Questo minaccioso rischio di un disastro naturale sarà una delle sfide centrali al nuovo governo uscito dalle elezioni el 3 luglio. Cambiamento climatico, livello crescente dei mari, erosione delle coste: una concomitante serie di fattori potrebbeo portare alla morte della più grande città sul delta del Chao Praya, costruita originariamente nel 1782 dal primo sovrano della dinastia Chakri, tuttora regnante in Thailandia.
La città continua a crescere demograficamente, con una popolazione che si aggira attorno ai dieci milioni, tra il centro e le periferie di questa megalopoli. Anche il peso dei grattacieli contribuisce al suo progressivo sprofondamento. La città cede ogni anno da 1,5 a 5,3 cm, ed una parte di questa megalopoli si trova già sotto il livello del mare.
Jan Bojo, un esperto della Banca Mondiale a Bangkokm dice che una ragione per cui Bangkok sta sprofondando è l’estrazione abusiva di acqua di falda. Benché tutti quanti gli esperti ammettano che la situazione sia destinata a peggiorare, non si trova accordo sulle cause fondamentali. Smith Dharmasaroja, capo del Centro Nazionale di Prevenzione dei disastri naturali, predice che nel 2100 Bangkok sarà la nuova Atlantis, previsione che per quanto terribile è considerata credibile. Lo stesso esperto predisse negli anni 90 la possibilità di uno tsunami che poi accadde nel dicembre 2004.
Dharmasaroja afferma che «il governo non ha ancora preso una decisione» per porre un freno al fenomeno. «Se non viene fatto nulla, Bangkok potrebbe essere interamente allagata per il 2030.» Una soluzione che propone consiste nel costruire una immensa serie di muri di mare lungo il golfo del Siam, un progetto faraonico dal costo di 2 miliardi di euro.
Anond Snidyongs, un oceanografo specializzato nell’impatto del cambiamento del clima nel Sudest Asiatico è più cauto. «Nessuno può predire quanto ci vorrà affinché Bangkok sia allagata e come evolverà la situazione.» Inoltre Snidyongs crede che questa proposta dei muri di mare sia inutile. «Non serve a niente provare a prevenire l’erosione delle coste. Le spiaggie decrescono di di 3 – 4 centimetri all’anno: è inutile. D’altro canto ci sono molti altri modi di combattere gli allagamenti come, per esempio, una gestione più opportuna dei suoli da edificare»
Niramon Kulsrisombat è pianificatore urbano e docente di architettura della università prestigiosa Chulalongkorn. «Gli allagamenti sono sempre stati un fenomeno naturale considerando che Bangkok è costruita su suoli fangosi ad appena un metro e mezzo sul livello del mare.» Ma prima, molti canali di irrigazione, Khlong, giardini di verdure e campi assorbivano le piene. Nei recenti processi di urbanizzazione molti edifici sono stati costruiti sulle terre che permettevano il drenaggio dell’acqua.
Anond Snidvongs crede che il coordinamento di differenti misure sarà il punto chiave per la protezione della città: «Dobbiamo assolutamente raggiungere un consenso così che le milioni di persone che presto o tardi saranno toccate dagli allagamenti possano essere d’accordo sulle soluzioni. Non è solo una questione tecnica o di costi. Abbiamo bisogno di specialisti che siano diretti nello spiegare cosa avviene e dare numeri precisi che aiuterebbero ad immaginare come potrà essere il futuro.
Si può solo sperare che è un futuro dove Bangkok non è destinata ad essere la prossima Atlantide.
Tratto da Time.com