Un fine anno da lesa maestà per la Thailandia

Mentre in tanti nel mondo celebrano questo periodo di festa e il fine anno del 2014, in tanti in Thailandia non sono entusiasti di quello che il Nuovo Anno serba loro, dopo il golpe lanciato dai militari il 22 maggio.

Finora non c’è stato alcun segno che i militari vogliano ritirarsi dalla politica. Una data per le elezioni non è stata fissata e i diritti umani fondamentali sono continuamente violati nel paese.

Negli ultimi mesi l’aumento dei casi di lesa maestà suggerisce che il motto che ha descritto la Thailandia come “La terra del sorriso” non sembra proprio più vero.

Varie sono le ragioni che sostengono l’applicazione della legge. Sostenere un’istituzione monarchica indebolita nascondendo l’incertezza della successione reale è una ragione.

I tentativi di controllare la società, conservare i privilegi della elite, prolungare il ruolo dei militari nella politica, bloccare la democratizzazione e affrontare la rivoluzione tecnologica nel cyberspazio giocano anche un ruolo significativo.

Il governo militare del generale Prayuth si è posto con molta serietà a perseguire le accuse di lesa maestà. In tanti modi queste accuse sembrano confermare l’esistenza del cosiddetto movimento antimonarchico in Thailandia.

Giustificano anche il golpe la cui agenda tra l’altro è quella di proteggere l’istituzione reale. Ma più i militari impiegano la legge per scopi politici, più indeboliscono la monarchia, specie ora nel periodo di tramonto del lungo regno di re Bhumibol.

L’applicazione della legge sottolinea più un senso di disperazione che di autorità da parte dello stato thai. Il fatto che in tanti accettino che la monarchia abbia un ruolo legittimo da giocare nella vita politica thai ed abbia il diritto di intervenire nei periodi di crisi, senza essere sanzionata, sottolinea il dominio reale sul sistema democratico.

Uno “stato di prerogativa” sembra ora coesistere con la normale società thailandese in cui il palazzo e i militari operano al di sopra del governo della legge e in cui la responsabilità democratica non è più robusta.

La legge di lesa maestà è usata per proteggere l’istituzione reale come pure un sistema più vasto di interessi conosciuto come “rete monarchica”. La legge serve ad oscurare le funzioni dello stato della prerogativa e difendere i membri della rete monarchica dall’occhio pubblico, fin tanto che le loro azioni sono giustificate dal salvaguardare la democrazia. Questo processo corre in parallelo con la nuova sacralizzazione infinita e nuova glorificazione di Re Bhumibol.

La strategia permette l’accusa degli oppositori politici di denigrazione dell’istituzione secolare e di etichettarli come nemici dello stato.

E’ da notare che un decennio fa l’accusa di lesa maestà serviva essenzialmente all’elite come un metodo di eliminare i propri nemici interni. Per esempio il premier Thaksin accusò il partito democratico di commettere lesa maestà perché sfruttava la monarchia nela propria campagna elettorale.

In modo simile Thaksin e il capo dei realisti del PAD, Sonthi Limthongkul, si additavano l’un l’altro accusandosi di non rispettare l’istituzione reale. Oggi in uno spazio politico più aperto, e con la minaccia allo stato della prerogativa, i monarchici hanno cominciato a tenere di mira tutti quelli che hanno una differente opinione politica.

33 casi di lesa maestà furono presentati davante ai tribunali nel 2005, un numero che raddoppiò a 126 nel 2007. Poi il salto a 164 nel 2009 triplicando a 478 casi nel 2010. L’aumento più forte venne sotto il governo di Abhisit. Sin dal golpe di quest’anno molti thai sono stati arrestati per lesa maestà senza alcuna possibilità di uscire con la cauzione.

Due studenti universitari sono stati arrestati per aver messo sul palcoscenico un’opera critica della monarchia. Una donna il cui account su Facebook era stato manipolato è stata anche accusata, nonostante che il contenuto lesivo della monarchia fosse stato posto senza la sua conoscenza.

Un’altra donna è indagata per aver vestito di nero durante il giorno del compleanno del re, atto che è stato interpretato come un atto di malizia verso il re.

Agli inizi di dicembre un uomo fu accusato di criticare il discorso del re che elogiava il proprio cane Thongdaeng per la sua lealtà a paragone con quella dei politici corrotti. L’uomo espresse rabbia chiedendosi del paragone e facendo maledizioni.

Al cuore del problema c’è il tentativo dei militari di mettere la museruola ai critici della monarchia usando la legge di lesa maestà come un’arma mentre vedono il tradimento spuntare ad ogni angolo: la lesa maestà è uno strumento incredibile per chiudere la bocca al dissenso politico.

Mentre gli obiettivi come questi spiegano l’uso perverso della legge, la modalità per individuare nemici particolari è più elusiva. Nel 2011 il Centro per la risoluzione delle situazioni di emergenza disegnò una stupefacente mappa mentale, che presentava un’oscura e strana mappa che presumibilmente legava i possibili nemici della monarchia. La mappa fu ritenuta dopo immaginaria e nessuno fu ritenuto responsabile per questo.

E’ vero che re Bhumibol nel 2005 affermò che lo si poteva criticare e che era irrealistico pensare che lui non poteva mai commettere errori. Questa è stata la sua unica risposta al numero crescente di casi di lesa maestà che a loro volta illuminavano il risentimento pubblico contro il palazzo.

Il solo modo per la monarchia per sopravvivere all’ambiente politico che cambia sarà di prendere in considerazione una riforma della rete della monarchia stessa, o di abolire la legge anacronistica.

L’attuale posizione del governo Prayuth è chiara: eliminare le critiche della monarchia come priorità massima.

Questa notizia è triste nonché situazione sfortunata a cui i thai devono sopportare. Se questa tendenza alla caccia ai critici della monarchia dovesse continuare, il 2015 sarà un altro tragico anno per lo stato dei diritti umani in Thailandia.

PAVIN CHACHAVALPONGPUN, JapanTimes

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