A giugno il dipartimento di stato americano ha rilasciato il suo Rapporto sul Traffico di Persone, TIP, un compito monumentale di ogni anno per documentare in modo complessivo lo status quo globale per il traffico umano e la schiavitù moderna.
Nell’ambito del processo di valutazione, a ogni Paese è inserito in una graduatoria in base ai progressi e agli sforzi compiuti per combattere questo crimine violento. I Paesi che ricevono la posizione più bassa (livello 3) rischiano di incorrere in sanzioni imposte dal Congresso, embarghi sugli aiuti e una serie di altri incentivi unilaterali per promuovere le riforme.

Questo almeno sul piano teorico.In pratica però questi articoli più energici della legge TVPA, di protezione delle vittime del traffico, sono applicati raramente. Secondo la legislazione fondamentale del 2001, il presidente USA è autorizzato ad evitare le sanzioni offrendo una deroga ad ogni paese sul livello 3 che è strategico negli interessi del governo americano, entro i 90 giorni della produzione del Rapporto sul Traffico di Persone.
Tuttavia, dato che le forme emergenti di traffico di persone hanno un impatto diretto sugli americani e destabilizzano la regione, è urgente un ripensamento della strategia di deroga al TVPA.
Negli ultimi 3 anni è espolsa nel Sudest Asiatico una nuova industria criminale che mira a cittadini americani che ha reso schiavi almeno 300mila persone e che ha rastrellato oltre 60 miliardi di dollari all’anno di proventi, secondo un rapporto dell’Istituto della Pace USA.
Con annunci di lavoro fraudolenti postati sui social media sono reclutate le vittime provenienti da oltre 60 paesi che poi vengono mandati in paesi fragili e corrotti, dove all’arrivo sono rinchiusi in grandi complessi simili a colonie penali e costrette a condurre sofisticati schemi di frode con la minaccia di violenze estreme.
Queste truffe ad alta intensità di lavoro, conosciute come macellazione dei maiali, coinvolge di solito una costruzione della fiducia per alcuni mesi prima di essere diretti in modo sofisticato ad opportunità di investimento fraudolente.
Le forze del mercato e e gli sforzi di repressione cinese contro queste strutture che mirano a cittadini che parlano mandarino spingono sempre più l’industria verso vittime di frode americane. Gli odiosi e onnipresenti messaggi di “mancata connessione” che affliggono il panorama della messaggistica americana contemporanea sono esponenti di questa tendenza.
“Ciao John, è stato piacevole vederti alla festa di Mary la scorsa settimana”. Non si conosce chi ha inviato il messaggio, non ti chiami John e probabilmente non si è andati alla festa di Mary.
La cosa giusta da fare è di bloccare e denunciare questo messaggio, ma molti accettano indicando al sindacato criminale che c’è un possibile numero e aprendo la porte agli inganni. L’aspetto tragico di questa seccatura quotidiana e del rischio che si annida per i cittadini statunitensi è che la persona che invia il messaggio è probabilmente uno schiavo – nell’industria delle vacche da mungere protetta dallo Stato di un Paese del Livello 3.
Nel Myanmar, le strutture delle frodi fioriscono in aree dove la sovranità è contestata. Si trovano in territori occupati dalle milizie legate alla giunta e spesso di proprietà e gestiti da bande criminali cinesi. La loro esistenza è accettata dalla giunta e da suoi complici affamati di soldi che usano questa ricca industria criminale per finanziare una brutale guerra civile.
In Cambogia, i laboratori militarizzati di truffe sono sparsi in tutto il Regno, in appartamenti, hotel e casinò riadattati. Il Rapporto TIP afferma che “alti funzionari e consiglieri del governo cambogiano possiedono – direttamente o tramite aziende – proprietà e strutture utilizzate dagli operatori di truffe online per sfruttare le vittime del traffico di manodopera e traggono benefici finanziari diretti da questi crimini”.
Alle domande dei media locali su questa accusa contro il governo cambogiano, la risposta formale è di pretendere di non sapere.
Tuttavia, grazie all’ampia disponibilità di documenti pubblici relativi ai complessi e ad anni di prove accumulate sugli abusi in essi commessi, la finestra per una negazione plausibile è chiusa da tempo. Ampie indagini parallele confermano un elenco di proprietari che comprende magnati, senatori, ministri, consiglieri e persino membri della famiglia del Primo Ministro Hun Manet.
Mentre la Cambogia è il secondo paese al mondo per corruzione, quello che accade lì va ben oltre la mera corruzione e si profila come un fenomeno significativo storicamente di crimine organizzato di stato.
Stimando una cifra precauzionale di 12,5 miliardi annui di dollari, le entrate delle truffe in Cambogia superano tutte le altre industrie domestiche messe insieme. Rappresenta oltre il doppio del valore annuale combinato di aiuti cinesi ed occidentale.
Con oltre il 50% del PIL annuale del Paese, il continuo fiorire di questa industria maligna è probabilmente una preoccupazione esistenziale per il Partito Popolare Cambogiano al potere. Il regime si è comportato di conseguenza per anni: rinchiudendo, minacciando e denunciando gli attivisti, coprendo morti misteriose e chiudendo i media locali che riferivano sulla questione.
Per arginare questi abusi c’è un disperato bisogno di responsabilità, ma è estremamente improbabile che questa provenga da sistemi giudiziari cambogiani o del Myanmar profondamente compromessi. Sebbene questi Paesi siano gli epicentri globali di questa forma di traffico di esseri umani e di criminalità transnazionale, non si tratta solo di un fenomeno del Sud-Est asiatico.
Si tratta ormai di un’industria lucrativa e di comprovata violenza criminale e le notizie di racket simili stanno spuntando negli Emirati Arabi Uniti, in Ghana, in Zambia, in Messico e in alcune parti dell’Europa orientale.
Come ha dichiarato di recente il Segretario dell’Interpol Jurgen Stock, “chiunque nel mondo potrebbe essere vittima del traffico di esseri umani o delle truffe stesse”. Con centinaia di migliaia di persone ridotte in schiavitù, decine di miliardi rubati e interi governi compromessi o destabilizzati, si tratta di un problema di sicurezza globale urgente che richiede una risposta proattiva e coordinata.
Con l’autorità sanzionatoria del TVPA, gli Stati Uniti dispongono di un’arma potente per impegnarsi in questa lotta globale. È ora di iniziare a usarla.
Jakob Sims, TheDiplomat