Tasik Chini, viaggio nella riserva della biosfera malese del Pahang

Tasik Chini occupa un posto speciale nella psiche nazionale malese con il suo grande corpo acquifero nel Pahang Centrale, radicato nelle legende, che si crede contenere un’antica città sommersa ed essere abitata da un dio dragone magico nelle sue profondità.

Il lago di acqua dolce, il secondo lago maggiore della Malesia, e le sue terre umide circostanti sono stati riconosciuti nel 2009 come la prima “riserva della biosfera” del paese, un luogo dove si suppone che si pratichi uno sviluppo sostenibile per proteggere i fragili ecosistemi.

Ora però Tasik Chini rischia di perdere lo status di riserva della biosfera, dopo anni di grandi estrazioni minerali e e che il diboscamento lungo le sue rive ha avvelenato ne acque e cancellato larghe parti di habitat naturale.

Questa distruzione è innegabile agli occhi delle centinaia di persone Jakun che abitano da generazioni attorno al lago.

Un abitante Jakun ha ricordato all’antropologa Sara Ashencaen Crabtree che Tasik Chini era “tanto piena di ninfee che c’erano solo dei percorsi per le barche”, come ricorda nel suo libro del 2016 Death of the Dragon God Lake: Voices from Tasik Chini, Malaysia. Oggi le ninfee d’acqua che un tempo erano una grande attrattiva per i turisti sono quasi del tutto scomparse.

Nashita Dewi, che è un leader locale della comunità, ricorda quando prendeva il pesce traslucido nelle fresche acque chiare del lago nella sua gioventù. Ma al suo ritorno a casa dagli studi all’estero sono rimasti pochi a salutarla.

“Quando sono tornata, le acque erano tutte scure e le ninfe d’acqua tutte sparite” dice la donna.

Dei tanti miti e leggende associate a Tasik Chini, la più famosa è forse quella del dio dragone Naga Seri Gumum, un serpente gigante che i Jakun credono si aggiri sotto la superficie dell’acqua che secondo una favola locale faceva parte integrale nella creazione dello stesso lago.

Ma il Naga, descritto come la versione malese del Mostro di Loch Ness, è visto di rado oggi.

“Le industrie hanno distrutti i luoghi del Naga e lui è arrabiato e non si fa vedere” scrisse l’antropologa Crabtree.

Non è mai tardi per la protezione del Tasik Chini

Mushrifah Idris, che ha guidato in centro di ricerca Lago Chini dell’Università Nazionale Malese, è stata tra i tanti ambientalisti a suonare l’allarme sullo stato di degrado del lago nel 2019. Le autorità mostrarono però poco interesse nel fare qualcosa se non recentemente, dopo che si è saputo che l’UNESCO pensava di togliere al sito lo stato di riserva di biodiversità.

Mushrifah ebbe una grande importanza, da guida del centro di ricerca, nella consacrazione del sito come patrimonio dell’ONU. E lei continua a sperare che si potrà invertire il percorso di questi anni di negazione e di danni.

“Non è mai tardi per la riabilitazione, recupero e protezione … ma ci vuole del tempo.” dice la già direttrice.

Perdere lo stato dell’UNESCO significa perdere i fondi della ricerca, dice Mushrifah, preoccupata che questo potrebbe essere per sempre.

“Non è facile ricevere questo riconoscimento e le attribuzioni delle colpe inizieranno se Tasik Chini sarà rimosso dalla lista delle riserve di biodiversità”.

Meor Razak Meor Abdul Rahman di Friends of the Earth Malaysia dice che gli inviti della ONG ambientalista sulla salute del lago sono stati ignorati ripetutamente dalle autorità dello stato Pahang che non ha mai risposto alle loro lettere.

Questa era la situazione finché Tengku Hassanal Ibrahim Alam Shah, attuale reggente del Pahang e figlio del re malese Sultan Abdullah Sultan Ahmad Shah, decretò a giugno dello scorso anno dopo una visita a sorpresa al lago che la riserva di foreste circostante doveva essere accresciuta a 9147 ettari dai precedenti 6922 e che dovevano cessare le attività di estrazione mineraria.

“Da allora siamo stati invitati ufficialmente in varie occasioni di ripianto degli alberi che di recente sono stati molti” ha detto Meor Razak.

Sharkar Shamsudin che presiede il comitato di turismo, ambiente, agricoltura e biotecnologia dello stato Pahang, ha difeso il diboscamento e le attività minerarie vicino al lago quando quando ha detto nell’assemblea dello stato che gli interessi economici delle persone devono essere bilanciate con la protezione ambientale.

“La gente che vive lì ha bisogno di mangiare, le risorse dello stato hanno anche bisogno di essere lì” ha detto aggiungendo che il numero di miniere nell’area sono state ridotte da sei a due, e che è stato dato ordine di fermare le attività che insistono sull’area di riserva della foresta.

Ma secondo Meor Razak nonostante il cambio di attitudini e dello stesso interesse del re, gli sforzi di riabilitazione sono stati privi di coordinamento ed erano diretti dalla capitale dello stato Pahang ad oltre 50 chilometri piuttosto che dalla riva del lago.

tasi chini

“Non c’è coordinamento, il dipartimento delle foreste fa le proprie cose, l’ufficio dei suoli quelli suoi, e tutto si decide lontano nel Kuantan e non a Chini”.

Qualunque sforzo serio di invertire i danni fatti al lago e alle aree circostanti devono essere centrati sul Tasik Chini ed includere la comunità locale, secondo Meor Razak.

“La gente che vi abita deve essere coinvolta perché ci sia un senso di responsabilità e di proprietà”

La Malesia ha tempo fino a settembre per informare l’UNESCO dei suoi piani di cura verso Tasik Chini e l’ambiente circostante se non vuole che sia tolto lo status di riserva della biosfera al lago.

Hadi Azmi, SCMP

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