In un decennio Timor Est è passata da essere la pietruzza nella scarpa indonesiana a buon vicino tanto da avere l’aiuto di Jokowi per entrare nell’ASEAN
A febbraio il primo ministro di Timor Est incontrò la sua controparte indonesiana Joko Widodo in uno dei palazzi presidenziali a Bogor. Da uno di questi palazzi i presidenti indonesiani esercitavano il controllo sulla ex provincia di Timor Est che alla fine si separò e nel 2002 divenne indipendente dopo 24 anni di occupazione indonesiana.
Timor Est fu un tempo descritta come la pietruzza nella scarpa dell’Indonesia, ma ora nonostante quel passato brutto i due presidenti, si trovano su un terreno equo da buoni vicini.
Mentre i due presidenti sono visibilmente soddisfatti dell’incontro con le strette di mano e i sorrisi per la stampa, il fatto che un presidente in carica si è incontrato con un ex-capo della resistenza di Timor Est che si fa ancora chiamare con il suo nome di guerra, Taur Matan Ruak o due Occhi taglienti, la dice lunga sui passi fatti dalle relazioni bilaterali nei due decenni passati.
I due paesi hanno firmato vari accordi per espandere la cooperazione economica e migliorare la cooperazione tecnica nell’industria e nell’istruzione superiore. Hanno anche riaffermato la collaborazione esistente nel sistema bancario, nell’energia e nelle telecomunicazioni.
Jokowi ha anche annunciato che l’Indonesia stava stendendo una roadmap completa per l’ammissione di Timor Est come undicesimo paese membro dell’ASEAN.
E’ da un decennio che Timor Est, che ha ricevuto l’approvazione di principio, cerca di entrare da paese membro nell’ASEAN, decisione che richiede l’approvazione di ogni singolo stato.
Lo scorso anno il presidente José Ramos Horta si lamentò del fatto che l’entrata nell’ASEAN sembrava essere l’entrata nel paradiso.
Mentre molti stati ASEAN continuano ad avere dubbi sull’entrata di Timor Est, l’Indonesia è stata una sostenitrice costante dell’entrata di Dili nella compagine regionale.
Visto che questo anno l’Indonesia ha la presidenza di turno del gruppo, Timor Est ha senza dubbio grandi speranze. Dili vede nella presidenza di Jokowi una opportunità dorata aspettandosi che l’Indonesia usi del tutto la propria posizione da presidente di turno per accelerare l’ammissione di Timor Est. Nel 2011 fu l’ultima volta che l’Indonesia tenne la presidenza di turno e allora Dili fece domanda per entrare nel blocco regionale.
Ma perché l’Indonesia, che un tempo pareva bloccata in un amaro conflitto senza via di uscita con Timor Est, ora fa della scommessa di Dili con l’ASEAN una propria priorità?
Per comprendere ciò bisogna prima capire come ha fatto Timor Est a diventare da pietruzza nella scarpa a buon vicino in meno di un decennio.
Riconciliazione e riavvicinamento
Il rapido riavvicinamento tra Giacarta e Dili lo si può far risalire alla democratizzazione indonesiana degli anni 90. Mentre l’attenzione internazionale iniziava a ritornare sulla brutale occupazione indonesiana di Timor Est dopo il massacro di Santa Cruz, fu la caduta del governo civile militare indonesiano di Suharto nel 1998 ad aprire la strada all’indipendenza timorese.
Di fronte alle pressioni interne sulla riforma e alle pressioni esterne della Crisi finanziaria asiatica del 1997, il controllo di Giacarta sulla provincia orientale di Timor si faceva sempre più difficile.
Il primo governo civile indonesiano del dopo Suharto sotto la presidenza Habibie vide nel referendum sulla separazione della provincia orientale di Timor dall’Indonesia un modo per portare a termine la questione. Mentre il ritiro dell’Indonesia dalla sua ex provincia fu segnato dalla violenza, Dili e Giacarta si mossero in fretta per mettere la storia alle proprie spalle.
Il processo di riconciliazione fu istituzionalizzato con la Commissione di Verità e Amicizia che fu finalizzata nel 2008 che non cercò la vendetta o anche di ottenere giustizia per le centinaia di migliaia di vittime dell’occupazione, ma fu un meccanismo pragmatico di amnistie che permise ad entrambi i paesi di andare avanti di andare avanti azzerando tutto.
In altre parole, i timoresi vollero scambiare la giustizia per la pace e la prosperità della nuova nazione.
Dalla prospettiva di Giacarta c’era il bisogno di andare oltre l’eredità di aver perso Timor Est, un cataclisma se si considera la visione dogmatica dell’Indonesia della propria integrità territoriale. Importante è che l’abbandono di Timor Est sarebbe stato un passo necessario per solidificare questa nuova identità democratica e per assicurarsi l’assistenza finanziaria necessaria per sistemare il cattivo stato fiscale del paese.
Di certo ogni aggravio in corso contro il nuovo paese indipendente sarebbe servito ad isolare Giacarta ed ad evocare i ricordi ossessivi della Konfrontasi.
La volontà di Dili di andare oltre l’occupazione indonesiana di 24 anni è forse la parte più sorprendente della sua relazione con Giacarta oggi. Non è facile capire se questo perdono sia di facciata o genuino tra l’elite politica di Timor Est, ma la decisione di andare avanti era radicata in una valutazione realistica della sfida enorme di costruzione della nazione che si aveva davanti dopo aver ottenuto l’indipendenza.
