La vecchia opposizione Aung San Suu Kyi contro i generali birmani non descrive più accuratamente ciò che accade nel Myanmar in questi mesi e l’occidente deve capirlo sostenendo di più e decisamente il NUG
Molti analisti, diplomatici e governanti internazionali ritengono che la soluzione al conflitto nel Myanmar sia riposta in un accomodamento tra i militari e NLD, il partito di Aung San Suu Kyi, che i militari cacciarono dal potere il primo febbraio del 2021.
“Un compromesso con l’opposizione con Aung San Suu Kyi ancora viva ed attiva è la sola possibilità di redimere la propria reputazione danneggiata ed evitare al contempo il risentimento pubblico per i prossimi decenni” ha scritto un commentatore di recente.
Si comprende questo sentimento, che è anche ciò che gran parte dei vicini regionali del Myanmar amerebbero vedere, poiché è in linea con quanto espresso nella posizione da minimo comune denominatore nel Consenso dei Cinque punti di aprile 2021, e che riporterebbe il paese ad un familiare status quo ante, oltre a ridurre la complessità per chi non vive nella regione.
Ma c’è anche chi comprende ed è capace di comunicare meglio quella complessità. Il ministro degli esteri filippino Teodoro Locsin, ha chiesto il ristabilimento della “transizione democratica” nel Myanmar e un accordo tra Aung San Suu Kyi, i militari, le organizzazioni armate etniche e “tutte le parti”.
“Tutte le parti” sta ad indicare le istituzioni del governo legittimo del Myanmar. Quelle istituzioni del governo legittimo sono composte in maggioranza dei legislatori del NLD che costituiscono il comitato che rappresenta il Parlamento dell’Unione, Pyidaungsu Hluttaw, eletto a novembre 2020, e il Governo di Unità Nazionale NUG che funziona a sua discrezione. Include le loro società civili e gli alleati politici etnici, organizzati nel Consiglio Consultivo dell’Unità Nazionale, NUCC. Include inoltre questa coalizione, spesso trascurati, i rappresentanti d 400mila lavoratori pubblici che sono in sciopero, molti dei quali fanno i volontari del neonato apparato amministrativo del NUG.
Il termine “Tutte le parti” include l’ala armata del governo legittimo che combatte la giunta militare. A parte le varie organizzazioni armate etniche, ci sono i PDF, forze di difesa popolare, una rete decentralizzata di meno di un centinaio di milizie attive in quasi ogni angolo del paese che raggruppano decine di migliaia di combattenti. Queste forze sono fedeli al governo legittimo che però in gran parte non li controlla.
Per chi osserva il Myanmar, non è insolito vedere che ci si riferisce alle istituzioni di governo legittimo ma non attraverso il nome. Si evita accuratamente qualunque cosa che somigli ad un riconoscimento del NUG, non solo dal governo di Locsin ma anche dagli amici occidentali del Myanmar.
Il ministro degli esteri del NUG Zin Mar Aung fa un lavoro grandioso di sostegno continuo, ed il risultato sono una serie di incontri ma non molto sostegno pratico finora per il NUG e gli alleati.
Nonostante il sostegno internazionale limitato, il NUG e gli alleati sembrano stiano vincendo. Le grandi organizzazioni armate etniche guidano e sostengono i PDF. Militarmente sono attenti a tenere ed espandere lentamente i territori tradizionali, mentre i PDF sono intenti a combattere nel cuore dell’etnia Bamar del Myanmar.
Nonostante le offensive della giunta della stagione secca annunciate con grandi fanfare ad ottobre, i PDF hanno strappato il controllo delle aree rurali dagli amministratori della giunta, ed è presente una amministrazione di base fedele al NUG nel Myanmar centrale nel Sagaing, Magwe e Mandalay.
I militari si trovano in cattive acque e lo sanno, come mostra un documento di un alto ufficiale della regione Magwe fatto fuoriuscire. I militari si affidano alla forza aerea per contenere le offensive del PDF accrescendo la propria violenza e l’attacco indiscriminato con la popolazione civile.
E gli sventurati diplomatici occidentali cercano di gratificarli.
Almeno in una occasione, un partner occidentale ha tenuto un incontro di lavoro per aiutare ad arrivare ad un cessate il fuoco tra i militari del Myanmar e le organizzazioni etniche, con uno sforzo nobile ma disinformato di fermare la violenza.
I militari saranno stati contenti. Con uno stile provato e riprovato tante volte, per potersi dedicare a sconfiggere i PDF, da mesi provano ad arrivare ad un cessate il fuoco con gli eserciti etnici che, avendone capito le intenzioni, hanno rigettato le aperture.
La comunità internazionale ha bisogno di capire che la vecchia opposizione Aung San Suu Kyi contro i generali non descrive più accuratamente ciò che accade nel Myanmar, se mai lo è stato. La forza in ascesa è il NUG e i suoi alleati, e le azioni militari del PDF sono quelle che agiscono sul terreno, mano a mano con le Organizzazioni Armate Etniche.
Queste organizzazioni comprendono che questa coalizione con NLD, società civile, organizzazioni politiche etniche e altre organizzazioni etniche armate è la sola speranza rimasta per un Myanmar libero in cui vale la pena di vivere. Anche i diplomatici occidentali dovrebbero capirlo.
La piattaforma congiunta della coalizione di una genuina democrazia federale che permetterà una profonda autonomia delle minoranze è ciò su cui quasi tutti nel Myanmar possono essere d’accordo. Questo è attestato da tante cose.
Si guardi alla posizione dell’Arakan Army che è rimasta neutrale nel conflitto e che ha sottratto a proprio favore vaste parti dello stato Rakhine Sudoccidentale. Come ha dichiarato il proprio capo in una recente intervista:
“Se ci sarà lo spazio politico per una Unione Federale dl Myanmar e una confederazione a cui aspira anche il popolo dell’Arakan… preferiremmo rimanere con i nostri fratelli e sorelle”
L’ASEAN che evita il regime della giunta, le sanzioni occidentali e gli sforzi dei militanti democratici del Myanmar all’estero hanno messo in allarme la giunta ed hanno spostato il pendolo verso il NUG. Hanno bisogno di essere sostenuti e aiutati.
Tuttavia molti politici dei paesi amici restano tristemente male informati, anche perché il Myanmar è al fondo della loro lista di priorità. Nel fare pressioni per un incontro tra un ministro degli esteri occidentali ed un rappresentante del NUG, è stato detto al sottoscritto che il ministro esitava perché non voleva danneggiare il governo eletto di Aung San Suu Kyi, senza capire che il NUG è il governo eletto.
Per poter essere di aiuto gli amici del Myanmar avranno bisogno di abbracciare una nuova realtà e non ignorarla. Questa coalizione larga e scomoda guidata dal NUG, nonostante le sue deliberazioni lente, che è dopo tutto un governo di unità nazionale, ha bisogno di un posto al tavolo.
Se è Hun Sen a riconoscere l’esistenza di due governi, possono farlo anche loro
Diplomatici e chi lavora nello sviluppo deve capire che se quello che vogliono è stabilità e democrazia, hanno bisogno di avere rapporti e sostenere il NUG. Avere rapporti non significa riconoscimento, ma è anche qualcosa in più di un incontro e via senza agenda o risultati.
Se quello è difficile farlo da Yangon con la giunta militare sul collo, allora non fatelo da Yangon.
Il Myanmar è andato avanti e così dovremmo fare tutti noi.
Philip Annawitt, TheDiplomat