La Thailandia si sta ancora leccando le ferite, oltre che a valutare l’impatto economico inferto, dall’alluvione del 2011 e si sta apprestando ad un piano gigantesco di gestione delle acque del costo di quasi dieci miliardi di dollari.
La posizione geografica della Thailandia e la sua storia, anche economica, fanno della Thailandia un paese in cui i periodi di siccità e quelli di troppa acqua si alternano e si mischiano in uno straordinario intreccio.
L’aspetto acqua è tanto vitale alla Thailandia che, nei secoli passati, uno dei compiti “divini” del monarca era quello del controllo del recesso delle acque del Chao Praya, un simbolismo che si protrae fino ai giorni nostri quando l’attuale monarca Bhumipol è proponente ufficiale di vari progetti legati al controllo delle acque.
Ma l’ultimo alluvione, unitamente ai rischi legati al clima e alla valutazione dello sprofondamento della capitale Bangkok, ha posto con forza il problema del controllo centralizzato delle acque, ora troppo diviso tra varie agenzie in competizione tra loro o semplicemente attente ad un particolare bacino elettorale e di potere.
Le notizie delle ultime settimane parlano chiaro: le due più grandi dighe del paese sono al colmo e se non si rilascia l’acqua per tempo c’è un grande rischio di ripetere quello che è successo nel 2011.
Inoltre non si può più pensare alle dighe solo in funzione dei raccolti di riso, se devono essere tre all’anno oppure quattro per raccogliere soldi dalla nuova politica del governo Yingluck, oppure se devono servire alla produzione idroelettrica, in barba a qualunque norma e buon senso di prevenzione di alluvioni.
Ora le dighe devono prendere in considerazione anche l’ipotesi di alluvioni e allagamenti a valle. Ma è anche necessario fare un altro passo nella gestione degli eventi simili: la centralizzazione della decisione degli interventi di prevenzione sul primo ministro. Resta da vedere poi se nella pratica si rinnoverà la sfida aperta della passata alluvione tra il primo ministro, Yingluck, ed il sindaco di Bangkok: una sfida che oltre a rappresentare la polarizzazione politica della nazione thailandese, rappresenta bene anche la ripartizione dei poteri in Thailandia, anche su un elemento fondamentale quale la gestione delle acque.
Le autorità spingono per misure di controllo delle alluvioni IRINNEWS
Benché il governo thailandese stia facendo sforzi notevoli per mitigare il rischio di nuovi alluvioni nella prossima stagione delle piogge, secondo gli esperti sarebbe necessario un maggiore coordinamento. Il 20 di gennaio, durante un forum sulle alluvioni (National Economic and Social Board insieme alla Asian Development Bank) sono state annunciate misure per 9,6 miliardi di dollari come un primo passo, in attesa della stagione annuale dei monsoni. “Se quest’anno arriva la stessa quantità di acqua dello scorso anno, la situazione sarà certamente migliore” ha annunciato uno specialista di gestione delle risorse idriche del Dipartimento di gestione del rischio climatico del centro di preparazione ai disastri in Asia (ADPC).
Mentre non esiste ancora una specifica cronologia, il governo produrrà al più presto un piano generale per le attività di riduzione del rischio alluvione, compreso l’allagamento dei canali, la pulitura dei sistemi dei canali e gli scavi per prevenire il ripetersi dei danni della scorsa alluvione, quando “la maggioranza delle vie d’acqua e dei canali non stavano funzionando in modo appropriato.” ha detto Ti Le Huu, già capo della sezione di sicurezza delle acque dell’ESCAP. La grandezza dell’alluvione del 2011, causata da una caduta di piogge inusuale dopo arie tempeste e tifoni, ha sottolineato il bisogno di misure preventive più forti. Morirono più di 675 persone e in milioni furono colpiti da quello che è stato descritto come la peggiore alluvione del regno in 50 anni.
Il Piano D’Azione del governo include un bilancio di 3,9 miliardi di dollari per la costruzione di vie di acqua e canali di diversione che permetteranno l’allontanamento di 1500 milioni di metri cubi di acqua al secondo secondo ADPC. Lavori immediati includeranno il miglioramento delle dighe, canali e chiuse. Inoltre 2 miliardi di dollari andranno alla conversione di 324 mila ettari delle terre a nord di Bangkok in terre di ritenzione che possono trattenere fino a dieci miliardi di metri cubi di acqua per prevenire l’allagamento delle aree a valle.
I danni dello scorso anno sono stati ingigantiti dalla “mancanza di preparazione delle popolazioni che vivono nelle aree affette in parte per la mancanza di un sistema di comunicazione per condividere le informazioni, specialmente nella previsione degli allagamenti.” dice Le Huu che però ha minimizzato il rischio di un alluvione simile per il 2012. Cosa analoga ha fatto ADPC dicendo che c’erano poche probabilità di un ripetersi di una straordinaria precipitazione atmosferica che è stata del 40% superiore alla media nazionale con 70 mila milioni di metri cubi.
“Quando le dighe provarono a rilasciare l’acqua, le province a valle erano già allagate. Quando si adoperarono per provare a controllarle, la Thailandia fu colpita da una tempesta tropicale costringendoli a rilasciarle totalmente.” E’ stato confermato dal Comitato strategico per la ricostruzione e sviluppo dell’alluvione che il volume totale delle acque alluvionali fu di 14 miliardi di metri cubi.
Mentre sui media circolano notizie che suscitano paura sul pericolo delle dighe che scoppiano di acqua, il pensatore olandese, Deltares, che assiste il governo thailandese come consigliere sulla gestione delle acque, dice che attualmente le dighe operano a bassi livelli per mitigare i rischi di alluvione.
“Nel 2011 le dighe erano piene fino ai limiti operativi, e gli operatori delle dighe dovevano rilasciare l’acqua nel momento sbagliato. Le ultimissime notizie dicono che abbiano deciso di operare ad un livello più basso, di dare minore priorità all’uso agricolo ed idroelettrico per favorire la protezione da alluvioni a valle. Quindi un un minor rischio che la diga crolli” sostiene uno specialista del gruppo di Deltares. Secondo i rapporti giornalistici, la capacità delle dighe sarebbe scesa dal 91% all’84% nel giro di due settimane.
A partire dagli anni 50 furono costruite una dozzina di dighe tra le quali le due maggiori, Bhumipol e Sirikit che sono localizzate lungo i fiumi Ping e nang nelle province di Tak e Uttaradit e che controllano il flusso delle acque di scolo del bacino del fiume Chao Praya per il 22 %. Ma i politici devono assicurare un maggior coordinamento secondo lo specialista del gruppo olandese.
“Le recenti alluvioni hanno detto chiaramente che la struttura di governo per la gestione dell’acqua è troppo complicata e in occasioni di una crisi nazionale sarebbe strettamente raccomandato una singola autorità di comando. La sfida è di mantenere il momento del lavoro, dell’interesse e della dedizione nella gestione dell’alluvione al massimo livello del governo.”