La domanda ora è come potrà la Thailandia sostenere la crescita e nel frattempo mitigare le ineguaglianze sociali.
La Thailandia è diventata una società più ricca ma anche più ineguale negli scorsi decenni, al punto tale che l’ineguaglianza è diventata un problema scottante, ma la convulsione politica ha cambiato questo problema.
Finora la strategia nazionale economica orientata all’esportazione era stata difesa perché diffondeva crescita. Ma mentre la crescita del paese si è inceppata, quelle ragioni hanno perso la loro forza di attrazione e sempre più persone temono che la Thailandia si trovi di fronte al pericolo della trappola del reddito medio, ed il problema della crescita e delle ineguaglianze sociali sono state accoppiate assieme.
La domanda ora è come possa la Thailandia sostenere la crescita e nel frattempo mitigare le ineguaglianze sociali?
E’ divenuta ormai una nazione da medio reddito con un PIL che nel volgere di una generazione dal 1980 al 2005 si è triplicato. Nel 2009 il PIL procapite ai prezzi attuali era attorno ai 4000 dollari. La proporzione della popolazione ancora povera è sceso al 7%. Ma le ineguaglianze sociali di entrata sono cresciute marcatamente peggio negli anni del boom economico tra il 1980 e gli anni 90 e resta ancora alto. Il coefficiente di Gini negli anni recenti si è aggirato tra 0.5 e 0.52, uno dei più alti al mondo all’infuori dell’Africa e America Latina. Di contro paesi quali Malesia, Indonesia e Filippine hanno mostrato la tendenza verso una maggiore eguaglianza.
Nuovi dati sulla distribuzione della ricchezza in Thailandia mostrano un’ancora più ampia disparità con il coefficiente di Gini che si aggira attorno a 0,7. La principale ragione dietro queste ineguaglianze sociali sta l’enorme differenza di entrata tra le poche persone con un buon lavoro nell’economia moderna e la vasta maggioranza ancora legata a settori a bassa produttività dell’agricoltura e dei settori informali. La manifattura contribuisce all’85% delle esportazioni totali, ma impiega solo il 10% della forza lavoro, mentre impiegati con la paga buona sono il 15%.
Di converso l’agricoltura contribuisce al 10% del PIL ma ancora impiega i due quinti della popolazione . Un altro quarto è legato a settori informali crescenti, come commercio, piccoli affari, servizi personali e lavoro casuale. Quelli che hanno una posizione di lavoro poco sicura comprendono i due terzi della popolazione thailandese oggi.
Gli economisti hanno provato a spiegare questa elevata diseguaglianza in due modi. Primo puntano alla strategia di sviluppo nazionale. I governi thailandesi si sono affidati fortemente sulle esportazioni, prima agricole e poi manifatturiere per sostenere la crescita. Hanno attratto compagnie multinazionali che hanno importato metodi ad alta intensità di capitale che richiedono relativamente poco lavoro, mantenendo le paghe basse per poter competere cotro le altre nazioni che perseguono la stessa strategia. C’è stato pochissimo lavoro per migliorare la strategia della produttività o la competenza tecnica. Seconda cosa, gli analisti puntano al basso livello e cattiva distribuzione dei beni pubblici, come le infrastrutture pubbliche, la formazione e i servizi sociali. L’istruzione è un chiaro esempio . Fino ad ora era difficile èer la maggioranza dei bambini andare oltre il livello primario, mentre la minoranza nell’educazione terziaria godeva di alti sussidi. A livello dei beni pubblici, si è investito molto più in Bangkok che nelle restanti aree rurali del paese. La ragione fondamentale per il basso livello dei beni pubblici è il basso livello delle tasse. In Thailandia il rapporto tra tasse e PIL è del 17 %. In altre nazioni di medio livello di entrate con simili livelli di sviluppo, il rapporto sale al 25% in Venezuela e 32 in Turchia. La tassazione non è soltanto bassa, ma si aggiunge marginalmente all’ineguaglianza pesando di più sui poveri che sui ricchi. Una conseguenza della spesa limitata del governo è il basso livello di istruzione tra la forza lavoro. Nel 2009 il 57% della forza lavoro impiegata aveva la sola istruzione elementare o anche meno, mentre quelli con istruzione secondaria era al 28% ed 8% a quella terziaria.
Questo basso livello di istruzione rende difficile al paese salire la china verso sistemi di produzione a più alta tecnologia, mentre gli ultimi arrivati nell’industrializzazione stanno raggiungendo la Thailandia ed altri più avanzati la stanno lasciando dietro. I governi hanno detto come una routine di voler affrontare l’ineguaglianza, ma devono ancora fare qualcosa di sostanziale. Negli ultimi anni, comunque c’è stato un sostanziale cambio di tono con l’entrata nell’agenda politica del problema dell’ineguaglianza che è legata anche alla necessità di abbandonare il ruolo di paese da entrata media.
Due tendenze hanno causato ciò. Per prima cosa, si è stati d’accordo nel legare il recente conflitto politico all’ineguaglianza. Seconda cosa il tasso di crescita del paese è sceso dopo la crisi finanziaria del 1997, in un momento quando le altre economie dell’Asia facevano meglio. Inoltre l’incertezza delle economie occidentali hanno portato alla generale comprensione che una crescita legata solo all’esportazione non funzionerà più. Il nuovo mantra è espandere la domanda interna, per sfuggire alla trappola del paese da reddito medio e ridurre la diseguaglianza economica.
La Thailandia ha bisogno di aumentare la spesa del governo per l’educazione, la ricerca e lo sviluppo, le infrastrutture ed altri servizi pubblici.
Come farà la Thailandia a finanziare questo? Il basso livello di tassazione riflette la continua riluttanza dei successivi governi ad alzare le tasse. Anche oggi gli uomini di affari del paese si lamentano l’alto livello delle tasse per le imprese rispetto ai paesi vicini, e la classe media che vive sul salario si lamenta di sopportare il peso delle politiche populiste. Un primo passo sarebbe aumentare l’efficienza della tassazione attuale. Il sistema di tassazione personale del reddito ha molte esenzioni che sono usate per ridurre l’obbligo. Un grande numero di uomini di affari sfuggono ad ogni tassazione con semplici stratagemmi. Uno studio della Banca Mondiale e della Banca della Thailandia mostrava che una riscossione migliore potrebbe da sola portare ad una entrata fiscale pari al 5% del PIL; un altro studio mostrava che una semplice riforma poteva incrementare le sue entrate. Attualmente la tassa sulla proprietà conta solo il 0,2% del PIL. Il governo di Abhisit propose una tassa sulla proprietà fondiaria e sulle costruzioni che avrebbe innalzato dell’1,25% del PIL, proposta poi cancellata poco prima delle elezioni a luglio.
Innalzando l’IVA dal valore attuale del 7% al 10% farebbe crescere le entrate de 1,25% del PIL. Altre possibilità includono una tassa sulla ricchezza netta, sul capital gain e sull’ambiente. I problemi dell’ineguaglianza e di aumentare la domanda domestica sono ora nell’agenda politica e ci sono chiari esempi di riforme di successo che operano nelle nazioni vicine. La domanda è se esista una volontà politica di affrontare il problema.
Pasuk Phongpaichit