L’articolo che segue, Una lettera ai manifestanti di Bangkok del giornalista Thailandese Pravit Rojanaphruk, ci aiuta ad avere una visione più reale di quello che avviene nella Thailandia.
La divisione sociale e geografica, il razzismo che alimenta tante proteste, la voglia di avere una voce da parte di tanta gente che non l’ha mai avuta sotto i governi precedenti, l’uso strumentale di queste folle da parte di elite e di politici fin troppo smaliziati, ceti sociali che credono di avere il diritto quasi divino ed esclusivo di governare o di partecipare alla decisione, partiti politici che sono incapaci a ripensarsi e rinnegano la propria storia nella lotta contro il proprio nemico, partiti politici che si fanno beffa nel giro di poche ore di quanto proclamato in campagna elettorale.
Sono troppe cose che si agitano e che stanno facendo a pezzi la fragile democrazia della Thailandia, segnata sempre dai militari che hanno sempre avuto vita facile con i golpe e con la situazione del dopo golpe.
Poi c’è un’altra Thailandia nel profondo meridione di Pattani, dove dal 2004 ribolle un’insorgenza ed una guerra civile che ha già fatto oltre 5000 morti ma che nessuno vuol provare a comprendere, nessuno vede se non per contare i morti.
Ma ci sono anche cose che cambiano, voci che si fanno sentire, idee che si vanno affermando. Un lento progredire fatto di studiosi, giornalisti, giovani, militanti che si pongono domande e vogliono risposte, che non si accontentano delle notizie ufficiali sempre positive. Menti che indagano.
Uno strumento contro di loro è l’articolo 112 conosciuto come “Lesa Maestà” a cui quelli del Partito Democratico o del Phuea Thai si inchinano e che applicano.
Questa settimana di caos e scontro a Bangkok ci sono tre casi di lesa maestà, persone accusate di aver diffamato la Monarchia. Tra di essi vi è uno scrittore e traduttore accusato per dei suoi discorsi fatti nel 2003 a cui fu concessa la libertà sotto cauzione che nel 2009 fu poi tolta.
Vi è anche il caso di un uomo di affari accusato da altri di aver fatto nome del re per alcune sue transazioni. Ancora una volta un uso strumentale e di paura di questa legge.
Lettera ai manifestanti di Bangkok, di Pravit Rojanaphruk
Avete partecipato alla discussione dura se erano cinque milioni di persone o solo 150 mila a presentarsi alla manifestazione antigovernativa di Lunedì? Ho pensato che abbia mostrato quanto voi vi sentiate insicuri nel rappresentare la voce della maggioranza reale in Thailandia.
Il capo supremo della protesta, Suthep Thaugsuban, non ha lasciato spazio al dubbio nel suo discorso alla folla lunedì dicendo che avrebbe presto fatto un annuncio “per conto di tutti i thailandesi.”
Mah, io davvero non ricordo di aver dato il mio assenso a Suthep come a nessun altro per mio conto. E lo sapete veramente bene che neanche milioni di altri thailandesi lo hanno fatto. La verità è che nessuno può mai affermare di parlare per conto di tutti i thailandesi.
Che siate cinque milioni o una piccola frazione, voi manifestanti della classe media per lo più di Bangkok dovreste capire che non siete la maggioranza delle persone, e che Bangkok è solo una parte della Thailandia. Sono quanto possa essere frustrante per voi osservare senza poter far nulla perché il partito che avete scelto continua a perdere le elezioni, lasciando i vostri candidati che hanno studiato a Oxbridge impossibilitati a dirigere il paese. Ed invece dovete accontentarvi di quello che voi vedete come regime corrotto e volgare, sotto Yingluck Shinawatra, con suo fratello Thaksin, gestire lo show con i suoi numerosi smartphone e semplicemente perché la maggioranza dei poveri e senza istruzione continua a votarli.
So che considerate Thaksin e sua sorella come cattivi, corrotti, violenti e tanto altro ancora. E fino ad un certo punto posso essere d’accordo: i fratelli possono esser arroganti, violenti e incorreggibili. Pensate al modo in cui hanno cercato di far passare di nascosto una legge di amnistia totale in Parlamento alle 4 di mattina che avrebbe assolto Thaksin mettendo sotto i piedi la giustizia per l famiglie delle Magliette Rosse che morirono nella protesta. Ce ne vuole di impudenza.
So che voi della classe media e abitanti agiati di Bangkok siete soliti schioccare le vostre dita per avere la serva, l’autista, cameriere e persino qualche lavoratore del sesso a soddisfarvi. Deve essere doloroso vedere questa gente sconvolgere tutto e dettare il corso della politica thailandese.
Dopotutto non sono istruiti e molti non pagano neanche le tasse. Qualcuno di voi forse dice questi “zoticoni di magliette rosse” sono troppo stupidi per dare loro il diritto di voto, un privilegio che dovrebbe andare solo a chi ha studiato nei college oppure alla classe media.
Ma è questa la vita. Noi, perché anche io condivido un retroterra simile al vostro, con possiamo continuare a provare di mantenere il governo della minoranza. Questo tentativo ha l’aspetto di un quasi apartheid, se capite quello che voglio dire. Anche i poveri e meno istruiti delle aree rurali del paese o di Bangkok vogliono che si ascoltata la loro voce. Un camion con dieci ruote non può muoversi con una ruota sola che detta la velocità. Lo stesso è per la Thailandia.
Dovreste provare di più a convincerli con il dialogo civile piuttosto che fare scoppi di discorsi pieni di odio e mostrare l’aperta indifferenza per la perdita di vita tra i manifestanti che non condividono la vostra opinione politica. Abbiamo bisogno di permettere alla nostra fragile e giovane democrazia di crescere e maturare. E questo vuol dire impiegare metodi legittimi e democratici nell’opporsi a Thaksin e a Yingluck, ma senza golpe e governo della folla, per favore.
Dobbiamo imparare a coesistere l’un con l’altro. E non lo si può fare pacificamente se pensate che solo le vostre idee contino.
Per iniziare dite per favore ai vostri capi di smettere di parlare a nome di tutti i thailandesi. Diamo un taglio a questa ridicola postura. Il vostro Pravit Rojanaphruk.