La storia di Agni e la violenza sessuale in Indonesia

Agni sarà sempre per gli indonesiani la ragazza che accese il fuoco nella lotta contro tutte le forme di abusi sessuali in questo paese culturalmente conservatore.

Nel 2018 fu la storia della violenza su Agni che iniziò un’ondata di sdegno e solidarietà che diede all’Indonesia il suo proprio movimento #MeToo che divenne #KitaAgni, Siamo tutti Agni, che è diventato uno dei più grandi movimenti sociali contro le violenze sessuali che questo paese abbia mai visto.

la storia di Agni e le violenze sessuali nei campus indonesiani

Due anni dopo, Agni si laurea, e mentre è ancora sbigottita e grata per la spinta positiva in cui la sua storia si è trasformata, continua a combattere ogni giorno i demoni del trauma.

Mentre in un recente lunedì sedeva in una piccola camera in affitto Agni spesso doveva fermarsi e respirare profondamente mentre ricordava solo alcuni ricordi dell’aggressione subita e dei suoi sforzi di ricerca di giustizia negli scorsi tre anni.

Gli occhi erano stanchi. “Mi sento stremata al punto che vorrei svegliarmi e sapere che la legge sulla violenza sessuale è stata approvata; che c’è la garanzia che nessuno dovrà vivere quello che sento” ha detto Agni a JP in una videoconferenza.

“Voglio il diritto di sentirmi al sicuro”

Agni è lo pseudonimo di una studentesca della Gadjah Mada University che fu sessualmente aggredita da un altro studente nel 2017 in un programma di sviluppo di comunità nella provincia di Maluku.

Dopo una lunga e snervante battaglia legale, Agni ed il suo avvocato, il rettorato dell’Università ed il presunto stupratore, HS, trovarono un accordo fuori del tribunale. HS non fu mai cacciato dall’Università, per richiesta di Agni. ()

Ma la storia di Agni fece il giro di tutto il paese, ispirando petizioni, leggi, movimenti sociali e discussioni per porre fine alle violenze sessuali nei campus, non solo alla UGM ma nelle altre università indonesiane.

Ma anche se le resta grata per tutto l’aiuto che ha aiutato ad ispirare, Agni non si è mai davvero ripresa dal suo trauma.

Ora mentre lavora in una impresa privata, ogni notizia od informazione legata ad una violenza sessuale potrebbe essere il motivo scatenante.

“Vivo da sola ora e faccio fatica ogni volta che ho questi attacchi di ansia; ci vogliono due ore per calmarmi. In quei momenti respiro affannosamente, mi duole il petto, sento sensazioni di formicolio sulla pelle e le mie labbra si seccano” dice Agni.

Dice che era davvero stanca di provare a mantenersi dal farsi del male. Se fosse messa una telecamera di sicurezza nella sua stanza, ci sarebbe la registrazione del suo strisciare agonizzante sul pavimento.

“Mi domando se la gente non sarebbe delusa nel vedermi così” dice Agni che per un momento si ferma a parlare e fissa le mura della stanza.

“Di recente uso sempre la parola sopravvissuta invece di vittima per mostrare che siamo forti” continua a dire. “Tendiamo a dimenticare che i sopravvissuti sono prima di tutto vittime. Voglio che la gente sappia che per la maggior parte del tempo ho paura, stanca e che voglio cedere” diceva Agni.

Secondo un rapporto di Marzo della Komnas Perempuan, Commissione Nazionale per la Violenza contro le Donne, il numero dei casi denunciati di violenza sessuale in Indonesia continuano a crescere. Nel 2016 erano 259150, 348446 bel 2017, 406,178 nel 2018 e 431,471 in 2019.

Il rapporto trovava che nei soli ultimi 12 anni, la violenza contro le donne è cresciuta di 12 volte. Ma non si è mai detto molto su ciò che le violenze sessuali procurano sulla salute emotiva e mentale delle vittime, anche se gli esperti dicono che possono essere persino peggiori delle ferite e cicatrici fisiche.

Secondo l’OMS, una donna su tre globalmente è picchiata, costretta ad avere sesso o abusata in qualche modo, spesso da qualcuno che conosce. Tuttavia i servizi pubblici, come la qualità dei servizi di igiene mentale sono raramente pensati pensando alla sicurezza delle donne, al recupero e guarigione dalla violenza psicologica.

