Il primo è stata un’esecuzione fatta da gente giunta con due auto che ha sparato sulla folla. Il secondo una granata lanciata davanti ad un supermercato a cento metri dal palco del PDRC.
Mentre il premier Yingluck ha subito denunciato il metodo terroristico usato “Gli incidenti violenti sono atti terroristici per un guadagno politico che non hanno nessuna considerazione per la vita umana. Il governo non tollererà il terrorismo ed ha ordinato un’indagine completa ed approfondita”, l’opposizione del PDRC ha subito biasimato per la carneficina il governo che sostiene chi ha attaccato i manifestanti. Secondo il PDRC l’attacco sarebbe legato alla sentenza della corte amministrativa che proibisce alla polizia di disperdere i manifestanti e di applicare i regolamenti che violerebbero i diritti dei manifestanti. Uno dei suoi capi ha detto: “Questi attacchi brutali sono stati il lavoro dei servi del regime di Thaksin”.
Suthep stesso secondo il Bangkokpost.com avrebbe detto “Sono così brutali che possono uccidere anche un bambino di cinque anni. Né l’incidente potrebbe essere stata l’opera di un altro gruppo, ma erano pensati dal regime di Thaksin per metter paura ai manifestanti e farli andare a casa.. Fanno così perché si trovano in un angolo. Non possono disperdere la protesta legalmente… Non credo siano atti di cittadini ordinari scontenti col PDRC. Non credo che qualunque cittadino con un senso di umanità lo farebbe”.
A dimostrazione di quanto sia precario il clima e di quanto odio corra tra gli schieramenti, dopo l’attacco di Trat sul palco di una manifestazione delle magliette rosse a Chonburi, un capo locale si dice compiaciuto per la risposta che la gente del posto ha riservato al PDRC. Immediatamente la presidente delle magliette rosse dell’UDD lì presente taglia il discorso prendendo il microfono. Dice che le magliette rosse non vogliono vedere morti anche se capisce la rabbia che si muove tra la base per i continui attacchi al governo Yingluck e per la situazione di stallo prolungato.
Ma va anche registrato il discorso del portavoce del Pua Thai, mentre le magliette rosse ora stanno decidendo cosa fare per uscire dal limbo in cui sono chiusi.
Dice Charupong Ruangsuwan che questa volta nella lotta la morte sarà reale. Ci sarebbero dieci milioni di armi registrate in Thailandia. “Sono usate per autodifesa. Se qualcuno sottostima il potere popolare lo verrete a sapere. Credo dobbiamo essere preparati ad entrare in una situazione decisiva.”
Ad essere molto preoccupata per l’evolversi della situazione è la stessa ONU che dice allarmata per gli scontri armati con armi da guerra che potrebbero aversi nella città di Bangkok ed ha chiesto a entrambe le parti di dissociarsi dai gruppi armati.
“La situazione è diventata molto più volatile ed entrambe le parti sono molto più disperate” dice Pavin Chachavalpongpun, una situazione in cui alla polizia è stata tolta la possibilità di agire con metodi forti nella piazza. Di fronte alla aperta presenza dei manifestanti di figure mascherate ed armate con armi anche da guerra, alla morte di poliziotti negli scontri di piazza, i giudici definiscono ancora pacifica la protesta che avviene senza armi. Potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso, dice Thitinan Pongsudhirak.
Andrew Walker di New Mandala fa notare “Questa è l’ultima di una serie di decisioni politiche prese dai tribunali a svantaggio delle forze di Thaksin sin dal 2006. Temo veramente che il tutto possa sfociare in un conflitto aperto e diffuso”.
Continua Walker: “Una volta che inizi boicottando le elezioni, rigettando i risultati, disumanizzando chi ha votato, si mobilitano gli estremismi di tutti gli schieramenti” A confermare ciò sono anche le dichiarazioni di Tida Thavornseth, presidente dell’UDD che mette in guardia rispetto ad una guerra civile se non si onora il risultato di queste ultime elezioni. “Abbiamo provato a controllare le Magliette Rosse secondo la legge e la Costituzione ma sono fortemente arrabbiati”.
Mentre le magliette rosse non ammettono neanche minimamente una dimissione di Yingluck, è chiaro che marcerebbero di nuovo su Bangkok nel caso che Yingluck fosse cacciata dal governo in qualche modo.
Walker chiarisce molto bene: “Il movimento di opposizione (PDRC) è straordinariamente ingenuo se crede che le forze a favore del governo accetteranno di metter da parte ancora una volta un governo eletto” e il fatto che il governo abbia sempre meno mezzi per porre fine alle proteste per via legale porta la situazione ad un vicolo cieco.
Come dice Walker “Entrambe le parti stanno gettando le fondamenta per un confronto molto serio”, rendendo davvero reale la prospettiva di un conflitto civile. Si ricorda che il 27 di questo mese Yingluck andrà a rispondere delle accuse di negligenza nella lotta contro la corruzione. Il rischio è la messa sotto accusa della Yingluck stessa.