Le relazioni cordiali con l’Indonesia, le cui frontiere ricordano ancora le memorie dell’invasione, furono viste come necessarie per la sicurezza e la sopravvivenza economica di Timor Est.
Dal 2002, le relazioni bilaterali continuano a crescere. Nonostante una disputa sulla frontiera di terra, i capi indonesiani hanno sempre considerato Timor Est un buon vicino mentre Jokowi ha definito i due paesi fratelli stretti.
L’Indonesia resta uno dei più importanti partner commerciali ed i due paesi hanno continuamente espanso i legami militari nella forma di addestramento di ufficiali timoresi in Indonesia.
Ma in una relazione in cui Dili ha bisogno di Giacarta più di quanto Giacarta ha bisogno di Dili, perché l’Indonesia si sforza di ammettere Timor Est nell’ASEAN?
Una situazione che va bene per Giacarta e Dili
Per l’Indonesia e Jokowi stesso l’ammissione di Timor Est nell’ASEAN è una prospettiva vantaggiosa di cui beneficerebbe la sicurezza indonesiana, la sua influenza nella regione e rafforzerebbe la sua influenza politica.
Per prima cosa il rapporto con Dili riguarda sempre l’assicurarsi la stabilità sulle sue frontiere. Giacarta dopo tutto temeva una Cuba del Sud Est Asiatico sulla porta di casa, cosa che spinse Suharto ad invadere la ex-colonia portoghese nel 1975.
Indonesia e Timor Est condividono una frontiera terrestre sull’isola di Timor e vi è una enclave timorese Oecusse dentro la metà indonesiana dell’isola. Sostenere lo sviluppo di Timor Est e mantenere relazioni cordiali dà benefici ad entrambi.
Una Timor Est sottosviluppata o peggio uno stato fallito creerebbe un ventre debole per la sicurezza complessiva indonesiana. Da parte sua Timr Est ha vissuto la propria parte di instabilità dopo il 2002. Una crisi politica nel 2006 ha visto l’intervento di truppe straniere per conto del governo timorese dopo che decine furono uccisi e il 15% della popolazione fu cacciata via dalle case dalla violenza politica.
Portare Timor Est nell’ASEAN significa accrescere l’economia sottosviluppata del paese che tuttora resta dipendente dalle esportazioni di petrolio. Da uno dei paesi più giovani e meno sviluppati, Timor Est ha tutto da guadagnare da un maggior accesso al mercato dell’ASEAN e dalla visione di una comunità economica ASEAN.
Seconda cosa la sua ammissione nel blocco aiuterebbe a rafforzare l’influenza su Dili integrando ulteriormente il paese nel regionalismo del Sud Est Asiatico.
L’Indonesia è stata da tempo vista come la prima tra gli eguali nell’ASEAN il che dice che l’entrata di Timor Est darebbe a Giacarta un altro meccanismo attraverso cui influenzare Dili.
D’altro canto la sua integrazione nel regionalismo è un modo per Giacarta di assicurarsi che i poteri di altre potenze straniere siano più diluiti.
La prima grande paura è la spropositata influenza cinese sulla nazione isolana, una guidata da una lista infinita di progetti da elefanti bianchi. Anche Portogallo, ex paese colonizzatore, ed Australia che guidò la forza ONU di intervento dopo il caotico ritiro indonesiano, mantengono una loro forte influenza a Timor Est.
Parte del calcolo di Giacarta è di certo di tirare Dili ancora di più nella propria influenza sotto il meccanismo ASEAN a spese della Cina e dei legami storici con il mondo portoghese.
Infine mentre alcuni pensano al sostegno indonesiano per l’entrata di Dili nell’ASEAN come ad un modo per ripagare un debito di vita ai Timoresi, sono altrettanto importanti il guadagnare influenza politica e rafforzare un’eredità politica.
Mentre è improbabile che Timor Est veda la fine della trafila burocratica sotto la propria presidenza, Jokowi ne farà di certo una priorità e vedrà una maggiore integrazione del paese come osservatore nei meccanismo centrali dell’ASEAN.
Jokowi è senza dubbio un presidente nazionale che si è concentrato sullo sviluppo infrastrutturale e che si ritaglia la propria eredità spostando la capitale nel Borneo Indonesiano Orientale. A differenza del predecessore Susilo Bambang Yudhoyono, che fu un presidente di politica estera vera per la sua diplomazia da summit, l’impegno di Jokowi sul piano internazionale ha teso ad avere un’agenda nazionale chiara alle spalle.
Ma con l’avvicinarsi della fine del mandato della sua seconda presidenza, Jokowi potrebbe cercare di assicurarsi la propria eredità sul palco regionale da presidente ASEAN.
Accennando al difficile passato in un incontro con Jokowi, il presidente Ramos Horta disse che sarebbe stato davvero simbolico che Timor Est fosse stata ammessa nell’ASEAN sotto la presidenza indonesiana.
Mentre ciò rappresenterebbe un colpaccio di politica estera e nazionale per Jokowi, la politica dell’ASEAN basata sul consenso continuerà ad essere il fattore decisivo nella scommessa di Timor Est con l’ASEAN.
Patrick Dupont, TheDiplomat