L’alluvione e il ruolo dei militari nella società Thai

L’alluvione che ha colpito la Thailandia nel 2011 ha fatto discutere del ruolo dei militari nella società thai

Avendo alle spalle 20 “fruttuosi” colpi di stato, le forze armate thailandesi hanno messo solidi radici nella politica del paese, divenendo in modo discutibile quasi uno stato dentro lo stato.

Ora la crisi dell’alluvione e il ruolo dei militari nell’assistenza ai residenti colpiti dal disastro hanno, intenzionalmente o meno, rinforzato questo ruolo suggerendo anche quanto difficile sia per la Thailandia controllare quel potere e introdurre un solido controllo civile sui generali.

militari thai

Mentre non si nega il duro lavoro delle forze armate nelle aree affette dall’alluvione, le discussioni passate hanno messo in luce il credo ora in via di rafforzamento che le forze armate siano quasi un’entità separata politica.

Sui social network come Twitter, la gente ha discusso delle forze armate come opposte al governo con alcuni che si spingevano a dire che non erano parte dello stato.

Forse si può dire che oltre alle tre funzioni dello stato, l’esecutivo, il legislativo e il giudiziario, le forze armate si stanno affermando come un attore politico semi indipendente che si definisce come l’ultima difesa della nazione e della monarchia.

Se generali spregiudicati apertamente ambiziosi che non trovano nulla di sbagliato nell’abbattere un governo eletto e governi civili fortemente deboli non sono una maledizione sufficiente, i sostenitori dei colpi di stato e del comando dei militari qua assicurano quasi che le forze armate continueranno a mantenere un’influenza politica non dovuta negli anni a venire.

Di fronte ad una cattiva gestione del governo di Yingluck Shinawatra nella gestione della crisi dell’alluvione nei due mesi scorsi, qualcuno può essere tentato di chiedere l’intervento delle forze armate. In un’edizione del The Nation un lettore scriveva: “Anche se il sistema democratico è temporaneamente sospeso, dubito che ci sarebbero molte obiezioni, ammesso che sia per un periodo breve.”

Una giornalista del calibro di Wassana Nanuam, questo mese, si dice abbia detto ad una radio che le forze armate stessero mantenendo i carri armati in città nel caso ne avessero bisogno per un altro golpe. Una posizione del genere fa riflettere su quanto sia considerato normale il ruolo antidemocratico speciale delle forze armate nella politica del paese.

Comunque le forze armate hanno arrossito un po’ quando sulla rivista Krungthep Turakij del 7 novembre si sosteneva in base “ad una fonte militare alto locata” che i generali in capo abbiano mandato fortemente a quel paese la Yingluck per la sua gestione della crisi. Affermazioni del genere sono inconcepibili in una nazione democratica anche se successivamente le forze armate hanno smentito fortemente con una lettera il racconto.

Sebbene non si voglia negare che Yingluck non abbia fatto una grande figura finora e che l’amministrazione abbia ancora dei politici corrotti che badano ai propri interessi, coloro che credono una bella idea un altro intervento militare devono guardare al di là di una mera gratificazione dell’istante.

Interventi militari ripetuti avranno solo l’effetto di indebolire il controllo civile delle forze armate che non è eletto e che non risponde, e rendere alla fine il sistema ingovernabile poiché c’è ancora una parte notevole della società thailandese che non sopporterà ancora un altro golpe.

Mentre i sostenitori e gli estimatori dei governi militari continuano a coltivare queste prospettive, la Thailandia farebbe meglio a comprendere meglio le loro menti miope e draconiane.

Pravit Rojanaphruk, Prachatai

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