La Malesia non ha mai condannato chi era sospettato di aver agevolato il traffico di persone e è stata posta dal Dipartimento di Stato americano al livello più basso dei privilegi commerciali nel rapporto di Traffico di Persone del 2021, TIP 2021, che esamina lo stato di 188 paesi del mondo.
Tra gli altri paesi esaminati la Thailandia ritorna al Livello di Lista di osservazione, che è un passo appena sopra al Livello 3, mentre Bangladesh e Indonesia restano al livello 2 e le Filippine restano al livello 1 insieme a Singapore.
“Il traffico di Persone è un crimine orrendo. E’ una crisi globale; è una fonte enorme di sofferenza umana e per sua natura spesso non si presenta alla vista” ha detto Antony Blinken, segretario di stato USA che ha rilasciato il primo TIP dell’amministrazione Biden, il quale ha posto la cifra globale delle persone trafficate come schiavi a 25 milioni di persone.
“E’ un delitto contro i diritti umani, un affronto alla dignità umana. La combattiamo tutti perché è la cosa giusta da fare… E’ nel nostro interesse fermare il traffico di schiavi che sappiamo essere destabilizzante per le società e le economie. Dobbiamo fare quanto possibile come paese ma anche come comunità globale per fermare lo schiavismo ovunque accada” ha detto Blinken.
La Malesia non ha fatto quanto dovuto per mettere sotto processo e condannare i rappresentanti dello stato che sono stati arrestati ma non condannati e che erano complici nei reati legati al traffico di schiavi.
La Malesia era sotto osservazione da tempo. Si ricorderà la tratta di Rohingya intercorsa tra Thailandia e Malesia con famigerati campi di concentramento nella giungla thailandese che raccoglievano profughi Rohingya che approdavano sulle coste orientali della Thailandia.
Nel 2015 un’indagine thailandese arrestava e condannava un importante generale thailandese, Manas Kongpaen, ed altri ufficiali thai distruggendo almeno per qualche anno una rotta proficua del traffico umano.
Il generale Mana Kongpaen è morto in carcere alcuni giorni fa ed ha fatto da capro espiatorio. Il suo indagatore fu promosso di grado ma mandato a comandare una stazione di polizia a Patani, comando che rifiutò fuggendo in Australia dove ha avuto asilo politico.
La Malesia era stata già graziata gli anni scorsi perché il governo di Mahathir aveva redatto un piano che, applicato, avrebbe fatto sforzi significativi nel combattere lo schiavismo, se non fosse per la mancanza di risorse dedicate.
Poi questi sforzi si sono rivelati fallaci nonostante le aspettative di qualcuno e la Malesia si trova in compagnia di Myanmar, Cina, Corea del Nord, Russia ed altre 12 nazioni.
Oltre a questa penalizzazione la Malesia potrebbe incorrere in altre azioni di restrizioni americane su fondi non umanitari e non legati al commercio a cominciare dal prossimo ottobre, come “negare prestiti o altri usi di fondi di istituzioni ad un paese designato del livello 3 per la maggioranza degli scopi”
Un commento su questa retrocessione al livello 3 del TIP lo ha fatto Andy Hall su FMT da cui traduciamo:
“Considero la Malesia come il paese peggiore per il trattamento orrendo dei lavoratori della migrazione e della sua incapacità ad affrontare in modo genuino il lavoro forzato sistemico e il traffico di persone dentro le sue frontiere …”
Per Hall la corruzione e l’impunità sono endemiche senza quasi un governo della legge che fanno il paio con l’assenza di una politica di immigrazione di lunga durata capace di affrontare in modo concreto le questioni del lavoro forzato.
Lo stesso settore privato dovrebbe fare la propria parte per affrontare e risolvere la moderna schiavitù e il lavoro forzato nelle proprie operazione con la cooperazione di tutta la filiera di compratori, intermediari, investitori e comunità internazionali.
“Tutti questi agenti devono essere ritenuti complici nella attuale situazione di crisi della moderna schiavitù e lavoro forzato, sistemici nella Malesia … Allo stesso tempo il governo è un agente fondamentale che deve guidare la battaglia dentro le proprie frontiere.”
“L’incapacità continua e sistemica del governo malese di sviluppare e applicare una politica dei lavoratori della migrazione olistica che bilanci preoccupazioni nazionali, economiche e di sicurezza umana continua a rafforzare e contribuire ai rischi di lavoro forzato e moderna schiavitù” ha ribadito Andy Hall.
Corruzione ed impunità si sono radicati quando si parla di lavoro forzato e abusi contro i migranti a partire dal reclutamento alla registrazione e regolarizzazione e alla detenzione e deportazione.
Il governo malese deve presentare, secondo Andy Hall, una politica dei lavoratori migranti domestici trasparente attraverso cui il settore privato potrebbe combattere schiavitù e lavoro forzato.
Il rapporto TIP dice che la Malesia ha iniziato “57 indagini contro datori di lavoro della manifattura dei prodotti in gomma solo per verificare il rispetto delle leggi sulle abitazioni, senza però indagare sui possibili crimini di traffico umano”; ha anche denunciato una compagnia di produzione di guanti per le condizioni disumane dei dormitori dei migranti; ha fatto perquisizioni per le condizioni di vita e di lavoro. Però ha sempre mancato di indagare queste compagnie in relazione ai reati di traffico di persone e alle accuse probabili di coercizione al lavoro a causa del debito.
Le imprese secondo Benarnews sono Top Glove Sdn Bhd e Brightway Holdings.
Contro una sussidiaria della Top Glove, che in Malesia dà lavoro a 19mila persone, le dogane americane annunciarono nel 2020 al picco della pandemia da Covid-19 il blocco delle importazioni di materiale medicale:
“Le prove mostrano molti indicatori multipli dell’ILO di lavoro forzato come schiavitù da debito, eccesso di straordinari, sequestro dei documenti e cattive condizioni di vita e di lavoro”