Quasi due settimane fa l’incontro dei ministri degli esteri a Phnom Penh è terminata in una rottura generale delle fila dopo che i ministri non sono riusciti a trovare un accordo sull’atteggiamento sul mare cinese meridionale che coinvolge richieste territoriali rivali da parte di quattro stati membri e la Cina e che si è dimostrata come una sfida seria all credibilità dell’ASEAN come ad una organizzazione unita.
Negli ultimi mesi le tensioni nelle acque contese sono sorte in parte a causa per le mosse della Cina per affermare le proprie richieste su quasi tutto il mare cinese meridionale che si ritiene contenga grandissimi depositi di idrocarburi e gas.
L’incapacità dei ministri ad emettere un comunicato unitario in quell’incontro, per la prima volta in 45 anni, è stato largamente percepito come un riflesso dell’influenza di Pechino su alcuni stati dell’ASEAN come la Cambogia. Quindi gli ultimissimi sviluppi positivi del conflitto Thailandese Cambogiano potrebbero essere un segno che lo spirito dell’ASEAN, che in molti temevano perso a Phnom Penh, non dovrebbe essere scartato con troppa fretta.
Si deve dare credito all’ASEAN di essere stata insistente nel cercare l’applicazione del meccanismo dell’accordo esistente per risolvere la disputa di lungo termine.
Ma il compito dell’ASEAn non è affatto terminato specie nella fase iniziale del ritiro. E bisogna porsi una domanda: Sarà capace l’ASEAN a sostenere il proprio ruolo di mediatore ed il suo meccanismo di accordo sulle dispute sarà effettivamente usato questa volta?
L’organizzazione è stat molto criticata per la sua incapacità a costringerei propri membri ad usare il proprio meccanismo di risoluzione delle contese per affrontare i conflitti bilaterali, non solo per trovare una soluzione pacifica a tali conflitti, ma anche per riaffermare il rispetto dei membri verso l’organizzazione a cui appartengono.
Ci sono almeno quattro documenti che indicano come affrontare con chiarezza come conflitti, tra paesi membri, e tra loro e stati non dell’organizzazione. Ci sono la Dichiarazione di Bangkok, Il trattato di amicizia e cooperazione, La Carta dell’ASEAN e il Piano della Comunità Politica dell’ASEAN.
Questi documenti con chiarezza dicono che tutte le parti possono richieder al Responsabile dell’ASEAN o al suo segretario generale di fornire servigi, conciliazione o mediazione. Allo stesso tempo non sono costretti a coinvolgere l’ASEAN nelle dispute. Per esempio, nel 1977 il presidente delle Filippine Marcos disse in una pretesa sul Borneo disse: “Come contributo al futuro dell’ASEAN, desidero annunciare che le Filippine stanno facendo i passi definitivi necessari per eliminare uno dei pesi dell’ASEAN, la richiesta delle Filippine su Sabah.” Ma in realtà era ovvio che né lui né i suoi successori hanno mai intrapreso un passo decisivo simile, ma citò soli il valore dell’ASEAN nel rendere minime le dispute tra il suo paese e gli altri membri.”
Ma l’ASEAN non è priva di esperienze quando si vuole coinvolgere in dispute regionali. Passate affermazioni includevano l’opposizione dell’organizzazione all’incursione vietnamita in Cambogia alla fine del 1978 e all’occupazione durata per alcuni anni; e il ruolo dell’organizzazione dell’accordo politico del conflitto cambogiano come pure al meccanismo operativo di accordo delle dispute nell’AFTA nelle dispute tra Malesia e Thailandia, e Filippine Singapore.
E’ estremamente importante che l’ASEAN promuova il suo proprio meccanismo di accordo nelle dispute, nono solo poiché contribuirà alla costruzione di una Comunità Politica dell’ASEAN solida, attesa per il 2015, ma anche poiché una regione pacifica è un imperativo per assicurare la propserità di lungo periodo dell’organizzazione in un’era di competizione globale economica aspra.
Nel caso Thailandese Cambogiano, sarà questa l’occasione grande perché i due governi “si parlino” e definiscano le proprie differenze, ricercando una soluzione di lunga durata compreso il come coinvolgere attivamente l’ASEAN nel caso di un conflitto futuro. Per la disputa con la Cina, è tempo che le parti gestiscano le proprie pretese in modo sistematico. L’ASEAN con piattaforme multilaterali possibili è ben posta per offrire un canale per farlo.
Pavin Chachavalpongpun