Unità nella diversità, il motto della repubblica indonesiana e della Pancasila, è stato esaltato da Papa Francesco nella sua visita ma mostra anche i segni di essere sotto pressione: Papua e le minoranze
Mentre Papa Francesco a Giacarta in Indonesia incontrava il presidente Joko Widodo, centinaia di indigeni papuani manifestavano contro le violenze in corso e l’espulsione dalle case nella regione del conflitto papuano.
Nel viaggio che porterà Papa Francesco anche a Papa Nuova Guinea, Timor Est e Singapore, l’incontro con i cattolici delle province papuane occidentali si avrà a Papua Nuova Guinea quando andrà nella città di Vanimo al confine con la provincia indonesiana di Papua Occidentale.
Per Amnesty International la visita di Francesco in Indonesia rappresenta l’opportunità di spingere il governo indonesiano ad affrontare gli abusi dei diritti umani a Papua e riconsiderare le politiche di sviluppo che colpiscono le popolazioni locali.
Francesco ha detto che la Chiesa Cattolica è impegnata nel rafforzare il dialogo tra religioni per rinvigorire la pace e affrontare le differenze attuali e le sofferenze in Indonesia per “poter eliminare i pregiudizi e poter far crescere un clima di fiducia e rispetto reciproci”.
A Giacarta si sono tenute manifestazioni davanti all’ambasciata del Vaticano, dove sosterà Francesco, da parte di studenti papuani:
“Questa azione vuol dare il benvenuto a Papa Francesco in Indonesia ed esprimere la preoccupazione di cattolici e papuani indigeni sulla violenza che avviene ancora lì” ha detto lo studente papuano Jeno Dogomo. “La gente delle nove province papuane sono state ricollocate. Il Papa deve poter vedere tutto questo”.
A Jayapura e Timika, le due maggiori città papuane, hanno fatto una processione pacifica della Crocifissione in cui vestiti di nero a simboleggiare il lutto hanno marciato sotto l’occhio vigile della polizia.
“Abbiamo spiegato alla polizia che non voleva essere una protesta ma una processione di preghiera e alla fine la polizia ci ha permesso di continuare” ha detto John Bunay che ha partecipato alla organizzazione della processione.
In un suo ultimo rapporto la Commissione ONU sui diritti umani aveva sollevato le preoccupazioni per le accuse di omicidi extragiudiziali, l’uso eccessivo della forza e delle scomparse forzate contro le popolazioni indigene papuane, mentre al commissario per i diritti umani non è permesso arrivare a Papua dopo un invito ricevuto nel 2019.
L’insorgenza papuana è un conflitto a bassa intensità che è scoppiato dopo un controverso referendum di “libera Scelta” che di libero aveva solo il nome, in cui furono scelti un migliaio di papuani dalle truppe indonesiane di occupazione e costretti a votare a favore dell’adesione all’Indonesia.
Quel referendum di libera scelta non fece altro che accendere la rivolta di una popolazione che non solo non si sente indonesiana, ma che cerca l’indipendenza con mezzi sia pacifici che armati, a cui il governo di Giacarta risponde con l’occupazione militare e investimenti infrastrutturali che mirano ad estrarre minerali e risorse agricole marginalizzando le popolazioni locali, grazie anche ad una politica costante di immigrazione dalle isole più popolose di indonesiani.
Negli ultimi anni dopo i disordini del 2019 causati da manifestazioni di razzismo contro i papuani, emerge un’insorgenza papuana meglio armata che si alimenta anche dalla corruzione dei militari indonesiani e che vede nei progetti di sviluppo, scuole e ospedali compresi, punti di occupazione dello stato.
Allo stesso tempo esiste una fazione non violenta che mira al referendum di autodeterminazione e che comunque subisce la repressione violenta delle forze di sicurezza.
Amnesty International ha detto che il messaggio di pace e dialogo di papa Francesco giunge proprio nel momento giusto alla luce delle violenze a Papua dove tra febbraio 2018 e agosto 2024 si sono registrati 132 casi di omicidi extragiudiziali e omicidi illegali con 242 civili uccisi.
“La militarizzazione e soppressione del dissenso hanno condotto ad una crisi umanitaria con molti civili morti e diffuso dislocazione di civili dalle case” ha detto Usman Hamid di AI.
La Gioia degli Indonesiani per la visita di Papa Francesco in Indonesia
Nel 1989 papa Giovanni Paolo III, il capo globale della fede cattolica, visitò il paese musulmano più popoloso al mondo, l’Indonesia, e il New York Times che seguiva la visita papale titolò: Il Papa su un terreno delicato visita l’Indonesia. Era tanto tempo fa.
Allora il NYT scriveva: Gli indonesiani sono in stragrande maggioranza musulmani e alcuni sono fondamentalisti. Inoltre molti cattolici sono di etnia cinese, un gruppo che non è molto amato o ammirato da queste parti”.
Ora nel 2024 l’Indonesia ancora una volta ospita una visita papale, la prima dopo quella di Giovanni Paolo di oltre 3 decenni fa.
Il pontefice attuale ha iniziato un giro di due settimane in asia che includerà Indonesia, Timor Est, Papua Nuova Guinea e Singapore, in uno dei viaggi più ambiziosi del suo papato.
Il papa che ora ha 87 anni è giunto in Indonesia martedì e se il buon giorno si vede dal mattino, potrebbe essere uno delle missioni interfede più di successo.
