E’ diventata operativa ed ha iniziato le operazioni commerciali la diga laotiana sul corso del fiume Mekong a Xayaburi martedì scorso, mentre i villaggi thailandesi a valle lamentano che la diga di Xayaburi ha ridotto il fiume Mekong a ruscello sabbioso e che le loro prospettive economiche sono messe a rischio da questa e dalle altre dighe in costruzione.
Sebbene i costruttori ed operatori della diga sostengono che questa non sia una conseguenza della diga quanto piuttosto delle scarse piogge cadute, il debutto operativo della diga di Xayaburi è giunto con il fiume che in molte parti si è ridotto ad un ruscello immerso tra le sabbie proprio alla fine delle piogge del monsone quando ci si attende che il livello sia massimo.
La costruzione della diga di Xayaburi ha richiesto nove anni e oltre 4 miliardi di euro finanziati da compagnie e banche thailandesi ed ha creato sin dall’inizio enormi controversie sugli impatti, sui sistemi proposti di minimizzazione degli impatti e non ultimo sul tipo di consultazione prioritaria che ha stravolto del tutto il meccanismo del consenso nella Commissione del Fiume Mekong.
Sul Mekong Superiore sono attive undici dighe costruite dalla Cina sul proprio territorio e già hanno un impatto enorme su chi vive in Laos, Thailandia Cambogia e Vietnam.
Ma se i thailandesi delle province lungo il Mekong lamentano la sicurezza del proprio futuro e quella del fiume ridotto a tratti in un ruscello sabbioso, messo in pericolo da altre nove dighe in costruzione o pianificate, è proprio la Thailandia a godere dell’energia prodotta perché il 95% dell’energia prodotta sarà venuta alla Thailandia al prezzo medio di 6 centesimi al Kwh.
Il principale costruttore della diga a Xayaburi è la Thailandese CK Power PCL che è una sussidiaria della thailandese CH. Karnchang Public Company Limited.
In risposta alle critiche sull’impatto ecologico sul Mekong dice sulla sua pagina Facebook di aver speso 200 milioni di dollari per i passaggi di risalita dei pesci e per i cancelli dei sedimenti del fiume fondamentali sia per l’agricoltura vietnamita nel Delta del Mekong.
La soluzione dei passaggi di risalita era stata proposte per minimizzare l’impatto sulla biologia del fiume e sulla pesca dal momento che il Mekong ospita tantissime specie di pesce che per riprodursi devono risalire il fiume.
Sulla loro efficacia però, come sostengono moltissimi ambientalisti, non si sa ancora nulla perché mai testati, nonostante i tanti proclami pubblici di una “diga gentile con i pesci”.
Di certo con l’operatività della diga “non potremo sapere come cambierà il fiume e come si deteriorerà”, come dice un militante thailandese.
A Ban Namprai, che si trova a 150 chilometri a valle della diga di Xayaburi, si assiste al periodo peggiore per il fiume Mekong ridotto a ruscello, dove è stata cancellata la storica corsa delle Barche del Dragone che celebrava la potenza del fiume e le prospettive alimentari ed economiche delle popolazioni che vivono sul fiume. La gente del villaggio di pescatori di Ban Namprai dice che solitamente il fiume in quel tratto ora ridotto a ruscello sabbioso l’acqua raggiungeva i tre metri.
Da quando hanno iniziato a far funzionare la diga il livello ed il flusso del fiume si è fatto meno prevedibile, cosa che non si può spiegare, come pretendono i costruttori, con il basso livello delle piogge di quest’anno.
“Credo che il futuro del fiume sia tragico. Questo è solo l’inizio” dice il capo villaggio di Ban Namprai che è anche un pescatore. “Con altre dighe che si stanno progettando il fiume un tempo possente si ridurrà ad un ruscello”.
In altre parti lungo il Mekong, come a Nong Khai, l’industria della pesca ha cominciato ad allevare pesce in laghetti d’acqua pompata.
Si deve ricordare come la diga di Xayaburi sia il primo progetto idroelettrico di altri 44 progetti pianificati del governo del Laos, uno stato senza sbocchi al mare e con un reddito procapite dei più bassi al mondo.
I 44 progetti vogliono sfruttare la ricchezza di acqua del paese e trasformare il Laos nella Batteria dell’Asia. Vale la pena ricordare, a questo proposito, la tragedia che accadde lo scorso anno quando crollò una parte della diga ad Attapeu nel più completo disprezzo delle popolazioni locali lasciate all’oscuro di quello che stava per accadere.
Come sostiene Pianporn Deetes di International Rivers, “Hanno monopolizzato il futuro degli ecosistemi del Mekong e della popolazione che vive in tutto il bacino del fiume Mekong”.
AFP e Reuters