Ah Kong, in italiano Nonno SMS, un uomo di 61 anni accusato di aver inviato al segretario del primo ministro del tempo Abhisit 4 SMS ingiuriosi della persona della Regina Thailandese e della Monarchia, è morto nell’ospedale della prigione dove era richiuso.
Avrebbe dovuto scontare la pena di 20 anni, 5 anni per SMS, inflittagli nel novembre 2011, nonostante fosse malato di tumore al cavo orale. La morte è sopraggiunta dopo che l’uomo aveva accusato per vari giorni dei forti dolori allo stomaco.
Nonno SMS ha sempre rifiutato le accuse rivoltegli in base alle due leggi, l’articolo 113 del codice penale e la legge contro il crimine informatico, in quanto incapace di scrivere un SMS e in quanto il suo telefonino al momento del fatto era stato mandato in riparazione in un negozio.
E’ anche un fatto acclarato che l’ID del telefonino può essere alterato nell’invio di un messaggio, ma non avendo un esperto a sua disposizione al momento del processo, né ha potuto dimostrare che il suo telefonino era in riparazione, non ha potuto rispondere alle accuse.
Dopo la condanna ha fatto otto volte richiesta di uscita su cauzione, ma gli è sempre stata negata dal tribunale. Ultimamente aveva anche rifiutato di appellarsi per poter usufruire eventualmente del perdono reale.
Il suo avvocato ha dichiarato che Nonno SMS soffriva da vari mesi di dolori di stomaco ed venerdì scorso era stato trasferito all’ospedale della prigione dove era stato ammesso nel pomeriggio.
Non ha ricevuto una diagnosi immediata ma le analisi del sangue gli sono state fatte il lunedì successivo. La morte è giunta prima che si potesse sapere il risultato delle analisi.
“Se Ampon avesse avuto la libertà provvisoria avrebbe potuto visitare il dottore con regolarità e si sarebbe potuto salvare.” in precedenza l’uomo era stato operato per un tumore alla bocca.
Questa morte è emblematica non solo per la legge di lesa maestà e del come è applicata. E’ emblematica perché, con la riconciliazione nazionale ancora lontana ed legata solo alla possibilità che Thaksin sia fatto rientrare, ci dice che in questo processo non valgono neanche le ragioni umanitarie, che la pietas umana o lo spirito del buddismo sono stati cancellati in favore della ragion di stato, a cui la Thailandia del post elezioni si è inchinata ormai da un po’ di tempo.
Un giornalista di Asiancorrispondent, Andrew Spooner scrive sul Prachati.com:
La comunità internazionale ha mancato pateticamente di dare una risposta nell’affrontare i casi di lesa maestà.
L’ambasciata USA di continuo afferma che non ci sono prigionieri politici in Thailandia. Quella britannica, una missione diplomatica che di recente ha detto che al centro della sua politica pone i diritti umani, ha dato varie interviste sull’alluvione ma è rimasta sempre assolutamente quieta sui diritti umani, mentre un suo ex ambasciatore ha cominciato a lavorare con una grande impresa del paese dopo anni di silenzio totale.
Human Rights Watch ha rifiutato di visitare per anni qualunque prigioniero per lesa maestà ed ha rifiutato di difendere casi di lesa maestà, mentre il suo rappresentante affermava che affrontare questi casi “avrebbe danneggiato la possibilità di lavorare come difensore dei diritti umani”.
Quando mi recai a fare visita in prigione ad Ah Kong lo scorso febbraio, gli chiesi se HRW oppure Amnesty International si fossero fatti vivi.
“Chi sono questi?” mi chiese Ah Kong. Amnesty International ha affermato il suo tacito sostegno per la lesa maestà affermando che potevano comprendere le ragioni di questa legge. Per altro nessun giornalista occidentale di stanza a Bangkok si è recato a fare visita in prigione ad alcuno degli accusati per lesa maestà, un silenzio che è parte di una cospirazione che non può essere descritta se non come un atto malvagio.
La malvagità e la cospirazione del silenzio che lo circonda hanno portato alla morte di Ah Kong (Nonno SMS) che può essere attribuita a chi ha partecipato e all’elite corrotta e malevola del paese e all’attuale governo che perpetua questa malevola legge di lesa maestà.
THAILANDIA: Liberiamoci dalla paura: Ah Kong libero
Amphon “Ah Kong” Tangnoppakul, di sessantuno anni, condannato a 20 anni di prigione, è morto.
La sua morte è uno schiaffo in faccia dei realisti ultraortodossi che hanno usato la legge draconiana della lesa maestà come un’arma politica per controllare le differenze di punta di vista politici. nella società.
Ah Kong è morto la mattina presto dell’otto di maggio, dopo aver lamentato dolorosi mal di stomaco sin da venerdì. E’ morto in un ospedale governativo non molto dopo aver deciso di chiedere il perdono reale. In precedenza aveva affermato la propria innocenza, ma le possibilità di essere liberato erano pochissime dal momento che rifiutava di ammettere la colpa.