Francesco è arrivato in Indonesia con un volo aereo commerciale, cosa salutata da tutti i media, che hanno visto il suo approccio ‘umile’ alla visita. Dimorerà nell’ambasciata del Vaticano a Giacarta dal 3 al 6 settembre piuttosto che stare in un hotel, cosa che un quotidiano locale ha descritto come “una umile dimora”.
Ha anche scelto di fare la tratta dall’aeroporto all’ambasciata in una Toyota Innova, una delle auto preferite in Indonesia, piuttosto che prendere una più di lusso.
Questo ha causato un successone popolare con tanti che attendevano da anni questo momento. Solo due papi hanno visitato il paese in precedenza: Papa Giovanni Paolo nel 1989 e Papa Paolo VI nel 1970.
L’Indonesia con la popolazione di 270 milioni di persone ha sei religioni riconosciute ufficialmente e sono Cattolicesimo, Protestantesimo, Buddismo, Induismo, Islam e Confucianesimo. Il Cattolicesimo giunse nel XVI secolo per la prima volta al seguito dei Portoghesi.
Molte delle chiese e cattedrali del paese risalgono al periodo coloniale olandese prima della dichiarazione di indipendenza nel 1945, in un paese con 87% di musulmani e 3% di cattolici.
Oltre a deliziare il grande pubblico, il governo indonesiano vuole trarre il massimo vantaggio da questa visita per mostrare le proprie credenziali pluraliste e tolleranti che a volta si trovano sotto pressione.
Le chiese indonesiani e i luoghi di culto delle minoranze impiegano usualmente misure di forte sicurezza in particolare attorno alle grandi festività come il Natale a causa di attentati accaduti negli anni scorsi.
Tra questi, l’attentato della vigilia di Natale del 2000, quando le chiese di Giacarta e di otto città indonesiane furono prese di mira con pacchi bomba che uccisero 18 persone.
L’attacco fu organizzato dal gruppo integralista Jemaah Islamiyah, responsabile anche del mortale attentato di Bali del 2002, quando morirono 200 persone.
Nel 2018, tre chiese nella città di Surabaya sono state attaccate da attentatori suicidi affiliati al gruppo integralista Jamaah Ansharut Daulah (JAD), uccidendo 28 persone e, nel 2021, la Cattedrale del Sacro Cuore di Gesù a Makassar, nelle Sulawesi, fu attaccata la Domenica delle Palme, sempre da sospetti membri del JAD.
Come c’era da attendersi era stretta la sicurezza all’aeroporto di Giacarta Sukarno Hatta per l’arrivo di Papa Francesco che è stato accolto dal ministro degli affari religiosi Yaqut Cholil Qoumas.
Francesco ha anche incontrato il presidente uscente Joko Widodo al palazzo presidenziale mercoledì e poi il presidente entrante Prabowo Subianto.
“Il vostro motto nazionale, Unità nella Diversità, significa letteralmente differenti ma ancora uniti, ad esprimere la realtà dalle tante sfaccettature delle genti fermamente unite in una nazione. Questo motto mostra che proprio come la biodiversità del vostro paese diviene fonte di ricchezza e bellezza, così le vostre differenze contribuiscono ad un mosaico vasto in cui ogni tassello di ceramica è un elemento insostituibile nel creare un lavoro autentico e di valore” ha detto Francesco.
Per inciso anche Prabowo Subianto che è musulmano ha da tempo sposato le sue credenziali interfede. Sua sorella e cognato, Biantiningsih Miderawati Djojohadikusumo e Joseph Soedradjad Djiwandono, ex funzionario della Banca di Indonesia, sono cattolici.
A sostenere l’agenda di armonia tra le fedi, Francesco visiterà la moschea Istiqbal di Giacarta e vedrà il tunnel dell’amicizia, un passaggio che collega la moschea alla principale cattedrale della città. Poi Giovedì il Papa celebrerà la messa per 80mila fedeli nello stadio di Giacarta Gelora Bung Karno dove arriveranno da tutta l’Indonesia per l’occasione.
Il governo in un altro atto di sostegno ha dichiarato il 5 settembre una festa pubblica a Giacarta.
Finora tutto sembra andare bene, ma quanto è davvero cambiato dal 1989?
Le minoranze religiose continuano a dibattersi in Indonesia e la costruzione di chiese in alcune zone del Paese suscita reazioni da parte delle comunità conservatrici – un aspetto citato nell’articolo del New York Times del 1989 e ripreso in un articolo del New York Times in vista della visita di Papa Francesco intitolato “Il Papa visita l’Indonesia dove l’armonia tra musulmani e cristiani è messa a dura prova”.
Il giornale, nel suo rapporto, ha visitato una chiesa a Giacarta.
“All’inizio di questo anno, la costruzione della loro congregazione fu attaccata da decine di musulmani arrabbiati ed i fedeli cristiani sono stati temporaneamente radunati in uno stabile del governo in un’area diversa” scriveva NYT.
Come ulteriormente dettagliato dal Times, secondo un rapporto del Setara Institute for Democracy and Peace, un organo di controllo dei diritti umani, nel 2023 sono stati denunciati 329 atti di violenza contro le minoranze religiose in Indonesia.
“Questa è la complessa realtà che attende Papa Francesco quando martedì inizierà un viaggio di quattro giorni in Indonesia, che includerà un dialogo interreligioso presso la moschea nazionale”, continua il Times.
“Ci sono molti esempi vivaci di come il cristianesimo e l’islam coesistano in Indonesia – una dinamica che Francesco vuole incoraggiare – ma allo stesso tempo le minoranze religiose devono affrontare la discriminazione”.
Aisyah Llewellyn, TheDiplomat