Il 3 luglio 2011 prossimo si terranno le elezioni generali in Thailandia, ad un anno dalla repressione violenta delle Magliette Rosse a Ratchaprasong ad opera dell’esercito quando morirono 92 persone, tra i quali il giornalista italiano Fabio Polenghi e un giornalista giapponese.
Sulle responsabilità di queste morti ci sono ancora inchieste del CRES (The Centre for the Resolution of Emergency Situation ) e la verità probabilmente non verrà mai a galla per via ufficiale, lasciando la frattura profonda della società thailandese viva e sanguinante, e rendendo impraticabile la tanto ricercata riconciliazione nazionale. L’allora capo del governo Abhisit Vejjajiva, che ordinò la liberazione del nodo strategico di Ratchaprasong, e il capo dell’opposizione del Phue Party, Yingluck Shinawatra sorella del più famoso Thaksin, sono i due contendenti principali di queste ultime elezioni che, secondo molti esperti, non riusciranno a pacificare la nazione e a riconciliarla. Vige attualmente un grande clima di paura sia in relazione alle violenze che da sempre sono di casa nei periodi elettorali, sia per l’incertezza che si profila nella lotta tra i due principali candidati, sia per le dichiarazioni pericolose del capo delle forze armate, sia per la già presente polarizzazione della società thai.
Qualche giorno fa è stato ucciso il fratello di un candidato e suo sostenitore nei villaggi spingendo tutti i candidati a chiedere la protezione della polizia che sembra aver catalogato le varie province per il rischio relativo delle violenze e della compravendita di voti.
Nonostante questo, sia la Commissione Elettorale che la Polizia che alcuni studiosi universitari affermano che, rispetto alle precedenti elezioni, fino al momento il livello generale di violenza non sia elevato. Nel contempo la polizia ha rafforzato la ricerca degli assassini di professione e la protezione nei confronti dei candidati. Sono state arrestate quasi duemila persone, sequestrate pistole, bombe e armi di artiglieria.
Traduciamo di seguito l’articolo apparso su The Nation sulla situazione attuale e sul ruolo della Commissione Elettorale.
Il Fattore paura nelle elezioni generali in Thailandia del 3 luglio
Mentre la campagna elettorale entra negli ultimi dodici giorni, è chiaro che la Commissione Elettorale Thailandese (ECT) resta in gran parte un’entità passiva, senza alcun piano per trasformare il contesto “fallo o muori” in un modello di regole, perché ci sia un processo elettorale nel futuro “trasparente, libero ed equo”.
La commissione elettorale, composta di cinque membri ex giudici compresi, ha una saggezza collettiva che si basa su un approccio cauto con un’esperienza e prospettiva legalista. Perciò fin quando nessuno fa una denuncia o protesta, si considera che le elezioni si stanno svolgendo bene. Si considera questo modo di fare come una attitudine corretta. Altrimenti, sarebbe ripresa come una condotta delle elezioni intrusiva o politicizzata. A differenza degli altri commissari in altre lezioni internazionali, quali India, Gran Bretagna, Canada o Australia, sono altamente rispettati e potenti, e non hanno attorno a sé politici che li intimidiscono. Loro fissano le regole e i politici le seguono. Se non riescono a fare così sono loro ad essere sotto accusa. Nessuna questione si pone.
Comunque, non è affatto errato affermare che, questi giorni, il cosiddetto fattore paura permea quasi tutte le attività della Commissione. Benché la Commissione abbia un largo mandato, non esercita il suo potere in modo attivo o per tempo. Nel passato, quando un commissario prendeva un’iniziativa, era biasimato per aver ceduto a qualche pressione politica. E infatti raramente i commissari della ECT prendono l’iniziativa di invitare i politici e i loro partiti a rispettare le regole. Temono che in questo modo pregiudicherebbero qualcosa o creare l’impressione brutta per i vincitori nel futuro. In molti modi, questo approccio porta all’inerzia e alla passività, che non è equivalente della neutralità o del non essere partigiano di una posizione.
Se la storia delle elezioni serve a qualcosa, molti casi precedenti di condotte sbagliate dovrebbero fornire lezioni ampie ed offrire misure preventive, se dare cartellino giallo o rosso o offrire forti ammonimenti ai partiti politici. Finora la Commissione non ha agito in questo modo come gruppo. Forse qualche membro può aver qualcosa da dire. Molto spesso i loro pronunciamenti non hanno conseguenze. Per politici navigati una timida Commissione dà ampio spazio per i loro movimenti di buste per la campagna politica ed altre disonestà ben sapendo che la potranno fare franca. Ogni qualvolta, nel dopo elezioni, ci sono proteste e petizioni per il furto di voti ed altre pratiche sbagliate, è ormai troppo tardi per un’indagine dettagliata e per giudizi sensati. Entrano in gioco la mentalità da opinione pubblica e di mobbing. In questa elezione, è ovvio che i politici preoccupati non la lasceranno andare così facilmente considerate le loro alte aspettative. Per tanti è una questione vitale.
