L’alluvione del 2011 in Thailandia tra l’altro ha visto Bangkok divisa in due.
Da una parte di Bangkok si trovano le vittime della peggiore alluvione in mezzo secolo, mentre navigano in canali pieni di rifiuti, remando in vasche di plastica con scope di vimini nei vicinati sommersi.
A solo pochi chilometri si trova qualcosa di diametralmente differente: cittadini benestanti che vanno in giro per gli animati centri commerciali decorati per Halloween e coppie che si godono il loro espresso nel conforto di caffè costosi da aria condizionata.
Benché la catastrofica alluvione abbia devastato un terzo di questa nazione e sommerso alcuni distretti più settentrionali della capitale, la vita continua per la maggioranza di questa tentacolare metropoli dove vivono 9 milioni di persone.
Le scene disperate del disastro sono di un forte contrasto con le scene di totale normalità, dagli avventori che si godono i loro cocktail nei distretti a luce rossa ai turisti che godono dei rilassanti massaggi ai piedi sulle poltrone al centro. Un esodo di migliaia di cittadini verso i vicini luoghi di villeggiatura ha lasciato la città, famosa per la congestione del suo traffico, rendendo molto facile percorrerla coi tassì e coi tuk tuk.
«In un certo senso va meglio» ha detto Nicole, una turista di Sydney che si è detta felice per essersi avventurata a sfidare qualche allagamento vicino al Palazzo Reale, il vecchio posto dorato dove un tempo regnava la Monarchia, senza la folla tipica delle domeniche pomeriggio.
«E’ il momento migliore perché è calmo.» La maggior parte di Bangkok è asciutta, e non c’è molto che fa capire che c’è qualcosa che non va, ad eccezione per i sempre presenti sacchetti accatastati davanti agli hotel e alle case, e la predizione apocalittica generale, dai blogger occidentali a qualche membro del governo Thailandese.
Tuttavia la minaccia di infiltrazione delle acque per la città è reale. Secondo le cifre ufficiale sono 381 i morti negli ultimi tre mesi, e 100 mila sono gli sfollati dei quali diecimila sono in Bangkok. La catastrofe ha lasciato disoccupati centinaia di migliaia di lavoratori con un costo di miliardi di dollari e che cresce ogni giorno di più.
Alcuni luoghi cari ai turisti sono ormai vietati: fare le compere al mercato settimanale di Chatuchak e la cena sulle barche lungo il fiume, a causa dell’acqua alta. Il fiume si è ingrossato come non mai il giorno di domenica, fino a sfiorare dagli argini in qualche punto.
Le paure sulle previsioni più disastrose e gli avvertimenti dei vari governi hanno tagliato a metà il numero di visitatori in posti come il Palazzo Reale o il Budda sdraiato nel complesso del Wat Po. Ma il più grande problema, come dice una guida turistica, sono i media che danno l’impressione che tutta Bangkok sia allagata.
«Guardati attorno» dice indicando la fila dei turisti in fila per entrare al tempio. «E’ asciutto, tutto è normale.»
L’acqua del fiume ha lambito le porte del palazzo riuscendovi un po’ ad entrare, ma per lo più è salito nei quartieri vicino al fiume. In una foto apparsa su internet si vedeva un giornalista con i piedi piantati nell’acqua, vicino al Palazzo Reale, mentre tutto attorno era asciutto.
Pesanti piogge monsoniche hanno colpito una vasta estensione dell’Asia sin da luglio. Mentre l’alluvione si propagava per la Thailandia, per prima sommergeva le province vicine, poi i distretti a nord, fino a chiudere l’aeroporto nazionale di Don Muang, usato per voli domestici, lasciando solo l’aeroporto di Suwarnabhumi aperto, mentre le linee della metropolitana e del treno sopraelevato sono perfettamente funzionanti.
Nessuno sa prevedere fin dove arriverà l’acqua, anche se le difese di Bangkok stanno tenendo. Le affermazioni provenienti dal governo sono state altalenanti passando dalle rassicurazioni che Bangkok sarà risparmiata ai duri avvisi che nessun luogo e al sicuro.
Gli abitanti presi dal panico hanno saccheggiato i negozi alla ricerca di acqua da bere e spaghettini da cuocere all’istante, ma molte di queste cose le si può trovare in abbondanza lungo le rive del fiume cosparse di templi, dove l’acqua è ghiacciata e le zuppe di spaghettini sono speziate e ricche di polpette di pesce.
