La ma condotta delle operazioni portò le truppe del SAF della Polizia nazionale Filippina in un teatro di battaglia dove, da un lato erano dentro i membri del gruppo separatista BIFF, e dall’altro quelli supposti amici dell’ala militare del MILF.
Gli scontri lasciarono sul campo 44 comando, 17 guerriglieri del MILF e cinque civili, facendo precipitare una controversia nazionale che ha messo in pericolo quasi due decenni di sforzi per assicurare l’alba della pace a Mindanao.
Un anno dopo resta irrisolta una domanda chiave: E’ valsa la pena barattare la vita di Marwan, su cui c’era la taglia degli USA di 5 milioni di dollari, con il lungo processo di pace nella regione?
Le lezioni precedenti sull’uso dei meccanismi dei processi di pace per trattare con i terroristi sarebbero potuti tornare utili per l’operazione di Mamasapano. E le indicazioni che Marwan poi non era quel pezzo grosso che si pensava accrescono ancor di più le paure della condotta complessiva.
Le lancette dell’orologio della pace riportate indietro
L’apprezzamento pubblico del costo di questa tragica operazione del SAF è legata essenzialmente alla morte dei 44 poliziotti. Una ricaduta più seria e profonda è stata di riportare indietro l’arco temporale, perché il MILF aveva posto fine al separatismo riportando i suoi sostenitori e i suoi 12 mila combattenti nel sistema democratico del paese.
Un tale processo sarebbe potuto iniziare con l’approvazione della proposta legge fondamentale della Bangsamoro che prova ad affrontare l’aspirazione della popolazione Moro per un autogoverno significativo attraverso una nuova struttura con maggiori poteri dell’attuale ARMM.
Quell’aspirazione generò quarantanni di guerra separatista che ha ucciso almeno 120 mila persone e respinto il progresso a Mindanao centrale ed occidentale e alimentando lo scontento sociale e politico tra la popolazione locale.
Creare la Bangsamoro è una misura chiave per far partire il decommissionamento dei combattenti del MILF e delle loro armi, e la sua transizione da organizzazione rivoluzionaria armata a movimento sociale che persegue obiettivi politici con mezzi democratici come le elezioni.
Invece di deliberare sulla legge il Congresso ha posto il MILF nel retrobottega passando tre mesi a cercare le prove dello scontro.
Quando il congresso riprese la BBL, “le audizioni sulla bozza erano influenzate dall’incidente” osserva il capo delegazione del Governo nel processo di pace Miriam Coronel-Ferrer.
Il parlamentare di Davao del Norte Anthony Del Rosario crede che questo incidente cambiò l’atmosfera nel Congresso rispetto alla BBL. Chi non si presentava neanche alle audizioni della BBL, ignorando anche le varie misure della legge, improvvisamente aveva lamentele su tanti articoli. Del Rosario dà merito ad Aquino per aver continuato a sostenere la legge permettendole di restare un priorità del Congresso. Ma il clamore pubblico alimentò le ragioni di politici affamati di popolarità ad opporsi alla legge proposta.
La non approvazione della BBL è una delle eredità persistenti della tragedia.
La Morofobia
Dopo la tragedia i gruppi della società civile videro il formarsi di una Morofobia e dell’Islamofobia, insieme alle quali c’era la chiara sete di sangue, nei media sociali come sui media principali, per vendicare la morte delle forze di sicurezza. Si venne così a formare una linea di confine immaginaria tra i Moro e i non Moro, tra Musulmani e non Musulmani che minaciava di riaprire vecchie ferite.
Furono messe in dubbio la fiducia e la buona fede del MILF. La pubblica approvazione per il processo di pace con i Moro subì un contraccolpo. Un’indagine del SWS di Marzo 2015 mostrava che solo il 45% degli intervistati sosteneva che i negoziati erano un mezzo efficace per trattare il MILF, il 17% in meno di un’indagine dell’anno prima o del momento della firma del patto di pace.
Cresceva il numero di persone che sostenevano che era l’operazione militare ad essere il mezzo efficace, dal 9% del marzo 2014 al 20% del marzo 2015, mentre cresceva dal 29 al 35% la frazione di chi sosteneva una combinazione di negoziati e azioni militari. Queste cifre rassomigliavano molto a quelle di luglio 2000 quando il governo concludeva la sua guerra totale al MILF.
Il capo negoziatore del MILF Iqbal ha detto che lo scorso anno fu il periodo più duro per il processo di pace, persino peggiori delle difficoltà del 2008 dopo l’accordo fallito. “Gli attacchi contro il processo di pace implicavano il tentativo di accendere la discordia cristiani musulmani. Sembravano ben orchestrati e profondi” disse in una intervista. Il sentimento pubblico negativo che creò ha dato linfa al discorso contro la BBL fino ad oggi.
Meccanismo bypassato
L’operazione contro Marwan fi condotta al di fuori dei protocolli del processo di pace, del gruppo di Azione congiunta AdHoc, AHJAG, previsto”per isolare e interdire i criminali che cercano rifugio nelle roccaforti dei ribelli come Mamasapano.