Come conseguenza del trauma, molte sopravvissute sviluppano problemi di salute emotiva o mentale che richiede un trattamento tempestivo, comprensivo e professionale. Troppo spesso però questi servizi non sono a disposizione oppure della maggioranza delle sopravvissute specialmente nei paesi più poveri.
Per Agni ci è voluto molto tempo per dire a se stessa che va bene non sentirsi bene.

“Il mio messaggio per le altre vittime è che ci si deve prendere tutto il tempo al mondo per guarire e che è normale essere deboli e non sentirsi dispiaciuti. Non dico questo per farvi sentire deboli o che non potrete mai essere coraggiose; voglio solo dire che fatelo quando vi sentite.”

Dopo che il suo caso fu chiuso, Agni disse: “Siate forti, ma se non vi sentite così allora cercate i vostri amici”. Ma l’Università non si prese il fastidio neanche di contattarla per sapere di come si sentiva dentro.

Secondo le leggi attuali, le vittime di violenza sessuale come Agni non hanno alcun diritto ad un aiuto da parte del governo compresa la sua salute mentale. Le vittime, dice Agni, non ricevono mai davvero il diritto di riprendersi.

“Quello che possiamo fare è aiutarle ad attraversare quel trauma” dice. Era perciò fondamentale che la legge sulla violenza sessuale fosse approvata, perché richiedeva al governo di fornire i servizi di riabilitazione per aiutare le vittime a subire gli impatti fisici, psicologici e sociali della violenza.

“E’ costoso e talvolta le vittime non comprendono che hanno bisogno di guarire. Se questo è ben regolato, allora saranno dirette verso di esse” ha detto Agni.

Lidwina Inge Nurtjahyo, lettrice della facoltà di legge della UI, Università Indonesiana, ha detto che sebbene alcuni casi di violenza sessuale alla UI siano ancora irrisolti e l’università non abbia fatto abbastanza per aiutare le vittime nella loro guarigione, la storia di Agni aveva causato grandi cambiamenti nel modo in cui affrontava le violenze sessuali.

“Agni, come il suo nome, significa in Sanscrito un fuoco che accende gli spiriti degli studenti e dei lettori nelle università stanchi delle questioni di violenze sessuali nei campus” ha detto Inge a JP.

(JP/Bambang Muryanto)

Di conseguenza, ha detto, le università avevano cominciato a condurre seminari su come prevenire le violenze, sul familiarizzare sul concetto di consenso e rispetto per i corpi degli altri.

La storia di Agni ha ispirato altri movimenti studenteschi come Bergerak della UII che cerca di spingere l’Università Islamica Indonesiana di Yogyakarta a prendere in seria considerazione i casi di violenza sessuale.

“La storia di Agni ha fatto crescere la coscienza sulla lotta di genere specialmente a Yogyakarta” dice Sabiq Muhammad del UII Bergerak. “Le cause ed i casi di violenza sessuale come la storia di Agni erano il segreto di Pulcinella, ma da quando iniziò il movimento di solidarietà verso Agni queste discussioni hanno avuto maggiore attenzione”

Al pari della UGM molte università e scuole hanno iniziato a stendere regolamenti sulle violenze sessuali nei campus e a produrre materiali di approfondimento nella fase di orientamento dei campus. La storia di Agni ha anche ispirato la copertura delle notizie sulle violenze nei campus compresa la collaborazione #NamaBaikKampus (#CampusReputazione)

Il progetto iniziato nel 2019 dal JP, Tirto e VICE Indonesia, rivela indicazioni di quanto diffuso sia l’abuso sessuale nelle istituzioni di alta istruzione nel paese, stando alle testimonianze di 174 sopravvissute di 79 università di stato, religiose e private.

Da persona al centro di questo movimento, Agni dice di sentire che c’è ancora tanta strada da fare perché le donne indonesiane potessero sentirsi al sicuro.

“Finché il governo sarà assente in questa battaglia, ci saremo esaurite a combattere” dice Agni che comunque crede che sia un passo in avanti ogni volta che una donna fa una denuncia e chiede aiuto anche se sui media sociali.

“La gente è pronta ed ha davvero bisogno di questa legge… Se dicono la propria sui media sociali, allora credono che qualcuno si fida di loro. Ma queste sono persone sui media sociali, non è lo stato” dice. “Senza una legge sulla violenza sessuale ci sarà sempre una differenza tra coloro che devono prendere coraggio per cercare giustizia e le cose che possono aiutarle a raggiungere i loro obiettivi”

Gemma Holliani Cahya, Jakarta Post

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