Al 41° summit dell’ASEAN a Phnom Penh a novembre 2022, i capi di stato del blocco accettarono in linea di principio di ammettere Timor Est nell’ASEAN come proprio undicesimo membro.
Mentre ammettere Timor Est nell’ASEAN ha richiesto molto tempo, vista che la prima richiesta di ammissione al gruppo risale al 2011, essa deve soddisfare ad alcuni criteri prima che sia garantita la sua entrata definitiva. L’ammissione di Timor Est all’ASEAN ha importanti conseguenze per l’ASEAN e il ruolo del paese nella diplomazia regionale.
Vale la pena di ricordare il contesto dell’accettazione di Timor Est nell’ASEAN. Ci sono tre ragioni.
La prima è che questa decisione giunge in un momento sempre più incerto per la regione nel mezzo delle preoccupazioni su come il blocco risponderà alla crisi internazionale, come la rivalità Cina USA e la guerra civile nel Myanmar dopo il golpe del 2021.
La seconda è che Timor Est si unirà ad una minoranza di democrazie nell’ASEAN insieme ad Indonesia, Malesia e Filippine e introduce un contrappeso alla maggioranza autoritaria del gruppo.
Terza cosa l’ingresso di Timor Est nell’ASEAN giunge in un momento di divisioni interne al blocco e di deriva organizzativa. Ci sono molti critici dell’ASEAN ed alcune importanti figure sono preoccupate che l’aggiunta di un nuovo membro minerà la centralità dell’ASEAN indebolendo la sua abilità a formare un consenso sulle grandi questioni.
L’ingresso di Timor Est giunge anche in varie criticità con cui si confronta il blocco che si dibatte per affermare la propria centralità e la propria opera sullo sfondo di pressioni bipolari da parte della competizione tra le due superpotenze.
In risposta al documento dell’ex presidente Trump su un Indo-pacifico libero ed aperto e alle strategie delle altre potenze regionali, che minacciano di mettere da parte il gruppo multilaterale, produsse l’AOIP, Visione dell’ASEAN sull’Indo-Pacifico che sottolinea una visione regionale inclusiva con cui dice che la nascita di potenze materiali richiede la costruzione della fiducia e di evitare la logica di somma zero.
L’arrivo di Timor Est rafforzerebbe la promozione dell’ASEAN di una architettura regionale inclusiva aiutandola a restare l’istituzione preminente interregionale con cui le potenze esterne lavorano. ASEAN usa il proprio potere attraverso i forum come i summit dell’Asia Orientale ospitate dall’ASEAN e gli Incontri PLUS dei ministri della difesa. Questi forum raccolgono le potenze esterne come Australia, Cina, India, Giappone, Corea, Russia e USA.
Eppure l’ASEAN, che onora la propria dottrina di non interferenza negli affari interni dei paesi membri, non riesce a trovare una soluzione diplomatica alla crisi crescente del Myanmar. Al summit di Phnom Penh a cui la giunta del Myanmar non era presente, i capi di stato riconobbero la mancanza di progresso sulla questione e chiesero un nuovo piano con indicatori misurabili e un quadro temporale specifico. Diedero anche il compito ai ministri degli esteri del blocco affinché producessero questo piano.
Il presidente di Timor Est Jose Ramos Horta è un sostenitore della lotta del popolo birmano contro la giunta ed è un sostenitore della deposta leader del governo Aung San Suu Kyi.
Prima della propria elezione ad Aprile Ramos Horta aveva criticato la decisione del governo di Dili come ‘voto vergognoso’ di astenersi nel voto all’Assemblea Generale dell’ONU di condanna contro i militari birmani. In considerazione dell’interesse di Ramos Horta nel Myanmar Dili potrebbe sostenere ulteriori sforzi diplomatici sotto la presidenza di turno indonesiana nel 2023.
L’inclusione di Timor Est rafforza anche il mandato della Carta dell’ASEAN di “aderire ai principi di democrazia, il governo della legge e del buon governo, del rispetto e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. Questa promessa è in conflitto con l’attuale ASEAN che assomiglia più ad un club di uomini forti che ad un blocco di democrazie.
Il Sud Est Asiatico ha mostrato una svolta autoritaria con varie democrazie che mostravano tendenze e caratteristiche di regimi ibridi. Il politologo Tom Pepinsky sostiene che “la storia reale dello stato della democrazia nella regione è … la forza di autoritarismo durevole nelle non democrazie”. Lo studioso indica il successo del Neopatrimonialismo in Cambogia e Malesia, dove i capi politici, patroni, hanno premiato i propri sostenitori, clienti, con coccole del tipo di accordi di affari o protezione politica.
In questa tendenza autoritaria nel governo regionale, Timor Est rappresenta la nota positiva per la democrazia della regione con lezioni importanti da dare agli altri membri. Il suo successo potrebbe dimostrare agli autocrati regionale la fattibilità di un percorso regionale democratico.
Sembra che sia stata definitivamente aperta la strada all’ingresso di Dili dopo che Singapore aveva abbandonato la propria resistenza che si basava sugli standard di sviluppo bassi di Timor Est.
Gli scettici continuano ad insistere che l’adesione di Timor Est esaspererà le divisioni interne dell’ASEAN rendendo più difficile trovare il consenso esponendo così il blocco alle interferenze interne delle grandi potenze.
Il politologo thai Thitinan Pongsudhirak ha sostenuto che permettere a Timor Est di unirsi all’ASEAN “renderà il blocco più vulnerabile ad essere fatta fuori e cooptata dalle grandi potenze”.
Questo argomento non ha modo di esistere. ASEAN già si dibatte nel trattare con la rivalità delle grandi potenze. L’entrata di un altro membro non indebolirà il blocco ma lo rafforzerà. Aggiungendo Timor Est ASEAN può dimostrare di tenere fede ad un ordine regionale aperto ed inclusivo.
Un’organizzazione regionale che includa tutti e gli undici stati del Sud Est Asiatico sarà un più forte contrappeso alle crescenti pressioni bipolari e più capace di resistere agli sforzi delle grandi potenze di dividere la regione oppure di portare paesi singoli dalla propria parte
Hunter Marston, EAF