«Sono in tanti ad avere reazioni spropositate, accumulando troppe cose. Vedono le notizie e la gente nelle province allagate e credono che succederà anche qui.» dice una donna di mezza età, Kwanpimol Pleegluay che nel fine settimana faceva una passeggiata col marito lungo il fiume.
Dall’altro lato del fiume, dove sorge il secolare Tempio dell’Alba, il monaco Phramaha Abhin dice di non essere preoccupato.
«Budda ci ha insegnato a non essere irragionevoli, dobbiamo essere sempre preparati.» dice il monaco riferendosi al nuovo strato di sacchetti protettivi posti all’esterno del tempio dove vive. «Ma ci ha anche insegnato a non essere stupidi ed aver paura di quello che non è ancora accaduto.»
Molti a Bangkok e nelle province vedono nell’alluvione qualcosa che deve essere accettato. Nella zona fortemente allagata di Thonburi un gruppo di Marinai ha evacuato una donna in cinta isolata a cui si erano rotte le acque domenica.
La donna, Aorasa Wisetkoop, sembrava ansiosa ma riusciva a mantenere la calma e tenere fermamente il suo pancione mentre il gruppo la spostava in una barca. «Dobbiamo portarla all’ospedale»
Ma insieme ad ogni tragico incidente nell’alluvione ci sono immagini di Thailandesi che giocano con le acque.
Quando il fiume ha cominciato a riversarsi come una cascata sulla cucina di legno di Chantana Srisuwan, la donna ha tirato fuori una catasta di pentole in alluminio, le cosparse di sapone e cominciò a lavarle. «Perché arrabbiarsi?» chiedeva.
«Se penso che non dovremmo stare nell’acqua non avremo mai un po’ di pace» diceva ad un vicino che si lamentava di non poter dormire perhé il letto era sommerso dalle onde che crescevano. «Se non c’è acqua benissimo. Ma se c’è, dobbiamo imparare a convivere con essa.»
da IRRAWADDY
THAILANDIA: Un paese sott’acqua e Bangkok si prepari al peggio
Sono varie settimane che la Thailandia intera si trova sotto piogge torrenziali. Il Nordest ed il Nord sono allagati, e si contano 41 morti. Le piogge hanno reso impossibile il raggiungimento dei soccorsi in molte aree, mentre da molte parti si lamenta una lentezza dei soccorsi. Forse si sconta un fattore sorpresa e la potenza di quanto sta ancora accadendo. Piogge tanto intense e prolungate non si vedevano da anni ormai ed in molte zone del Nordest, come Nakon Ratchasima, l’acqua raggiunge facilmente l’altezza di un metro.
Il ministro Teera Wongsamut ha detto che l’immenso volume di acqua creato da piogge intense a Tak, Mae Hong Son e Kamphaeng Phet hanno fatto salire il livello dei fiumi in modo drammatico, specie il fiume Ping, e che quest’acqua deve raggiungere prima Ayutthaya e poi Bangkok nel giorno 27. Si apsettano perciò allagamenti e straripamenti del fiume CHao Praya. Si parla di un v lome di 4000 metri cubi al secondo di acqua. In alcuni punti l’acqua ha straripato dalle dighe come la diga di Lum-pra-pleungvicino Nakon Ratchasima, dove campagne e case si sono trovate sommerse da un metro di acqua e i soccorsi non sono potuti giungere in tempo per l’inadeguatezza dei mezzi di soccorso. Il livello di sicurezza dell’acqua nella diga è stato superato. Ma non è la sola diga ad avere questo problema: dieci su 33 dighe si trovano ad avere acqua in condizioni superiori alle loro capacità e sono perciò costrette ad aprire e far uscire l’acqua nei fiumi. Il pericolo quindi si sposta nelle città a valle, Ayuttaya e Bangkok.
Nel frattempo, mentre l’azienda ferroviaria thailandese annuncia la cancellazione di molti servizi ferroviari per il Nord e Nordest a causa degli allagamenti, si cominciano a contare i costi di queste alluvioni. Si parla di 650 milioni di dollari: dalla produzione agricola del riso che per la Thailandia significa esportazioni, ai danni materiali, ai turisti che non potranno arrivare, specie nelle zone del nord.