Ora che i sospettati di aver torturato una ragazzina Karen di dodici anni sono scappati dopo aver pagato la cauzione, quali possibilità ha la sopravvissuta alla tortura di ricevere giustizia da questo sistema giudiziario malsano?
La giustizia è cieca, certo per i crimini dei ricchi.
I ricchi e potenti hanno sempre avuto una possibilità migliore di evadere la pena rispetto ai più poveri e meno influenti, anche se su internet è sempre più difficile nascondere questo privilegio.
In Thailandia l’aumentata indagine e esposizione in tempo reale dei modi in cui i ricchi e gli influenti usano il loro potere e denaro per aggirare la giustizia non si è tradotto in un numero maggiori di casi contro i criminali ricchi ed influenti. Dopo casi continui di sfruttamento chiaro del potere e dell’influenza dei ricchi, il pubblico Thailandese si è quasi desensibilizzato per l’impunità dei potenti e si attende degli standard di giustizia differenti per il ricco ed il povero.
Perché non dovremmo esserlo? Abbiamo un ministro il cui padre è stato condannato di assassinio e corruzione ed in fuga per anni per scappare alla condanna a venti anni, finché il bisogno di ricevere cure mediche non lo hanno costretto ad uscire dal nascondiglio all’inizi del mese. Poi dopo essersi consegnato volontariamente ed aver passato dieci minuti in prigione, è stato portato in ospedale nella sua cittadina come una persona importante.
Gli investigatori pare stiano indagando su chi abbia aiutato il madre del ministro, un noto “Joa poh”, un capo della mafia, nella sua fuga durata sei anni. Tra i sospettati ci sono i parenti e membri del governo. Non essendo riuscito a localizzare il fuggiasca per sei anni, la polizia ha chiesto un supplemento di indagini. Sarebbe una sorpresa se qualcuno fosse arrestato.
Abbiamo anche un membro del parlamento accusato di omicidio che si nasconde dietro l’immunità parlamentare, come pure una celebrità ripreso da una cam mentre sparava un’altra persona alla testa, ma restano liberi dopo settimane dal crimine. Ma i Thailandesi sanno che anche le riprese su telecamere private possono essere cambiate con una semplice perdita di visione e di memoria tra una massa di testimoni. Mi riferisco ad un altro ministro, e vice primo ministro, il cui figlio fu coinvolto anni fa nell’omicidio a bruciapelo di un poliziotto, in un pub di fronte a centinaia di testimoni, di telecamere, ma alla fine lasciato andare per mancanza di prove. Il figlio poi divenne ufficiale di polizia poiché era un bravo pistolero secondo suo padre.
C’è il club dei privilegiati figli ricchi a Bangkok le cui armi non sono armi ma auto di lusso, ma allo stesso modo non vanno mai in galera. Le loro vittime includono una ragazza emigrante laotiana tagliata in due da una Porsche ad alta velocità; ed un poliziotto della strada ucciso sulla sua motocicletta da una Ferrari che lo ha centrato in pieno. I casi seguivano tutti la stessa modalità: gente ordinaria uccisa, negoziati per sapere quando si sarebbe presentato alla cortese polizia, la cauzione in tasca, qualche somma compensatoria, nessuno mai in carcere.
Una dei pochi casi, in cui un accusato di una famiglia potente ed influente sotto processo, coinvolgeva una ragazzina di diciassette anni che per la sua guida senza patente e spregiudicata investì un auto piena di persone lasciando nove morti per terra. Fu condannata ad una pena sospesa di due anni e qualche mese di servizio in una comunità.
Noi Thailandesi quindi conosciamo bene cosa che mentre il governo della legge è rapido e duro con i poveri e i senza potere, è fortemente accomodante verso il ricco ed il potente. In quelle poche occasioni quando i ricchi sono presi nel far qualcosa di di cattivo, persino orribile, sono accordati loro privilegi che i poveri possono solo sognare…
Il corso della giustizia per il ricco ed il povero seguono di solito percorsi differenti, ed il peso della giustizia si misura su differenti scale. Per accomodare il ricco e il potente si può dare un colpetto alla scala della giustizia da un lato per capovolgere il tutto. Talvolta il peso da un lato è così pesante che la scala non ce la fa e si rompe del tutto.
Un esempio. Cinque poliziotti furono trovati colpevoli nell’agosto 2012 di omicidio di un ragazzo in un omicidio extragiudiziale. Tre dei poliziotti furono condannati a morte ma a tutti fu accordata la cauzione nonostante questo gruppo di poliziotti avessero una lunga storia di minacce ai testimoni del caso. I testimoni dissero che avevano paura di essere uccisi prima che i colpevoli fossero consegnati alla giustizia. Non si è saputo nulla più del caso. Sembrerebbe che la dea bendata della giustizia sia stata malmenata e lasciata a terra in coma.