E’ stato ritenuto colpevole di quattro volte del reato di lesa maestà e della legge del crimine informatico, accusato di aver inviato quattro messaggi sms che avrebbero insultato la famiglia reale. Non è stato mai provato che era stato proprio Ah Kong a inviare quei messaggi.
Il numero di casi crescenti di lesa maestà in Thailandia negli scorsi anni ha peggiorato la situazione dei diritti umani in questo paese. In molti modi il caso di Ah Kong non è differente da tanti altri. Le ragioni principali per usare questa legge sono diverse. E’ necessario mantenere il mito che circonda la monarchia, proteggere l’istituzione, coprire l’ansia rispetto alla successione reale, controllare la società, prolungare il ruolo dei militari nella politica come protettori della sicurezza nazionale e affrontare la rivoluzione tecnologica rappresentata dal cyberspazio.
Ma più si impiega la legge per scopi politici, più si indebolisce la monarchia. Il suo uso digressivo mette in luce la disperazione, non l’autorità. Sono molti ultra ortodossi realisti a festeggiare nella scia della morte di Ah Kong che continuano ad invocare misure dure contro i cosiddetti elementi antimonarchici. Comunque di conseguenza giocano un ruolo importante nel ridurre il livello di reverenza verso la monarchia. I monarchici sono quelli che allevano elementi antimonarchici.
E’ interessante notare che le accuse di lesa maestà erano fatte in modo molto più attento precedentemente al golpe del 2006. Per esempio persino il partito di Thaksin una volta accusò il partito democratico di aver commesso la lesa maestà per aver sfruttato la monarchia nella loro campagna elettorale. In modo simile, Thaksin e Sondhi Limthonkul, il capo delle magliette gialle, si accusavano l’un l’altro di mancanza di rispetto per la monarchia.
Dopo il golpe con lo spazio politico sgomberato, chi applicava la legge cominciò a individuare virtualmente chiunque avesse idee differenti. Sembrava esserci tradimento da tutte le parti. La legge di lesa maestà emerse come uno strumento per mettere la museruola al dissenso politico. Statisticamente nel 2005 ci sono solo 33 casi portati davanti alla corte di prima istanza, a 18 dei quali fu data una decisione. Nel 2007 il numero dei casi era aumentato di quattro volte a 126 che divennero 164 nel 2009 e 478 nel 2010. L’incremento più drammatico si ebbe sotto il governo del Partito Democratico guidato da Abhisit Vejjajiva che adottò una linea realista con un forte sostegno dai militari. Sotto l’attuale governo di Yingluck Shinawatra i casi continuano a salire. Yingluck sembra contenta con il mantenere lo status quo per la pura sopravvivenza del suo governo.
E’ triste sapere che Ah Kong non sarà l’ultimo in questo gioco a rafforzare “l’affetto forzato” per la monarchia. Finché Ah Kong era agli arresti, lanciai il 30 novembre del 2011 la campagna “La Thailandia senza paura: liberate Ah Kong” per spingere per il rilascio di Ah Kong tra le altre cose. Era stata ispirata dal progetto Birmano analogo sostenuta da Aung San Suu Kyi per dare sostegno coraggioso ai tanti prigionieri politici birmani. Una campagna pacifica in cui ogni sostenitore doveva scrivere sulla propria mano “Ah Kong” come gesto di sostegno per la campagna per la sua liberazione.
Ah Kong è stata la vittima perfetta in questo gioco di vendetta politica, nel senso che lui era un vecchio thailandese di origine cinese, che forse sapeva poco o nulla della legge di lesa maestà, che non poteva neanche parlare bene il thailandese, che forse non sapeva neanche usare bene il suo cellulare ed inviare messaggi e che non era mai stato politicamente attivo. Tuttavia tutti questi fattori non hanno impedito che potesse essere accusato e arrestato. Ed ora c’è la tragica fine.
La durezza della sentenza era di venti anni per quattro messaggi. Questa è la Thailandia? Questo è il paese dove il re è molto amato e rispettato da tutti i thai. Questa è la nazione che ha anche la legge di lesa maestà più dura al mondo.
La campagna “la Thailandia senza paura” voleva mandare un messaggio forte per l’immediato rilascio di Ah Kong e di tutti i prigionieri politici e soprattutto per la riforma se non l’abolizione di questa legge anacronistica. In questo modo la Thailandia può divenire una nazione civile tra le altre nel mondo. La riforma della legge potrebbe essere fatta dentro il più vasto consesso di emendare la costituzione del 2007. Non sarebbe una cosa facile.
Più di mille persone su Facebook hanno mostrato il loro interesse unendosi alla campagna; più di 500 hanno inviato la loro foto con la parola Ah Kong sul palmo della mano come sostegno alla campagna. Alla fine ho messo tutte queste foto importanti in un libro insieme ad una serie di articoli sulla legge per ricordare quelli che hanno abusato della giustizia che il livello di tolleranza tra i thailandesi decenti ha raggiunto il limite. Se non ci solleviamo per protestare contro l’articolo 112 la Thailandia non progredirà mai come una nazione dove sono rispettati i diritti umani fondamentali. La morte di Ah Kong oggi accelererà il processo di cambiamento nella Thailandia.