La corte costituzionale thailandese ha infatti annullato le elezioni scorse di Febbraio perché non si sarebbero svolte in una giornata sola, come apparentemente scritto nella costituzione.
Secondo un esperto costituzionale, Verapat, “il ragionamento della corte sta aprendo la strada a chiunque abbia potere di rendere nulle un’intera elezione semplicemente impedendo ai candidati di registrarsi in un singolo distretto” come si cita su Bloomberg.
Secondo Verapat, come si legge da Facebook, ci sono vari aspetti preoccupanti in questa decisione della corte costituzionale thailandese quali l’annullamento della costituzione stessa e l’autodistruzione della legittimità della corte stessa.
“Secondo la sezione 245 la costituzione chiarifica che la corte non ha alcuna giurisdizione nel caso. La corte può accettare un caso dall’Ombudsman quando un articolo di legge appare anticostituzionale, ma il caso in questione tratta con le operazioni e l’organizzazione delle elezioni che si trovava davanti a problemi causati dai manifestanti e non un testo di legge. Eppure la corte si è espressa che il decreto delle elezioni che fissa il 2 febbraio come data era anticostituzionale.” Quindi secondo Verapt non ci sarebbero le basi giuridiche di questo annullamento.”
Inoltre nella stessa costituzione ci sono le possibili soluzioni al problema che la corte ha voluto ignorare prendendo decisioni contrarie alla costituzione stessa e finendo per essere un nemico della democrazia. “Una volta che la gente perde la fiducia nella corte più importante del paese, probabilmente prenderanno la questione nelle proprie mani anche se si dovesse avere anarchia e violenza”.
Oltre a dire Verapat che questa decisione apre la strada a chiunque voglia bloccare le elezioni impedendo la registrazione in un distretto, accusa la stessa corte di non aver voluto vedere il processo ostruzionistico e di boicottaggio dei manifestanti in alcuni distretti.
“Non ha più senso affidarsi ai principi legali e alla costituzione per spiegare la fase attuale nel paese. L’attuale situazione è più o meno un fenomeno di politica grezza dove il governo della legge è tirato di qui e di là per un fine politico. Un’elezione può andare avanti se una previsione politica predeterminata si avvererà.”
Verapat aggiunge inoltre che, dal momento che la costituzione ora è stata resa carta straccia proprio dalla corte, chiunque ora può proporre una formula senza compromessi, inaccettabile, sotto forma di una forma di compromesso.
E’ una decisione sul piano politico che lascia il paese in un limbo politico senza un governo e che mina ancora di più la posizione del primo ministro che si trova di fronte il 31 marzo a dover rispondere, davanti al NACC il corpo anticoruzione thailandese, dell’accusa di non aver fatto nulla per bloccare la corruzione insita nel famoso progetto di sostegno al prezzo del riso. Se fosse considerata colpevole, sarà il senato a decidere su un eventuale messa sotto accusa.
E proprio il giorno precedente 30 marzo si svolgeranno le elezioni per la componente eletta del senato, elezione che non è affatto boicottata dal PDRC, dove tra componente non eletta e componente del partito democratico, i realisti sperano di conquistare la maggioranza sufficiente per mettere Yingluck subito sotto accusa e farla così decadere. Il tutto dovrebbe avvenire nel giro di qualche settimana.
Con l’annullamento delle elezioni di febbraio poi si ripropone l’altro scontro sulla data nuova delle elezioni che il PDRC ha già detto di voler boicottare, come le precedenti, e che il partito democratico boicotterà di certo in nome della riforma prima, che dovrebbe porre fine ai Thaksin in Thailandia, e delle elezioni dopo.
Un membro della Commissione elettorale Supachai dice: “Secondo me la nuova data delle elezioni non dovrebbe essere fissata prima che tutti i partiti politici abbiano tenuto colloqui e abbiano raggiunto un accordo”. In teoria si dovrebbe continuare per mesi in questa situazione di limbo?
Probabilmente la parola limbo non è esatta. In attesa della nomina del Senato, la decisione della corte ha ridato vigore al PDRC che ha indetto per la settimana prossima la ripresa delle manifestazioni di blocco e continuare a tenere il governo sotto pressione. Suthep ha annunciato di voler riportare a Bangkok la gente delle manifestazioni di dicembre.
Suthep stesso prima della decisione della corte aveva detto: “Se la corte decide che le elezioni sono annullate non sognate neanche che ci sarà un’altra elezione. Se ne dichiarano un’altra allora ci occuperemo di ogni provincia e le elezioni non andranno a buon fine”
Nel contempo in varie parti del paese, vari esponenti delle magliette rosse sono sotto la minaccia armata anche nelle loro province, come se la guerra civile, che si vorrebbe evitare, sia già alle porte. Tanti militanti del PDRC girano armati ed hanno le foto dei militanti delle magliette rosse come risulta da alcuni arresti fatti dalla polizia. Se sia una risposta alle tante azioni armate contro i capi del PDRC, secondo varie fonti attribuibili a fazioni delle magliette rosse, o se sia un preavviso di qualcuno che si sta già preparando al peggio, è forse presto per dirlo.
Nel frattempo le magliette rosse nel complesso hanno rinnovato la propria dirigenza con esponenti più duri e muscolosi, come Jatuporn, ed hanno indetto grosse manifestazioni. La prima si è già tenuta nel posto di mare di Pattaya, dove sono affluiti in massa decine di migliaia di magliette rosse, ed un’altra è prevista per la prossima settimana.
Se queste manifestazioni si incontreranno, cosa finora evitata, la lista dei morti e dei feriti potrebbe allungarsi tantissimo.
Alla Reuters un esperto politico dice:
“Le agenzie indipendenti si comportano in maniera ovvia, cioè vogliono rimuovere Yingluck ed il suo intero governo per creare un vuoto di potere, affermare che le elezioni non si possono tenere e nominare un primo ministro di loro scelta” dice Kan Yuenyong riferendosi alla corte costituzionale e alle agenzie “indipendenti”. “Se vanno avanti con questo piano allora i sostenitori del governo risponderanno per le rime e l’altra metà dell’anno sarà molto peggio di quanto visto nella prima parte”.
La decisione eventuale di un nuovo premier, dovesse Yingluck essere sciaguratamente dimissionata, spetterebbe al nuovo senato che sarà eletto a fine marzo e che sarà probabilmente un “neutrale” che sia ben visto dai manifestanti del PDRC.
A questo punto quello che succederà in Thailandia non lo si può proprio prevedere poiché le magliette rosse hanno già detto più volte che, dovesse Yingluck cadere in qualunque modo, golpe armato o giudiziario, la lotta si sposterà nelle strade, e ci sono tutte le condizioni per questo.
Sul piano economico la crescita è stata rivista ancora al ribasso, al 2,7% contro il 4,8 previsto lo scorso ottobre. Mentre con l’abolizione del decreto di emergenza si sono risollevate le speranze di nuovi arrivi di turisti e di un miglioramento della crescita, la situazione resta preoccupante.
La JP Morgan di Singapore dice: “Non saremmo sorpresi di vedere ulteriore riduzioni alle cifre della crescita della Banca della Thailandia considerata la debolezza persistente nelle attività domestiche nel mezzo dell’incertezza politica.”
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