In questo ambiente fortemente competitivo, la ECT dovrebbe essere più attiva e attenta a misure preventive. Non dovrebbe aver paura di prendere misure dure prima delle lezioni per far applicare le regole. Dopo tutto, le elezioni non è solo scegliere i politici, è anche l’intero processo di gestione, amministrazione e registrazione di milioni di votanti, compreso le questioni logistiche del conteggio e della tabulazione che potrebbero inficiare i risultati elettorali. Anche l’educazione dei votanti è parte del loro compito. Finora, la Commissione è stata debole nel fare applicare le regole elettorali nelle campagne politiche e nella propaganda per paura di incendiare l’atmosfera delle elezioni. Spende la maggioranza del suo tempo su cose di secondaria importanza che hanno a che fare con il lavoro burocratico. Non sorprende che è solo dopo le lezioni che vengono fuori o sono affrontate le accuse di frode.
Con un bilancio a propria disposizione di 20 milioni di euro e 2000 funzionari sul campo, oltre ad un altro milione di aiutanti a tempo parziale, la Commissione può fare molto meglio del semplice invito ai candidati di attenersi alle regole. Come in ogni partita di Serie A l’arbitro deve essere rigoroso e anticipare il verso in cui la partita deve andare usando tutti i mezzi necessari per vederlo andare avanti in modo rilassato e giusto. Uscire un cartellino giallo o rosso all’inizio di una partita, come hanno fatto alcuni arbitri, può sgomberare il campo da alcuni giocatori sporchi e tenere bassa la temperatura della partita.
La Commissione non è stata attiva nell’incoraggiare i politici ad instaurare un dialogo attivo con i votanti, specie nell’educare il pubblico sulle piattaforme politiche e la visione dei partiti. Le organizzazioni della società civile sono più attive nell’affrontare i politici e i loro partiti, ma manca loro il mandato che la Commissione invece ha. Per esempio, la commissione può fare molto di più per incoraggiare i vari leader a fare dibattiti e dialogare come parte del processo elettorale al fine di fornire la visione e l’informazione delle loro piattaforme politiche. La Commissione non lo ha fatto.
Fortunatamente in questa elezione ci sono più rappresentanti internazionali ad osservare le elezioni di quanto ce ne fossero prima. Più alto il numero di osservatori stranieri tanto meglio, potendo così testimoniare la trasparenza, la libertà e l’equità di queste elezioni. Agli inizi c’erano dubbi che il governo thailandese avrebbe invitato gruppi di osservatori internazionali. Alcuni vecchi rappresentanti temevano che avrebbero potuto avere pregiudizi e schierarsi con l’opposizione.
Comunque grazie alla presenza di gruppi che monitorano la campagna elettorale locale quali P-Net insieme ad Asian Network for free election, come pure altri giovani volontari per tutta la nazione, la ECT ha più sicurezza- Queste potrebbero essere una delle elezioni più pulite del paese e rappresentano una pietra miliare dei 79 anni della storia democratica thailandese. Per esempio Ayudhya ha fatto un lavoro esemplare reclutando quasi 1000 giovani volontari nel monitoraggio delle elezioni, ai quali sono state insegnate le regole fondamentali, cosa osservare e chi devono informare se dovessero vedere cose che non vanno durante il periodo elettorale. Sono cose da incoraggiare in tutta la nazione. Dal momento che la conta dei voti si farà ai seggi elettorali, ci potrebbero essere tentativi di influenzare la conta dei voti o potrebbero sorgere grida di frode durante il conteggio.
Con la presenza di Pnet e ANFREL ci saranno quasi un centinaio di esperti di elezioni, membri di commissioni ed esperti di una decina di nazioni. Alcuni sono rappresentanti di stati esteri a Bangkok, altri membri di parlamenti e funzionari elettorali dei paesi dell’ASEAN o di organizzazioni internazionali. La loro conoscenza della politica thailandese, per non dire del sistema elettorale thailandese, è limitato ma sarà una spinta morale per queste elezioni. Il riconoscimento internazionale del risultato elettorale è importante per la democrazia thailandese e potrebbe mitigare qualche denuncia di frode successiva.