La scorsa settimana fu rovesciato un tentativo di affrettare il passaggio in Parlamento della legge di riconciliazione quando il Partito Democratico con violenza interruppe la seduta parlamentare, mentre le magliette gialle del PAD e di altri gruppi circondavano il parlamento per bloccare l’accesso dei deputati del Puea Thai. Ad aggiungere altra diatriba la Corte Costituzionale ha ordinato al Parlamento di sospendere la terza lettura delle leggi per poter affrontare la richiesta di alcuni parlamentari democratici di esaminare la costituzionalità delle leggi.
La magistratura del paese ha già giocato un importante ruolo politico sin dal golpe del 2006, quando ha ordinato lo scioglimento di due partiti alleati di Thaksin e sciogliendo due governi eletti, ed ora l’ordine controverso percepito dal Puea Thai e da Thaksin come un tentativo di usurpare il potere e come una mossa che viola il principio di separazione dei poteri sancito nella costituzione. Ora minacciano di metter sotto accusa sette giudici della Corte Costituzionale.
Tutto questo pone le premesse di un potenziale scontro violento che possono includere lo scontro tra i due gruppi quando la legge sarà ripresentata al parlamento. In un discorso del 2 giugno Thaksin ha promesso di far manifestare le sue magliette rosse per lottare contro il tentativo di “rubare” il potere dalla gente. Nello stesso discorso Thaksin ha detto di sentirsi “tradito”, senza però menzionare da chi, e si è pentito che le magliette rosse siano state “costrette a bere il loro proprio sangue”, ed ha accusato una decisione della suprema corte del 2010 con la quale furono sequestrati un miliardo e mezzo di dollari e che furono da scintilla per le proteste di strada che paralizzarono il centro commerciale di Bangkok con le violenze di aprile maggio 2010.
La sua oratoria ha riportato alla memoria i precedenti discorsi dove Thaksin incitava i suoi militanti a fare una “rivoluzione sociale” facendo una dura inversione ad u dai tono più concilianti del messaggio del 19 maggio dove chiedeva alle magliette rosse di mettere da parte i loro dolori, tra i quali la richiesta di giustizia per le persone uccise negli incidenti di aprile maggio 2010 in favore della riconciliazione nazionale e il suo ritorno dall’esilio.
Quel discorso allontanò molte magliette rosse e mise in luce più chiaramente le differenze tra i progressisti genuini che lottavano per il cambiamento sociale e quelli allineati col Puea Thai e le agende politiche personali più ristrette di Thaksin. Conscio della separazione crescente, Thaksin e gli altri capi elle magliette rosse provano ora ad unificare il movimento diviso creando una minaccia di un golpe militare contro il governo eletto di Yingluck.
Sono in pochi gli osservatori militari che credano nell’imminenza di un golpe, credendo invece che il campo di Thaksin e i generali guidati da Prayuth abbiano trovato causa comune nelle quattro leggi di amnistia proposte. In modo significativo, la proposta di legge non sfidava la base legale del golpe del 2006 assolvendo anche i soldati responsabili per gli omicidi probabili di decine di militanti delle magliette rosse nei disordini del 2010.
Questo accordo apparente giunge nel mezzo di un negoziato complesso di carote e bastoni. Una legge di riforma militare mirava a dare più potere discrezionale ai politici civili sul cambio della guardia del personale di tradizione il campo dei comandanti in capo. L’avvocatura di stato nel frattempo aveva raccolto prove sufficienti per implicare i militari nelle morti di almeno 18 persone durante gli scontri di maggio 2010. “I capi militari sentono di non potersi muovere senza un’amnistia. Tutti i capi ed i generali da promuovere hanno del sangue nelle loro mani. Vogliono che la riconciliazione vada avanti.” ha detto una fonte dei militari anonima.
Significativamente precedenti pressioni sugli interessi dei militari scemarono nella corsa per la spinta alla riconciliazione, come anche i rumori diffusi che i militari alleati di Thaksin stavano complottando un contro golpe mirato a cacciare Prayuth e i suoi amici per preparare una strada sicura per il ritorno di Thaksin. Si dice che entrambi gli schieramenti militari abbiano istituito delle “stanze di guerra” per monitorare i rispettivi movimenti.
Nel suo discorso di giugno, Thaksin ha nominato almeno 4 diversi tentativi di omicidio contro di lui in aprile. Diplomatici ed analisti credono che l’ex premier non si senta abbastanza sicuro di tornare in Thailandia finché Prayuth e gli altri ultrarealisti sono al comando delle forze armate.
Mentre i democratici ed il PAD con parti del Palazzo restano fortemente opposti al suo ritorno, una nuova analisi sostiene che i militari sentono di poter tenere d’occhio Thaksin meglio se lui si trova in Thailandia. Tra queste speculazioni e manovre apparenti, Prayuth due volte ha riaffermato la sua lealtà al governo di Yingluck nel mezzo delle diatribe fuori e dentro il parlamento. Queste dichiarazioni hanno messo in mostra divisioni nel fronte del potere definendo gruppi un tempo alleati in chi è favorevole e contrario alla riconciliazione. Uno dei leader del PAD, Sondhi Limthongkul, ha dichiarato: “Il capo delle forze armate è con Thaksin ora. E’ solo interessato a mantenere il suo posto ed avere molti soldi dal governo”.
