Nel dopo l’inflazione arrivò al 10% e la Banca Centrale Thailandese lottò per restaurare la fiducia nella moneta thailandese, il Baht.
In un lavoro molto studiato di Romain Ranciere della University of Southern California, la Thailandia fu usata come un esempio forte che il dinamismo e il pericolo, crescita rapida e crisi occasionali andavano a braccetto.
Alcuni dei mercati emergenti attuali sentono ancora il battito veloce, la Turchia per esempio, ha combinato una crescita a rotta di collo con inflazione a doppia cifra ed uno scivolamento preoccupante della sua moneta.
Ma la Thailandia non è una di quelle. Lo scorso anno l’investimento privato è cresciuto di solo 1.7%. I bond sovrani thailandesi sono meno vantaggiosi di quelli americani. L’inflazione è ancora una volta una preoccupazione, non perché sia troppo alta, ma perché è così cocciutamente bassa.
I prezzi al consumo sono cresciuti a marzo di appena 0.8%, secondo gli ultimi dati. L’inflazione è restata bassa sotto l’obiettivo del 1-4% fissato dalla Banca Centrale per 13 mesi di fila. L’inflazione di base che tiene fuori alimenti non processati ed energia, sono sotto 1% da quasi tre anni.
“E’ il Giappone” dice un osservatore storico dell’economia thailandese. “Ha la demografia giapponese da 25 anni fa, ed è sul percorso giapponese di inflazione zero, tassi di interesse molto bassi e grandi surplus di partite correnti”.
Per il 2022 la Thailandia sarà il primo paese in via di sviluppo a diventare vecchio, secondo la Banca Centrale e oltre il 14% della sua popolazione avrà più di 65 anni. La proporzione degli anziani cresce più rapidamente in Thailandia che in Cina.
Ma un futuro grigio non può scusare un presente sedentario. La demografia thailandese deve invece dare un senso di urgenza economica. Il paese deve investire in infrastrutture e macchinari per assicurare che la più piccola forza lavoro del futuro sia ben adeguata a provvedere per una platea maggiore di pensionati.
Per sfortuna chi fa le politiche economiche in Thailandia presenta qualcuna delle passività macroeconomiche che hanno paralizzato un tempo il Giappone.
La Banca Centrale non ha tagliato i tassi di interesse da aprile 2015. Ad uno degli ultimi incontri della Banca Centrale qualcuno ha votato persino per un aumento per far sì che la gente non si abitui ai soldi facili.
Questo conservatorismo è profondo. La Banca Centrale fu fondata nel 1942 appena dopo la superinflazione della guerra che ebbe un peso profondo sui politici del tempo. Il suo primo governatore amava citare la Germania di Weimar come un esempio di quello che sarebbe potuto andare male se si fosse negata la stabilità dei prezzi.
Il governatore più longevo della Banca Centrale Puey Ungphakorn credeva che l’offerta di moneta non doveva di regola crescere più del 3% più veloce del PIL.
“Secondo lui, la stabilità economica era più desiderabile della crescita rapida” scrivono Peter Warr and Bhanupong Nidhiprabha in “Thailand’s Macroeconomic Miracle” nel 1996.
La Thailandia forse si preoccupa della risposta americana ad un ulteriore allentamento monetario che aiuterebbe ad invertire la recente forza della moneta thailandese.
Gli USA decideranno questo mese se definire “manipolatori di valuta” qualche partner commerciale. Secondo Capital Economics, la Thailandia è il solo paese in Asia che ha tutti e tre i criteri (un surplus commerciale di 20 miliardi di dollari, un grande surplus di partite correnti complessivo e una buona accumulazione di riserve). Mala Thailandia è troppo piccola forse per attrasse molto interesse e quindi le ire di Washington.
In assenza di allentamento monetario la Thailandia deve affidarsi ad una politica fiscale più espansiva.
Sfortunatamente l’investimento pubblico che è sceso del 1.2% lo scorso anno, è stato afflitto da passi indietro e ritardi. Solo a dicembre si è cominciato a lavorare su un progetto di alta velocità ferroviaria che lega Thailandia, Laos e Cina.
La Thailandia si sposta un po’ più vicino al Giappone nella sua crescente antipatia verso l’immigrazione. Il governo lo scorso anno ha imposto forti penalità agli immigrati clandestini, molti dei quali dal Vietnam e Myanmar, visti come persone che rubano il lavoro, che non ringiovaniscono una forza lavoro che invecchia.
La Thailandia ama importare persone che spendono. Entrate da turisti stranieri sono cresciute del 11.7% nel 2017, migliorando la crescita contro una debole domanda interna. Il paese è famoso per le spiagge belle, la bella vita notturna ed una cultura accattivante. Ora l’autorità del turismo vuole che i visitatori scoprano le sue “nuove sfumature”. In economia le nuove sfaccettature thailandesi sono alquanto scialbe.