Quando si giunge ai più poveri dei poveri e dei più diseredati come gli immigrati clandestini in Thailandia, l’immunità per il ricco e il potente è più o meno garantita. La possibilità che sia fatta giustizia è inversamente proporzionale con la distanza tra il potere e l’influenza dell’accusato e della vittima.
Nel caso della ragazzina Karen torturata, i presunti colpevoli forse non sono conosciuti come parenti di un ministro citato sopra ma la vittima è al fondo della nostra società. La differenza è immensa. I dati della giustizia resi ai poveri in questo paese sono bassi e totalmente assenti per i casi simili a quelli della ragazzina karen.
Si legge dal rapporto sul traffico delle persone redatto dal Dipartimento di Stato USA per la Thailandia:
“Il governo applicò dei regolamenti che permettono alle vittime estere di vivere e lavorare temporaneamente in Thailandia … il numero delle indagini e delle condanne perseguite per traffico di sesso e di lavoro sono spropositatamente bassi se paragonati alla scopo importante e alla grandezza del traffico in Thailandia. Gli sforzi di applicazione efficace della legge contro il traffico erano impediti dalla mancanza delle autorità ad identificare e proteggere le vittime in modo adeguato. …”
Applicazione debole della legge oltre a un processo lento sono state identificate come parte del problema…
“Alcuni accusati sospetti hanno lasciato il paese o intimidito le vittime dopo che i giudici hanno dato loro la cauzione, contribuendo ulteriormente al tasso già tasso di condanne. C’è anche una tendenza generale a non punire chi li impiega. Il governo sceglie spesso di facilitare la risoluzione informale della disputa piuttosto che perseguire la condanna penale del datore di lavoro in casi di sfruttamento degli emigranti.”
Inoltre:
“Resta un problema significativo in Thailandia il diretto coinvolgimento e il favoreggiamento delle agenzie di applicazione della legge nel traffico umano. Le autorità denunciavano di indagare su tre casi di complicità tra i poliziotti del posto ma non ci sono state accuse o condanne di ufficiali complici durante l’anno.”
La schiavitù fu abolita nel paese un secolo fa ma non si può credere che siano storia quegli orribili casi di trattamenti di alcuni poveri immigrati. Proprio mentre attendiamo di sapere dell’arresto ella coppia che torturò la povera ragazzina Karen di dodici anni, un altro caso di violenze orribili di un’altra ragazzina birmana è comparso sulle cronache. Il giornale di lingua Thailandese ThaiRath il 25 febbraio riportava di una ragazza Karen di 17 anni, lavoratrice domestica, abusata sin da quando aveva 14 anni da una famiglia di un poliziotto d’alto grado a Bangkok.
Quando fu salvata nell’agosto 2011 la ragazza era cieca e mancavano parte della sue labbra. Aveva il corpo coperto di ferite: il cranio fratturato, le orecchie sanguinanti, le braccia e i denti rotti, il volto danneggiato, uno degli occhi tumefatto, oltre ad altri segni di percosse. I suoi cicli non erano più normali.
La vittima disse che era costretta a lavorare dalle cinque del mattino fino a mezzanotte senza interruzioni. Talvolta non mangiava e quando ce n’era, glielo versavano sui giornali. Dormiva vicino la lavatrice ed aveva un solo cambio di vestiti.
Dopo la sua liberazione, aiutata dalla figlia della matrona della casa che non riusciva più a sopportare la sua vista, con il consiglio degli avvocati e la Commissione nazionale dei diritti umani furono intentate la causa civile e penale. Una denuncia fu lanciata presso la polizia contro il traffico umano ma non si sono visti sviluppi sul caso.
Una denuncia fu fatta presso la corte del lavoro con la richiesta di danni per la vittima. La corte approvò invece all’avvocato della difesa e ai lavoratori sociali di accordarsi fuori dell’aula con la torturatrice. Costei pagò una somma molto inferiore a quella richiesta per danni a condizione che non si facesse la causa penale e civile.
Preoccupati che la ragazza rischia di non vedere mai la giustizia, i suoi avvocati e la Commissione Nazionale sui Diritti Umani hanno ricercato l’attenzione dei media e hanno raccontato la storia al Thai Rath.
Air, la ragazzina Karen torturata, riceverà la cura di gente esperta per le ferite, ma i dottori mettono in guardia dicendo che la cura sarà solo parziale. Il danno fisico sul suo corpicino è orrendo ma non lo sono meno i danni mentali e di sviluppo. Nessuna somma le potrà ridare gli anni persi e cancellare l’orrore che ha vissuto. Ma almeno la Thailandia deve a questa ragazza e all’altra ragazza Karen che il processo sia fatto portando gli accusati davanti alla corte.
