Summit di Glasgow sul clima e la sicurezza regionale del Sudestasiatico

La posta in gioco al summit di Glasgow sul Cambiamento climatico è alta come non è stata mai prima.

Gli scienziati sono chiari e all’unisono dicono che se l’umanità non riuscisse a contenere il riscaldamento globale, gli impatti che ne seguirebbero saranno irreversibili e catastrofici.

Ed il Sudestasiatico è una delle regioni al mondo tra le più vulnerabili al cambiamento climatico. Mentre restiamo bloccati sull’espansionismo militare cinese nel Mare Cinese Meridionale, sulle minacce dei gruppi violenti estremisti e su altri tipi di militanza, o persino sull’insicurezza generata dai regimi militari che rivolgono le armi contro la propria gente per mantenere il potere, la minaccia maggiore alla sicurezza nel Sudestasiatico proviene dal cambiamento climatico.

Qui iniziamo una serie di articoli sul come il cambiamento climatico formerà l’ambiente della sicurezza nella regione.

Se dovesse andare avanti incontrollato avrà un impatto sulla sicurezza regionale sotto molti aspetti.

Il primo aspetto è che la crescita del livello dei mari porterà alle inondazioni delle grandi megalopoli che in maggioranza sono sulla costa.

La seconda è data dalle innumerevoli tempeste in più che colpiranno le coste basse della regione.

La terza è l’effetto della crescita della temperatura sulla produzione alimentare, mentre la quarta sono i costi sostenuti costringeranno i governi a spendere le scarse risorse che accresceranno i costi di opportunità ed accresceranno le tensioni socioeconomiche.

Ad ottobre l’Ufficio del Direttore della National Intelligence americano ha fatto il suo primo rapporto valutando i rischi posti dal cambiamento climatico e le implicazioni della sicurezza. Il rapporto definisce molto vulnerabili Indonesia e Filippine e identifica il Myanmar come “paese fonte di inquietudine”.

“Le previsioni scientifiche indicano che gli effetti fisici che si intensificano del cambiamento climatico fino al 2040 ed oltre saranno percepiti nel modo più acuto nei paesi in via di sviluppo che a nostro avviso sono nelle condizioni peggiori per adattarsi a tali cambiamenti” sostiene uno dei giudizi fondamentali del rapporto.

“Questi effetti fisici faranno lievitare il potenziale di instabilità e possibilmente di conflitto interno in questi paesi accrescendo in alcuni casi le richieste di risorse diplomatiche, economiche, umanitarie e militari degli USA”

La demografia è destino

Dal momento che gli esseri umani percepiranno l’impatto del Cambiamento Climatico, vale la pena di vedere questo rispetto alle tendenze demografiche della regione.

Nel 2020 la popolazione dei 10 paesi del Sudestasiatico valeva 667,3 milioni di abitanti con l’Indonesia come paese maggiore con 273,5 milioni di abitanti seguita a ruota dalle Filippine con 109,6 e il Vietnam 97,3 milioni.

Per il 2050 ci si attende che la popolazione della regione cresca di media del 19% fino a 792 milioni di abitanti.

In questi 30 anni solo un paese, la Thailandia, vedrà il contrarsi della propria popolazione, mentre ogni altro paese crescerà da un minimo del 9,5% a quasi il 32% nelle Filippine. La popolazione indonesiana crescerà del 21%, mentre quella di Brunei, Singapore, Vietnam e Myanmar raggiungerà un massimo attorno al 2050. Alcuni paesi però non vedranno un picco nella popolazione se non nel 2065 al 2075 come Indonesia, Cambogia, Malesia, Filippine e Laos.

La maggiore popolazione pone grandi sfide alla maggioranza dei paesi della regione. La forte presenza giovanile in Filippine e Indonesia potrebbe destabilizzare non la crescita economica non è sufficiente ad assorbire i nuovi giovani che entrano nella forza lavoro.

Alcuni avranno tassi maggiori di disoccupazione e sottoccupazione. Thailandia e Singapore da parte loro hanno una popolazione che invecchia rapidamente mentre il Vietnam diventerà più vecchio prima di diventare più ricco.

Urbanizzazione

Quando si parla di cambiamenti climatici dobbiamo anche pensare alla crescita delle città del Sudestasiatico.

