Il padrone del bordello dove lavorava la violentò ripetutamente per quattro mesi finché Noi, appena diciassettenne, non riuscì a trovare il coraggio di denunciarlo. Poi scoprì che il coraggio ha un prezzo.
Chi violentò Noi è ora libero su cauzione, e la sua famiglia la minaccia di morte. Noi vive come una fuggiasca in un ricovero per donne violentate sulla periferia di Bangkok. Quando fa visita alla propria famiglia, deve sgusciare dalla porta posteriore e rimanere dentro per sicurezza. Eppure il desiderio che ha di trovare giustizia è più grande della sua paura.
“Voglio che vada in prigione” dice Noi, operaia un tempo.
Mentre la recente violenza mortale di gruppo a Dehli rinnovava l’urgenza da parte delle attiviste femministe di tutto il mondo di considerare i crimini sessuali seriamente, le vittime di stupro, come Noi, lottano per avere giustizia in Thailandia.
Le leggi contro lo stupro sono mal scritte oppure debolmente applicate. Polizia e magistratura sono insensibili, addestrati male e talvolta corrotti. In una cultura che rende oggetto e merce le donne, la società tende a incolpare le vittime della violenza ponendo delle grandi barriere alle donne che sono state violentate.
Non è facile dire quanti casi di stupri accadono in Thailandia in parte perché la società non vuole saperlo, sostiene Kritaya Archavanitkul, professore associato presso la Mahidol University. “Nessuno vuole investire in quel genere di bilancio perché è molto difficile delineare un questionario quando abbiamo una cultura del silenzio sullo stupro.”
Secondo la polizia nel 2012 sono stati denunciati 3169 casi di stupro e sono stati fatto 1591 arresti contro ai 3771 del 2011 quando ci furono 2290 arresti.
Forse più accurato è il One Stop Crisis Centre del Ministero della sanità, una rete di ospedali per assistere le donne ed i bambini, che riporta per il 2011 circa 10 mila assalti sessuali e quasi 22 mila casi di violenze contro le donne e ragazze.
Kritaya crede che le cifre della polizia rappresentino appena il 5% degli stupri in Thailandia. La ricercatrice nel 2007 aiutò a condurre un’indagine sul comportamento sessuale in cui il 4% delle donne thailandesi definiva costretta la loro prima esperienza sessuale.
Altri studi mostrano un’accettazione della violenza. Nel 2010, secondo un rapporto dell’ONU, oltre il 60% dei thailandesi riteneva giustificabile che un uomo picchiasse la moglie, molto più che in Indonesia ed India.
La Thailandia nel 2007 modificò la sua legge sulla violenza sessuale espandendo la definizione di stupro per coprire tutte le vittime di tutti i sessi e tutti i tipi di penetrazioni, riconoscendo lo stupro all’interno del matrimonio come un crimine. Le vittime femminili di stupro ricevettero di recente il diritto di essere interrogate da poliziotte, ma momento ci sono appena 150 poliziotte che conducono indagini in un paese dove metà della popolazione di 69 milioni di persone sono donne o ragazze. A peggiorare questa difficoltà la legge thailandese sullo stupro va in senso inverso alla legge internazionale, come dice Leah Hoctor, consulente legale per la Commissione Internazionale di giuristi ed autore di un rapporto del 2012 sull’accesso delle donne alla giustizia in Thailandia.
Hoctor dice: “Secondo la legge internazionale, indipendentemente da dove avviene o in quale contesto, quando è portata all’attenzione delle forze di polizia e qualcuno dice che è accaduto, allora tu stato hai l’obbligo di indagare e fare il processo.”
Comunque in Thailandia se accade uno stupro in privato e non risultano ferite fisiche, allora le autorità non devono investigare se non c’è una denuncia della vittima. La polizia per altro non prende spesso in seria considerazione le denunce. I violentatori possono sistemare la situazione con una modica cifra di 500 euro, ed il violentatore spesso offre persino il matrimonio “riparatore”.
“La nostra cultura ha questa considerazione che il corpo della donna ha un prezzo incollato” dice Naiyana Supapueng, già membro della Commissione Nazionale dei Diritti Umani che dirige la Fondazione Teeranat Kanjanauaksorn che lavora sui diritti umani e eguaglianza di genere.
“Quando sposi qualcuno, c’è la dote. Vediamo il copro della donna come una merce”.
I militanti dei diritti dicono che la polizia incoraggi le vittime che hanno più di 15 anni ad accettare un accomodamento specificando come sia difficile di provare la colpa del violentatore, il bisogno di testimoniare in una corte e la quantità di tempo che la corte prenderà.
Un portavoce della polizia, Anchulee Theerawongpaisarn, ha detto a TrustLaw che la polizia non fa compromessi nei casi di stupri e tutti i casi sono passati alla corte. Le pene per stupro variano da una multa fino ad un migliaio di euro alla prigione a vita o alla pena di morte.
La corte spesso cerca la prova che la vittima si sia dibattuta contro l’accusato. Molti casi comunque coinvolgono minacce ed intimidazione da qualcuno con autorità così sebbene una donna possa non lottare, quello non significa che abbia acconsentito, dice Hoctor. La prova del retroterra della vittima, la storia sessuale o la relazione sessuale del colpevole, inammissibile in molti paesi, sono spesso usate nei tribunali thailandesi per minare la credibilità della vittima.
Alcuni incolpano il governo a maggioranza maschile per la discriminazione. Mentre la Thailandia ha un primo ministro donna come Yingluck Shinawatra, nel 2010 le donne rappresentavano appena il 13% nella camera bassa, ed il 6% dei giudici.
Una cultura del silenzio e l’accusa della vittima rende le vittime di stupro riluttanti ad uscire allo scoperto. “La cultura del silenzio è profondamente radicata nella nostra società poiché se si vuole presentare denuncia e portare il caso in tribunale, il costo da pagare è molto alto.” dice Kritaya del Mahidol University che racconta un caso in cui la vittima di stupro, che denunciò pubblicamente il caso perse il lavoro, il fidanzato e alla fine anche il cognome, poiché i parenti dissero che aveva infangato il nome di famiglia.
“La gente thailandese discriminano senza mezzi termini la donna” dice Usa Lerdsrisuntad, direttore del programma per Fundation For Women. In molti casi le autorità e i media gettano molti dubbi sulle vittime di stupro dicendo che si era comportata indecentemente e che avevano dato il loro consenso.
Lo scorso anno un poliziotto d’alto rango arrivò a dire che una turista straniera non sarebbe stata violentata come affermò se non fosse andata a pranzo con l’accusato. Usa dice che la prevenzione dello stupro è sempre nel dire alle donne di vestirsi o comportarsi in modo appropriato, e mai dire all’uomo di cambiare il modo di comportarsi.
“Una volta che accade lo stupro, le donne sono sempre ad essere interrogate per prima: perché sei andata a casa tardi? Perché sei rimasta in ufficio con lui?”
Thin Lei Win, TrustLaw