La polizia di Kamphaengphet, già una volta, ha deluso la ragazzina quando la riportarono alla casa di chi l’aveva malmenata quando aveva solo nove anni. Hanno mancato di nuovo nei suoi confronti quando la trattarono solo come un pezzo di una prova e lasciando che gli accusati scappassero dalle loro mani.
La polizia sembra sapere dove si possa nascondere la coppia, uno dei casinò di Poi Pet in Cambogia, come pure sanno chi l’ha aiutati nella loro fuga, un ufficiale dell’esercito, padre del sospettato. La polizia ai giornali diceva che si sarebbero avute buone notizie nel giro di qualche giorno. Ma nessuna buona notizia è apparsa.
Ci potrà essere speranza di giustizia per le ragazze Karen? Fino a che punto ci si può fidare della polizia thailandese e della magistratura per assicurare la giustizia in questi due casi che coinvolgono due ragazzine Karen?
Il Karen Network for Culture and Environment ha inviato una lettera al primo ministro Yingluck Shinawatra per far sì che il caso non sia dimenticato allo stesso modo di tanti altri casi prima. Naiung Htun, rappresentante del lavoro birmano, ha detto di aver espresso preoccupazione alla magistratura thailandese che ha permesso la cauzione alla coppia, ma è stato assicurato che non sfuggiranno alla giustizia.
“Ho chiesto alla polizia sul rilascio della coppia su cauzione, ma loro dissero di aver preso già abbastanza prove, ed ora dipendeva dalla magistratura continuare il loro lavoro. Mi assicurarono che tutto sarebbe stato fatto secondo la legge. Ho paura che questo caso scomparirà in un futuro vicino per le esperienze che abbiamo fatto finora… Ogni volta che ci sono violenze i thailandesi tendono a stare calmi e poi dimenticano tutto dopo un poco. Nominavamo avvocati nelle dispute del lavoro o nei casi di violenza, ma alla fine noi Birmani abbiamo sempre perso davanti alla corte.”
(The Irrawaddy, 20 February 2013)
Credo che la polizia può essere efficace se sceglie di esserlo. Prendere dei fuggiaschi che presumibilmente non sono dei professionisti non può essere al di fuori della loro portata. C’è tutto per riportarli indietro. Il problema è sapere se c’è la volontà di vedere che sia fatta giustizia.
E’ anche a portata di una corte vedere il giusto processo. La domanda è se i giudici riusciranno a sollevarsi al di sopra della loro indifferenza e raggiungere la loro più profonda compassione e senso di giustizia per vedere che le vittime esseri umani come gli altri bambini.
La Thailandia denuncia la vergogna quando si va sulle cose triviali come video stupidi o quqlcuno che dice qualcosa che sporca l’immagine del paese. Quello che il paese, cioè governo, autorità, hanno bisogno di capire è che la vergogna reale è piuttosto in questo genere di negazioni della compassione, dell’uguaglianza e della giustizia.
Permettendo l’impunità di questo trattamento inumano e di questi crimini atroci la Thailandia dice al mondo che se ne importa poco di quello che sia giusto. E quello che è davvero vergognoso. E’ una disgrazia per tutti noi. Come Thailandese sono profondamente vergognata che gente straniera povera, specie se bambini, sia così orribilmente trattata e che il mio paese lo lasci accadere sempre, sempre sempre.
Si può giudicare il grado di civiltà di un paese non dal numero di strutture moderne, di centri commerciali scintillanti o dal numero di auto grandiose, ma dal modo in cui si tratta il debole e il diseredato. Secondo questa misura la Thailandia ahimè è ancora incivile.
Il sistema giudiziario thailandese ha bisogno di cambiare per trattare tutti in modo uguale e giusto prima che il paese si possa definire civile. E perché accada deve essere dato il segnale dalla testa.
Mentre la polizia forse è uno stato a parte e i cambiamenti immediati sono difficili, il cambiamento è un processo continuo che spesso inizia dal piccolo. Se il governo se ne preoccupa della giustizia, il suo primo ministro dovrebbe almeno uscire allo scoperto ed esprimere lo sdegno di quello che è accaduto alla rgazzina di dodici anni, se non assicurare la vittima, la famiglia e tutta la gente che giustizia sarà fatta.
Da madre sono sicura che anche Yingluck è profondamente dispiaciuta per lei, ma non basta. Come primo ministro può fare di più per aiutare, per vedere che sia fatta giustizia per queste povere ragazzine. Non è troppo tardi.
Kaewmala, SiamVoices