Sono passati 25 anni da quando gli USA ritirarono le loro forze militari dalla grande base navale di Subic e dalla base aerea di Clark nelle Filippine, per il forte sentimento antiamericano. Ora gli USA sono tornati con la più grande presenza in decenni per provare a contrastare l’influenza cinese e difendere una forza armata filippina incapace di difendersi dai cinesi.
Il riarmo, che avviene sotto l’accordo espanso di cooperazione alla difesa, EDCA, è accelerato dopo la ratifica della corte suprema filippina di metà gennaio poiché c’è il bisogno di avere l’operatività delle basi prima che il presidente Aquino lasci la presidenza alla fine di giugno.
Tutti i candidati, ad eccezione di Roxas, sono considerati sconosciuti per quanto attiene al proseguimento delle politiche di Aquino.
Il trattato EDCA è stato formulato in base ad ordini esecutivi del presidente bypassando il Senato ed è perciò vulnerabile a cambiamenti e cancellazioni. Potrebbe essere annullato da un nuovo presidente.
Potrebbe non essere questo il caso data la presenza cinese quasi sulla soglia della porta di casa delle Filippine con alcune sue basi nel mare cinese meridionale. L’idea prevalente è che se le basi USA-Filippine sono operative nessun presidente le vorrà decommissionare.
Secondo l’ECDA, firmato nel 2014 e impugnato alla Corte Suprema, sono cinque le basi filippine da sviluppare per i due paesi.
Secondo la Cina si è trattato di una provocazione non necessaria e mirata a minare la giusta proprietà cinese sull’intero mare. “Con la collaborazione per confrontare la Cina politicamente e militarmente, gli USA e i suoi alleati forse pensano di minare l’ambiente esterno alla Cinae rallentare il suo sviluppo pacifico” ha scritto Xinhua.
Le basi includono 4 installazioni dell’aviazione e la base maggiore del paese Fort Magsaysay come area di addestramento per le esercitazioni anfibie e aerotrasportate, guerriglia e sopravvivenza nella giungla. Qui gli USA usano una piccola parte per immagazzinare ciò che serve per le esercitazioni annuali con le Filippine.
Altri sono l’aeroporto di Lumbia a Cagayan de Oro a Mindanao che sarà convertito in deposito USA per l’equipaggiamento per i disastri, la base aerea Mactan-Benito, che condivide la pista con l’aeroporto internazionale di Cebu, e le basi a Palawan vicino dove i militari cinesi continuano i lavori di costruzione attorno a Scarborough Shoal.
Gli USA lasciarono le Filippine nel 1992 ponendo fine alla presenza militare, iniziata nel 1898 col passaggio dell’arcipelago dalla Spagna agli USA e interrotta con la II guerra mondiale. Il ritorno degli americani con il generale MacArthur segnò una presenza americana di decenni. Da qui furono dirette le operazioni militari della II guerra mondiale e poi le operazioni in Vietnam. La base navale di Subic, grande quando Singapore, era il punto di rifornimento principale della marina USA e centro di lavori navali che poi furono spostati a Singapore e Guam.
Il ritorno americano avvenne in sordina nello sforzo di aiutare il paese a contenere la minaccia dei separatisti islamici a Mindanao con un accordo del 2002 dove forze speciali hanno operato a sostegno delle forze filippine.
La rinnovata presenza con EDCA è più diretta al contenimento della Cina nel mare cinese meridionale dove la Cina ha iniziato grossi lavoro di drenaggio per trasformare in basi aeree piccole formazioni rocciose in mare.
Nel frattempo sono cresciute le provocazioni reciproche con i cinesi che accusano i pescatori filippini di lanciare palle di fuoco e i pescatori filippini che accusano le forze cinesi di essere stati speronati dalla guardia costiera mentre provavano a pescare nella zona di Scarborough Shoal o Bajo de Masinloc.
Da notare che dall’accordo di EDCA sono state tenute fuori la base aerea di Clarck e quella di Villamor a Manila, le basi aeree più avanzate, come pure l’aeroporto a Kubi Point a Subic Bay, gestito da civili ma con molte attività militari. Secondo un ufficiale militare filippino ci sono state ragioni strategiche per non coinvolgere queste strutture: non c’è solo il mare cinese meridionale da prendere in considerazione.
Una mossa di aperta provocazione sarebbe stata lo scegliere di porti lungo il mare cinese meridionale, come San Miguel Naval Station in Zambales, che esporrebbe le Filippine all’accusa di militarizzare l’area e non solo la Cina.
Il portavoce del dipartimento di stato John Kirby ha detto che non si vuole provocare o attaccare con questa ridefinizione dei militari, sebbene abbia aggiunto che gli USA sono stati chiari sul fatto che intendono essere molto seri con la propria politica di bilancio nell’Asia Pacifico. “Si tratta di affrontare i nostri impegni di sicurezza in una alleanza seria con le Filippine”.
Gli USA hanno inviato navi in acque attorno alle isole reclamate dalla Cina come la USS Curtis Wilbur che è passata a oca distanza dalle 12 miglia nautiche dell’isola di Triton nelle Paracelso a gennaio facendo arrabbiare i cinesi. Ci sono stati inoltre vari sorvoli sulle isole con intrusione nello spazio aereo reclamato dalla Cina.
Le basi scelte nelle Filippine si trovano in uno stato di moderato livello di sfacelo, non tanto da dover essere ricostruite ma di un urgente ammodernamento, facile da farsi per ospitare le forze USA.
Le basi di Clark o Villamore si trovano già in condizioni buone e possono ospitare gli aerei americani.