L’area di Tukanalipao dove si trovava la capanna di Marwan era sotto il controllo del BIFF, fazione allontanatasi dal MILF contraria al processo di pace. Comunque l’enclave del BIFF era circondata praticamente da una roccaforte del MILF conosciuta come “Quadrato SPMS”.
Se fosse stato usato il meccanismo AHJAG le forze del MILF sarebbero state messe in allerta prima dell’entrata delle truppe SAF per dare spazio al portare avanti la loro missione. Il comandante del SAF Napenas, che supervisionava la missione, ammise di aver bypassato questo meccanismo perché preoccupato che le informazioni avrebbero portato alla fuga di Marwan, come a suo dire accaduto in passato.
Ma l’Istituto per l’analisi della politica dei conflitti di Giacarta, IPAC, la pensa differentemente.
“Anche con le informazioni verificate sulla posizione di Marwan, Aquino, ilSAF e gli altri coinvolti nell’operazione avrebbero dovuto considerate attentamente i costi e benefici di inseguire Marwan senza informare il MILF…” dice il rapporto. “Uccidere Marwan a Mindanao” che fu preparato un mese dopo la tragedia. “Anche se Marwan fosse di nuovo fuggito, ci sarebbe sempre stata un’altra possibilità di catturarlo. Non è chiaro se ci sarà un’altra possibilità per la pace se questa dovesse crollare”.
Nel decennio scorso con i negoziati di pace protratti tra governo filippino e MILF ci sono statio tantissime lezioni sulla condotta delle iniziative antiterroristiche nel contesto dell’insorgenza che si andava risolvendo. A maggio 2008 International Crisis Group faceva uscire un rapporto “Controinsorgenza contro antiterrorismo a Mindanao” che indagava quanto fatto da AHJAG come meccanismo per combattere il terrorismo.
Basato su “molte interviste a Mindanao, Sulu, Basilan e Manila tra 2007 e 2008”, era in parte una critica al governo USA che col programma Enduring Freedom-Philippines prendeva di mira Abu Sayaff di Sulu legato ad Al Qaeda come parte della sua guerra globale al terrorismo dopo gli attacchi del 11 settembre a New York.
ICG citava il successo della AHJAG nel cacciare le figure chiave del gruppo Abu Sayaff da Mindanao nel 2005 dopo aver evitato scontro occasionali delle truppe filippine e i ribelli del MILF che si era già dichiarato disponibile, su spinta americana, a cooperare col governo a dare la caccia alle figure di Abu Sayaff nascoste nelle sue posizioni per diffondere terrorismo a Mindanao. A loro volta gli USA si muovevano dietro le quinte per favorire i negoziati di pace tra MILF e governo.
ICG notava che per oltre due anni AHJAG ha “aiutato a prevenire che il conflitto crescesse man mano che le forze filippine ricercavano i terroristi nel cuore dei territori del MILF … costringendo le figure chiave terroristiche a tornare nel loro angolo a Jolo”.
La cooperazione MILF governo spinse “i capi del MILF a disciplinare i propri estremisti che coprivano elementi Jihadisti” in una dimostrazione della volontà del capo Murad a “controllare gli estremisti nelle proprie file”.
La stessa visione è condivisa da IPAC di Giacarta.
Il fatto che Marwan fosse in fuga dal 2005 “dimostra chiaramente come i capi del MILF rigettassero la presenza di jihadisti stranieri e provavano a vietare attività che mettevano in crisi il negoziato” si legge sul rapporto dell’IPAC. “Non avevano sempre successo e c’erano anche comandanti ribelli che ospitavano e sostenevano, ma il messaggio era chiaro che i terroristi non erano i benvenuti.”
Persino se il meccanismo AHJAG non comportava alcun arresto di terroristi, i risultati erano già buoni di per sé per un meccanismo che funziona ancora, diceva ICG, che raccomandava un simile meccanismo per il MNLF a Sulu nelle operazioni contro il gruppo Abu Sayaff dove le operazioni tendevano a far aggregare i due gruppi insieme.
“Insorgenze di massa come il MILF e MNLF si affidano al sostegno delle popolazioni. Er estensione piccoli gruppi di terroristi si affidano alle simpatie dei ribelli” dice ICG “Il compito centrale dell’antiterrorismo in una situazione come le Filippine è di isolare i jihadisti dall’insorgenza, non dividere l’insorgenza dalla popolazione. Dove è possibile la distinzione tra insorgenza e terrorismo incoraggiare i primi contro i secondi piuttosto che farli colludere deve ssere la colonna portante dei programmi antiterroristici”
IPAC afferma: “Senza il coinvolgimento attivo del MILF non è pensabile nessuna soluzione di lungo termine al terrorismo nelle Filippine”
Lezioni dimenticate
L’assenza di un coordinamento precedente col MILF nella condotta di operazione di polizia si è dimostrata fatale nel passato non solo per la polizia, ma anche per le comunità e l’atmosfera del processo di pace. La principale ragione per la nascita del AHJAB fu proprio di evitare certi risultati cattivi. Un esempio è il 10 luglio 2007, uno scontro tra MILF e truppe filippine ad Al Barka a Basilan che portò alla morte 23 marine, alcuni dei quali poi decollati da Abu Sayaff. Allora le forze filippine ricercavano il prete italiano Giancarlo Bossi.