372 milioni di persone, oltre il 50% sono concentrate nelle aree urbane.

Dal 1990 i paesi del Sudestasiatico hanno aggiunto 150 milioni di abitanti alle loro città, un tasso di urbanizzazione più alto al mondo.

Qui ci sono due megalopoli: Manila e Giacarta, mentre Bangkok e Ho Chi Minh City sono sulla strada per diventarlo nel 2030 secondo l’ONU.

L’ONU predice che per il 2050 l’urbanizzazione nella regione raggiungerà il 68% con 538,6 milioni di popolazione urbana, una crescita di oltre il 44% dal 2020.

Le diseguaglianze urbane nel frattempo sono diminuite nella regione ma ad un tasso più basso di quelle delle diseguaglianze urbane.

Abbiamo assistito alla crescita delle baraccopoli di massa. Circa 80 milioni di persone qui vivono in case temporanee o in baraccopoli. Nei decenni scorsi i governi hanno seguito più la lotta alla povertà nelle campagne perché lì viveva la maggioranza della popolazione.

Di conseguenza i governi dovranno ricollocare più soldi velocemente per aver cura della loro popolazione urbana crescente. Dovranno così pensare a grandi progetti infrastrutturali urbani, come strade, scuola, acqua, rifiuti e trasporto pubblico.

Il cambiamento climatico, i livelli del mare nello specifico, esaspereranno tutto ciò e ciò avviene nella regione ad un tasso molto più veloce che nel resto del mondo.

Le quattro megalopoli citate sopra sono estremamente vulnerabili.

Giacarta, Manila, Bangkok e HCMC sono tutte a livello del mare e parti di loro sono già sotto il livello del mare. Tutte sprofondano a causa dell’esaurimento degli acquiferi. Tutte e quattro le megalopoli vivono allagamenti di massa per periodi sempre più lunghi. Anche la capitale cambogiana Phnom Penh la settimana scorsa è stata colpita da allagamenti straordinari.

I governi spenderanno altri soldi nello sviluppare infrastrutture dove risiede la loro base di tassazione, mentre sottoinvestirà nelle parti più povere di quelle città esacerbando le diseguaglianze e le problematiche socioeconomiche.

Ci saranno alimenti a sufficienza?

La crescita della popolazione avrà impatti reali sulla sicurezza alimentare. Già Indonesia e Filippine non sono autosufficienti e devono fare affidamento sull’importazione di alimenti.

Cambiamento Climatico, temperature maggiori e cambiamenti nel sistema delle piogge peggioreranno la situazione con un impatto negativo probabile sui raccolti. Alcuni terreni coltivabili saranno minacciate da maggiori allagamenti e intrusione di acque salmastre periodici, mentre altre aree saranno colpite da periodiche siccite prolungate. Maggiori temperature dell’acqua del mare devasteranno le barriere coralline e il fondo della catena alimentare oceanica, già sotto stress.

Il bisogno di costruire la resilienza

Facile pensare per i paesi della regione e di altri posti pensare che non devono fare nulla in merito.

Nel 2017 la regione contava per meno del 6% delle emissioni totali di anidride carbonica. Eppure questi paesi sentiranno profondamente l’impatto e le limitate risorse con cui rispondere.

Thailandia, Filippine, Vietnam, Myanmar, Indonesia e Bangladesh sono tutti estremamente vulnerabili agli eventi climatici estremi. I governi asiatici lo sanno questo dato, ma nella loro ricerca di crescita economica rapida hanno tenuto la testa nella sabbia, e nessuno è attivo.

Nessun paese nei propri piani di sviluppo ha costruito una resilienza insita al Cambiamento climatico e nessuno ha posto risorse sufficienti a mitigare alcuni degli impatti che già si cominciano a sentire.

E naturalmente nessun governo fa abbastanza per attenuare la dipendenza dei settori del trasporto dalla griglia elettrica e da combustibili fossili.

Tutto questo depone male per la sicurezza regionale. Non esiste una sfida attuale alla sicurezza che non peggiorerà con il cambiamento climatico.

Zachary Abuza, Benarnews

Pubblicità
Taggato su:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ottimizzato da Optimole