Il governo da pare sua ha assegnato il generale Paradon Pattanatabut, segretario del National Security Council, e il colonnello di polizia Thawee Sodsong, presidente del Southern Border provinces Administration Center (SBPAC), a presieder il processo allo scopo di attrarre altri gruppi separatisti al tavolo.
Il ruolo dei militari è ancora poco chiaro, ma un posto fondamentale da parte dei militari deve essere ancora assicurato.
Nel 2006 il governo del tempo presieduto da Surayud Chulanont chiese ad un’organizzazione occidentale di facilitare il processo di dialogo tra NSC e il gruppo PULO, Patani United Liberation Organization, di Kasturi Mahkota, uno dei tre che affermava di essere il presidente. Tutte queste iniziative sembravano avere il sostegno del BRN-C.
Ad oggi continua il mistero che circonda l’identità dei capi del BRN-C. In generale si crede che BRN-C sia diretto da un consiglio conosciuto come Dewan Penilian Party, o DPP, piuttosto che da un singolo individuo. Secondo fonti malesi e del BRN-C, Hasan Toib non ha ricevuto la benedizione del DPP e la firma del 28 febbraio non era che un’azione della Thailandia e di nessun altro, stando a queste fonti.
Ma Bangkok credeva davvero che Hasan Toib potrebbe portare gli altri al tavolo del negoziato? Dopo tutto, la violenza sul terreno suggerisce qualcosa di diverso. Per comprendere il significato del Profondo Meridione per il governo tanti osservatori di lungo corso del conflitto dicono che sia necessario ritornare al golpe del 2006. Chiaramente una delle scuse dei militari usate per il golpe e cacciare Thaksin, fratello di Yingluck Shinawatra, fu la sua gestione del profondo meridione. Portarvi pace, o per lo meno pretendere di stare facendo qualcosa, aiuterebbe Thaksin nel contrattaccare queste accuse ed accelerare il suo ritorno nel paese.
Apparentemente sembra che Bangkok abbia fatto questo gesto spettacolare di “pace” mettendo il nome del paese ed il suggello ufficiale sull’accordo. E se la situazione sul terreno non migliora, il campo di Thaksin può sempre dire che era di aver steso la mano ed è stata l’insorgenza a non reciprocare.
Come al solito nella politica thailandese, la necessità politica supera di peso la sicurezza nazionale. Esponendosi come hanno fatto, i partecipanti che hanno firmato e testimoniato la cerimonia hanno fatto un grande atto di fede.
Hasan ha incontrato Thaksin nel 2012 per la prima volta a Kuala Lumpur insieme ad altri 15 capi separatisti. Sedeva di fianco al capo di fatto del Puea Thai e sembrava segnare le giuste note, stando al racconto dei partecipanti all’incontro. Un giovane rappresentante del BRN-C fu inviato dal DPP a quell’incontro ma non disse una parola e non prese parte alla sessione di immediato successo con Thaksin. I partecipanti dissero che Hasan cominciava ad girar nell’orbita del gruppo di Thaksin senza farsene granché.
“Sapevamo che Hasan stava pensando a qualcosa ma nessuno lo prese seriamente poiché non aveva nessun prestigio presso i militanti sul terreno” disse un capo in esilio. “M nessuno si attendeva che si sarebbe spinto fino al punto di un accordo con i Thailandesi”.
Secondo i capi separatisti, non solo si tendeva il ramoscello di ulivo al gruppo errato di persone, la reale dirigenza del BRN-C non è preparata ad entrare in questo momento ad un qualunque processo di pace.
Per una ragione, Bangkok deve ancora affrontare il problema dell’impunità per i negoziatori. Senza di esso, dicono le fonti malesi e separatiste, i capi reali del BRN-C che controllano e comandano le operazioni sul terreno, non si presenteranno ai colloqui di pace.
Inoltre, il linguaggio vago usato nel Consenso Generale sul processo del dialogo di pace sul come “le misure di sicurezza dovranno essere fornite ai membri del Gruppo di lavoro Unito attraverso l’intero processo” non è incisivo.
I militanti sul terreno hanno mostrato la propria indifferenza verso l’accordo del 28 febbraio, indipendentemente dalla spettacolarità usata dalla Thailandia nel descriverlo, attraverso i loro attacchi violenti. Umiliati da questi attacchi, specie quello che ha visto incidenti minori in 40 posti differenti nei sette distretti di Yala, il gruppo Thailandese, o forse sarebbe meglio dire il Gruppo Thaksin, si è rifugiato in una modalità da controllo del danno.
NSC ha provato molto fortemente ad attrarre l’appoggio e persino la partecipazione di Sapae-ing Basor, capo spirituale musulmano e già responsabile della Thamavitya Mulniti School a yala. Sapae-ing lasciò il paese dopo un mandato di cattura firmato da Thawee nel 2005 agli inizi del 2005, unitamente ad altri cinque insegnanti della scuola: tutti in esilio.
Il fatto che un certo numero di studenti della scuola si siano uniti all’attuale generazione di insorgenti ha reso vulnerabile Sapae-ing, per non menzionare il fatto che rappresenta una narrativa storica e culturale differente, quella che separa i malay di Pattani dal resto dello stato thailandese. Nonostante lo stato Thailandese lo abbia demonizzato per anni, tanti rappresentanti dello stato credono che l’anziano religioso potrebbe aiutare a cambiare il corso del conflitto se decidesse di entrare nel processo di pace. Puntano alla sua posizione nella sua comunità e al fatto che è l’unico capo separatista accusato che è riconosciuto a livello locale.
La relazione tra la scuola Thamaviya e lo stato precipitò tra il 2004 e il 2007 quando otto dei suoi docenti furono uccisi, uno ad uno, a distanza ravvicinata.
Surayud giunse al potere in seguito al golpe del 2006 e nel giro un anno annunciò una fine all’uso delle “liste nere”, termine usato per riferirsi agli omicidi specifici in questa regione. Le cose sono migliorate un po’ dopo di allora. Ma Sapae-ing si rifiuta ancora di arrivare ad un tavolo. I rappresentanti Thailandesi che conoscono il caso ed hanno letto le carte dicono che se dovessero andare in tribunale, l’uomo sarebbe assolto. Il problema è che il caso è ancora nelle mani del DSI.
Ma anche se si finisce il giusto processo e sono lasciate cadere le accuse contro Sapae-ing, nessuno garantisce che il religioso si siederà ad un tavolo. Inoltre anche se Sapae-ing sottoscrive pubblicamente l’iniziativa di pace del governo, i capi separatisti in esilio dicono che non c’è nessuna sicurezza che lo faranno i militanti. Non c’è in sostanza una scorciatoia alla pace per questa regione storicamente turbata.
http://www.nationmultimedia.com/opinion/Its-unclear-who-speaks-for-who-in-Thailands-deep-S-30201777.html