Un altro caso fu nell’ottobre 2011 quando 19 neofiti Rangers furono uccisi sempre ad Al Barka, quando incontrarono forze del MILF che rimasero sorprese della loro presenza. Le truppe dovevano arrestare un capo di Abu Sayaff che era anche comandante del MILF.
Il processo di pace in entrambi gli incidenti fu ferito dalle richieste di guerra contro il MILF amareggiando fino ad un certo punto l’atmosfera dei negoziati.
A luglio 2004 quando AHJAG era appena formato ICG scriveva: “I tentativi di andare alla caccia dei terroristi nelle zone del MILF rischia una scalata della violenza e della crisi dei colloqui… Eppure senza un accordo di pace che ha successo la regione continuerà ad essere segnata da un clima di mancanza di legge dove cresce il terrorismo”.
ICG definì questo come “il paradosso centrale” del processo di pace con i ribelli Moro.
Se AHJAG aveva funzionato nel passato quando governo e MILF erano ancora nel folto del negoziato, come può pensare il comando del SAF che non sarebbe stato utile per l’operazione di Mamasapano quando le parti avevano già fatto un accordo di pace e si consideravano dei partner?
Immagine ingigantita
IPAC lo attribuisce in parte alla visione distorta che si aveva di Marwan, considerato un pezzo grosso. IPAC mostrava che dopo alcune interviste con chi conosceva Marwan e le attività in Indonesia e Filippine, usciva fuori che “non era un terrorista di importanza mondiale che si voleva far credere” quanto piuttosto “un serpente che era stato pompato fino a diventare un dragone”
Questo piano fu aiutato in gran parte dal premio assegnato dagli USA a chi lo catturava, 5 milioni di dollari.
IPAC distrusse la descrizione fatta da Napenas di Marwan durante l’audizione del senato filippino del 9 febbraio in cui diceva che era “l’esperto di bombe più noto non solo qui nel sudest asiatico ma nel mondo intero”. IPAC sosteneva che Marwan “aveva solo alcune abilità rudimentali” che aveva conseguito durante il suo coinvolgimento nel conflitto religioso a Maluku nel 2000.
Napenas si riferì a Marwan nella stessa audizione come “mente tecnica dietro le bombe di Bali del 2002” che IPAC definì errate perché “egli era già in ogni caso nelle Filippine” quando scoppiarono le bombe a Bali.
Ma IPAC disse che Marwan “era una fonte di soldi ed equipaggiamento per amici sia nel MILF che nel gruppo Abu Sayaff, e senza dubbio ha aiutato e favorito gli attacchi terroristici”. Si poté creare il pesce grosso Marwan perché era associato a “persone più grandi” come Umar Patek e Dulmatin. “Tutte le volte che era dichiarato morto si dimostrò vivo e sembrava diventare sempre più pericoloso. … Divenne imperativo prendere questo uomo che era diventato un mostro tale che per le forze di sicurezza sembrò opportuno bypassare il meccanismo AHJAG” spiegò l’IPAC.
Imperativo di pace
Raggiungere la pace con i ribelli Moro è la sola possibilità duratura per negare un santuario a Mindanao ai terroristi come pure per porre fine alla condizione sociale che ha approondito la radicalizzazione.
Il CSIS di Washington notava che la crescita della rete regionale terroristica come Jemaah Islamiyah la si deve in parte “allo scoppio e alla scalata del conflitto nei paesi vicini asiatici”
“La guerra in Afghanistan, i conflitti settari in Indonesia e la violenza nel meridione filippino furono cruciali a radicalizzare, addestrare e mobilitare la rete della Jemaah Islamiyah” diceva un rapporto del 2011 che esaminava lo sviluppo storico e le prospettive future per Al Qaeda e movimenti associati.
“Le opportunità di combattimento più probabili per i combattenti di JI nel futuro sono le insorgenze nel meridione filippino, thailandese e in Birmania, o un nuovo scoppi di violenze religiose in Indonesia. Un coinvolgimento significativo in questi conflitti potrebbe rinvigorire JI” dice il rapporto. “I gruppi più violenti e attivi di JI resteranno ancorati negli angoli senza governo delle Filippine meridionali”.
Comunque si augurava che una conclusione positiva del processo di pace tra governo e MILF avrebbe reso la loro Mindanao un impossibile paradiso.
Ma i passi falsi nell’operazione di Mamasapano hanno dato un pesante colpo al processo di pace creando incrinature sociopolitiche che potrebbero essere occupate da semi pericolosi di estremismo che minacciano il paese e i suoi vicini della regione.
Forse Marwan se la sta ridendo nella tomba.
Ryan D. Rosauro, Inquirer