Il tacito spalleggiamento dei militari fu cruciale nei movimenti di strada dei PAD compreso le mobilitazioni che portarono alla cacciata di Thaksin. Molti osservatori cedono la loro lunga mano anche nel blocco di una settimana dell’aeroporto internazionale nel 2008 che creò lo sfondo caotico che portò all’intervento che cacciò il governo di Somchai Wongsawat. Un militare anonimo crede che i capi siano contrari a compiere un altro golpe a causa dei rischi che comporterebbe alla successione reale. Ogni intervento militare in politica raccoglierebbe la resistenza dei sempre più crescenti villaggi delle magliette rosse che alcuni stimano tra 20 mila e 77 mila concentrati per lo più nel nord e nordest. Molti di questi villaggi sono stati istruiti specificatamente a proteggere la democrazia contro un possibile golpe. Il resoconto di un ricercatore che ha visitato i villaggi nel nordest scriveva che la gente diceva che la loro area sarebbe diventata uno dei bastioni della resistenza simile a quella di Homs in Siria nel caso di un altro intervento militare. Altri parlavano di una possibile “primavera araba in salsa thailandese”.
Di recente Prayuth ha tenuto incontri con vari colonnelli per capire la propensione dei comandanti e raccogliere la loro impressione della situazione della sicurezza nelle aree geografiche dove si trovano. Piuttosto che far leggere loro discorsi preparati, come in passato, Prayuth ha fatto incontri con domande e risposte sfidando le loro valutazioni attraverso altre fonti alternative.
Sembra che ad avere la meglio sui generali sia stata la combinazione tra l’amnistia promessa e la minaccia di una sollevazione che complicherebbe la successione reale. La fonte interna predice che se anche la situazione a Bangkok diventasse caotica con le fazioni opposte che si scontrano violentemente, i militari interverrebbero solo brevemente per ridare il potere a Yingluck una volta restaurato l’ordine.
Questo pone i militari all’opposto dei democratici e del PAD che a livello nazionale si battono per il governo della legge e contro l’assoluzione di Thaksin. Secondo loro questo va nella stessa direzione del discorso del re ai giudici in cui li invitava a decidere secondo giustizia negli interessi nazionali. Inoltre fanno notare che la richiesta di perdono reale per Thaksin è stata accolta con silenzio nel palazzo.
Di certo il PAD e i democratici ne trarrebbero di benefici dall’amnistia per i loro ruoli nei recenti conflitti politici. L’ex primo ministro Abhisit ha sempre sostenuto sull’argomento legale che le truppe sotto il suo comando hanno usato la forza proporzionata durante la mortale repressione del 2010.
I suoi sostenitori politici e del palazzo affermano che qualunque indagine completa di quegli eventi mostrerà che Thaksin e i suoi alleati militari rinnegati istigarono alla violenza mediante attacchi militari armati sulle forze di sicurezza compreso il primo lancio di granata che uccise i soldati a piedi il 10 aprile del 2010.
Abhisit, i cui sostenitori credono che scampò per un niente ad un tentativo di assassinio ad aprile del 2009, viaggia ora in una auto corazzata per paura della propria sicurezza secondo una persona a conoscenza della situazione. Le paure di un ritorno di Thaksin e della sua riabilitazione sono anche presenti nell’elezione del dopo riconciliazione, una gara in cui Thaksin potenzialmente vincerebbe e i democratici perderebbero terreno sostanziale. Un membro di partito crede che il fine ultimo di Thaksin è di portare i democratici all’estinzione.
Finora Yingluck e Thaksin hanno fatto un reale doppio gioco con la prima che si inchinava all’autorità reale mentre il secondo si muoveva dietro le scene per consolidare il potere a spese del potere del palazzo. Non è ancora chiaro se le tattiche di Thaksin siano riuscite a dividere il campo avversario, o se non si siano separati naturalmente a causa della divergenza nei loro interessi e nella sopravvivenza a termini brevi.
Mentre i democratici e il PAD si sa sono allineati con l’attuale configurazione del palazzo guidata da Bhumibol, alcuni credono che la connessione scemerà dopo che il principe ereditario salirà al trono. I militari spesso usano i temi della difesa della monarchia per giustificare il proprio ruolo politico enorme, e quindi hanno interesse forte nella continuazione del ruolo centrale attuale dell’istituzione reale nella società thailandese dopo la successione.
Pochi osservatori hanno mancato di osservare che il re Bhumibol ha di recente ripreso un ruolo più prominente dopo due anni di confino ospedaliero. Alcuni danno un significato speciale al fatto che il monarca riverito vestisse la divisa d’ordinanza col berretto rosse delle forze speciali nella sua recente visita ad Ayutthaya, sito della capitale antica e di varie battaglie centrali per il paese contro gli invasori stranieri. Le forze speciali portarono avanti il golpe del 2006 e giocarono un ruolo chiave nella repressione del 2010.
I membri della famiglia reale e i consiglieri hanno annunciato di recente che il re avrà recuperato bene le sue forze da camminare di nuovo dopo essere stato costretto alla sedia a rotelle e potrebbe lasciare presto l’ospedale per riassumere la sua residenza in uno dei suoi palazzi reali. E’ un messaggio salutato dai realisti che serve forse come un segnale a chi fa accordi di retrobottega che il sole non è ancora calato sul regno giusto di Bhumibol.