Il 14 ottobre a Bangkok il movimento studentesco ha indetto una nuova manifestazione di massa per ribadire le loro tre richieste fondamentali di riforma della monarchia, di cambio della costituzione e fine del governo Prayuth con nuove elezioni.
Mentre i giovani si raduneranno al monumento della democrazia, ci saranno anche altri raduni di ultrarealisti nelle stesse zone che finora non sono riusciti a catalizzare nessuna grande manifestazione, e ci sarà anche un passaggio della processione reale col re Vajiralongkorn che sarà in Thailandia per tre settimane.

Si rivedranno per l’occasione personaggi del calibro di Buddha Issara e il falso profeta Suthep che aveva promesso di ritirarsi a vita privata dopo aver fatto il cavallo di troia dei militari.
Oggi un gruppo di manifestanti democratici, guidati da Pao Dao Dinn, ha piantato letteralmente le tende nella piazza del monumento della democrazia.
La polizia, questa volta con la forza, ha arrestato Pao Dao Dinn che stava facendo un discorso insieme ad altre diciannove persone che hanno buttato contro la polizia palloni di colore blue.
Successivamente qualche centinaio di democratici si sono recati alla polizia di Patumwan a Bangkok per chiedere il rilascio delle venti persone arrestate.
Tutti sono stati incriminati per violazione della legge delle assemblee e divieto di assembramento per COVID-19, ma non per sedizione.
Successivamente è passata la processione reale in tutta tranquillità se non per alcune persone che hanno fatto il saluto delle tre dita tipico del movimento democratico thai.
Cara maggioranza silenziosa: il cambiamento non è confortevole
Prima della dimostrazione del 14 ottobre i capi del movimento si sono uniti attorno alle tre richieste fondamentali: rimuovere il governo di Prayuth Chanocha, cambiare la costituzione e riforma della monarchia.
Dopo quasi cinque anni di potere della dittatura ed oltre un anno del potere di senatori nominati dalla giunta, persino uno struzzo col la testa affondata nella sabbia e il culo al vento riconoscerebbe la sconcertante incompetenza del regime al potere e la sistematica ingiustizia della costituzione.
Scuote la testa persino chi sventolò la bandiera nazionale e soffiò quei fischietti nel 2014: “Beh, sai, lottavo contro la corruzione… Non immaginavo sarebbe accaduto questo”

Ma è accaduto ed eccoci qui.
Il passato esiste perché possiamo imparare qualcosa. Il presente è la nostra sofferenza di nazione. Il futuro è ciò che costruiremo.
Ma la maggioranza silenziosa mormora ancora: “Certo, sostengo la loro causa ma … umm… ahh.. non mi sento a mio agio quando si parla di monarchia”
La maggioranza silenziosa è a disagio perché per troppo tempo la Thailandia ha posto erroneamente a fondamento della nazione un individuo e un’istituzione fatta di poche persone.
Non riuscimmo a capire il concetto di nazione. E non riusciamo a capirlo ora.
Ama il re. Riverisci la monarchia
Ognuno di noi ha diritto ai propri sentimenti personali di amore, affetto, adorazione e devozione. Che la monarchia sia il tuo cuore e la tua anima, la ragione del tuo vivere e del tuo respirare.
Ma mentre l’amore è una cosa personale, la legge è il fondamento della costruzione della nazione.
Abbiamo bisogno di una costituzione democratica che garantisca diritti umani, libertà civili ed eguaglianza di fronte alla legge. Una costituzione del buon governo, giusta e sostenibile, basata sull’umanità, non sull’eccezione.
Di qui la nozione di nazione. Ci sono 69 milioni di persone. Esistiamo tutti.
Ma guardiamo la realtà
La riforma della istituzione monarchica non accadrà nell’immediato. La forma mentale tradizionale della Thailandia è profondamente radicata e custodita dai carrarmati ucraini e i sottomarini cinesi.
Al meglio i manifestanti possono dare inizio alla rimozione di un regime incompetente ed iniziare il processo di stesura di una costituzione del popolo.
Sarebbe un passo essenziale per la Thailandia come nazione, e sarebbe la cosa migliore fatta da qualunque generale o primo ministro per questo paese negli ultimi 15 anni di conflitti politici.
Superate i vostri pregiudizi
Non c’è da aver paura di Anon Nampa, Panusaya Sithijirawattanakul, Parit Chiwarak, Panupong Jadnok e degli altri.
Il loro modo di parlare potrebbe essere arrabbiato, ma è a causa delle violenze e persecuzioni subite, come tanti altri prima di loro. I loro atti potrebbero essere aggressivi, ma la ragione è che la Thailandia è stata tenuta in uno stato di paura per troppo tempo sotto il governo dell’ingiustizia.
Non prenderanno il potere in Thailandia e trasformarla in repubblica. Tutto quello che hanno fatto è di agire democraticamente ed organizzare assemblee pacifiche per fare pressione sui politici in parlamento e dare inizio al processo legale del cambiamento.
Questo è una cosa molto ma molto migliore di ogni protesta precedente.
Il 14 ottobre
Non si sa se il 14 ottobre la maggioranza silenziosa si presenterà a sostenere. La realtà è che la parola monarchia è una barriera emotiva per la maggioranza silenziosa. Ma dobbiamo capire che i manifestanti domandano riforma, non rivoluzione.
Ogni questione dalla cancellazione del potere dei 250 senatori nominati dalla giunta ad una riforma che riguardi il potere della monarchia, tutto deve passare da un dibattito parlamentare. Deve essere presentato al popolo come un referendum e deve andare avanti secondo un processo legale.
Essenzialmente non ci sarà riforma della istituzione monarchica se la maggioranza dei thailandesi non acconsentiranno.
Se va bene, quello che i manifestanti possono fare è come hanno già fatto, portare a compimento la discussione della questione della istituzione monarchica.
Ed è solo una discussione. Almeno dovremmo essere abbastanza adulti per un dibattito razionale.
Guardiamo al futuro
Nei mesi scorsi manifestanti hanno mostrato al resto del paese cosa significano coraggio, convinzione e sacrificio. La maggioranza silenziosa dovrebbe almeno apprendere da questi giovani.
Se e quando avremo un referendum, se qualcuno dovesse volere di non riformare l’istituzione monarchica, voterà no. E’ la sua scelta personale, il suo diritto, la sua libertà.
Ma per quel passo in avanti fondamentale verso una Thailandia migliore, abbiate il coraggio e la convinzione di votare per cancellare il potere dei 250 senatori nominati dalla giunta e tutto ciò che nella costituzione che legittimi il governo dell’ingiustizia.
La costruzione della nazione è responsabilità di noi tutti, non il privilegio di pochi. Su questo dovremmo tutti quanti essere d’accordo.
Voranai Vanijaka, Thisrupt