggio vocale sul telefono della fidanzata in cui diceva: “Sono in Laos e provano a farmi del male. Ho bisogno di aiuto… hanno preso la mia carta di imbarco…”
I video della sorveglianza all’aeroporto furono tenuti dal governo laotiano che attribuì in modo poco convincente la morte del giovane a colpi di coltello auto-inflitti.
Che sicurezza pubblica può esserci quando un turista internazionale muore di morte violenta nell’aeroporto principale del paese?
Quando i critici del governo sono uccisi, o fatti scomparire o arrestati in Laos, il partito di stato manda un messaggio alla popolazione che la libertà di espressione non sarà tollerata.
E’ ironico che il partito rivoluzionario del popolo laotiano LPRP da tempo e ripetutamente abbia affermato che la pace e la stabilità sono le colonne della sua legittimità. Mostrata come un segno di buon governo stabile, la stabilità è mantenuta con la violenza di stato e l’oppressione per impedire l’opposizione politica e la critica al LPRP.
Mentre crescono disuguaglianza e gli effetti deleteri della cattura dell’elite e mentre la vita della gente si fa più difficile per la cattiva gestione dell’economia, il partito aumenta la frequenza e la gravità della sua opposizione politica.
Si consegna con la forza e la violenza il messaggio di restare in silenzio sulle acquisizioni di suoli e le dislocazioni, sui crolli di dighe, sull’investimento estero estrattivo o altri argomenti sensibili legati alle attività della elite a spese dei poveri. E’ un messaggio diretto ai laotiani per mantenere a tutti i costi il governo del partito unico. E’ anche però un messaggio che la comunità internazionale deve ascoltare.
Un tempo il Laos era considerato come un paese accogliente e sicuro da visitare, in cui vivere e lavorare. I laotiani sono sempre accoglienti e calorosi come prima, ma il paese è molto meno sicuro per cittadini e per turisti e uomini di affari.
Quando uno stato collude e premia gente criminale come Zhao Wei, e non riesce a dare risposte su dove si trovi un lavoratore degli aiuti internazionalmente riconosciuto, la cui scomparsa ad un posto di blocco della polizia è stata registrata in video, e non annuncia le indagini immediate sul tentato omicidio di una figura importante dei media sociali, anche esso ripreso dalle telecamere, si erode la sicurezza e la protezione pubbliche.
Quando è uccisa la presunta amante del premier del paese, messa in una valigia e gettata nel fiume Mekong, o quando Vientiane è l’ultimo luogo dove erano stati visti tre militanti thai i cui corpi sono ricomparsi nel Mekong, la sicurezza e la protezione pubbliche sono ancor di più calpestate.
Quando i militanti politici laotiani non sono sicuri neanche in Thailandia, quando salta alle stelle il traffico dello yaba tanto da far dire che uno dei sequestri maggiori della storia asiatica è uno dei tre sequestri in una settimana, o quando un turista canadese muore come risultato probabile di omicidio vicino alla dogana di un aeroporto internazionale, il Laos non può più essere considerato un paese sicuro.
Di certo la violenza di stato resta puntata contro chi sembra minacciare il partito unico o contro coloro la cui casa o il cui proprio lavoro intralciano i profitti della elite.
Ma il messaggio alla comunità internazionale non potrebbe essere più chiaro: venite in Laos a vostro rischio e pericolo.
Kearrin Sims, TheDiplomat